rotate-mobile
Cronaca

Riciclaggio: sequestrati beni romani di Gennaro Mokbel

Questa mattina l'operazione di sequestro da parte dei Ros a Collina Fleming. Intanto emergono nuovi particolari dell'inchiesta: sarebbero coinvolti anche esponenti delle forze dell'ordine mentre Fioravanti nega "Mokbel non ha pagato per scarcerarmi"

L'inchiesta sul maxi -riclaggio che ha coinvolto il gruppo Fastweb e Telecom Italia Sparkle si arricchisce di particolari nuovi nel suo "filone romano". Sono stati sequestrati, questa mattina, i primi beni dell'imprenditore capitolino Gennaro Mokbel, per gli inquirenti figura chiave non solo nelle operazioni di ripulitura del denaro sporco ma anche nell’elezione del senatore Pdl, Nicola Di Girolamo, con la compravendita di voti.

I carabinieri del Ros hanno messo mano su una parte delle ricchezze alle prime luci dell'alba, nel quartiere Collina Fleming, dove aveva sede il magazzino all'interno del quale era custodito quello che si ritiene sia solo una parte dei beni posseduti dall'organizzazione capeggiata da Mokbel. Si tratta di migliaia di dipinti, serigrafie, litografie e decine di sculture: opere d'arte nelle quali la presunta associazione per delinquere reimpiegava parte degli enormi cespiti illegalmente acquisiti. Sono capolavori di artisti contemporanei e moderni tra cui spiccano i nomi di De Chirico, Capogrossi, Tamburri, Schifano, Borghese, Palma, Clerici e Messina.

Tra le proprietà accumulate da Gennaro c'è anche un ristorante che ha sede nei pressi di piazza Bologna. Dall'ordinanza del gip di Roma emerge, infatti, che l'imprenditore lo avrebbe comprato "per cenarci la sera". Il locale "Filadelfia" in via Giano della Bella, è fittiziamente intestato a Rosario La Torre, un prestanome ma in realtà, scrive il gip, è "di fatto riconducibile al patrimonio di Mokbel e da lui gestito".

Tra le prove che lo attestano viene citata una conversazione telefonica tra il titolare e Carola Tagliaferri. Dopo i convenevoli, la donna chiede all'imprenditore dove si trovi e quest'ultimo risponde: "...al ristorante mio, a Piazza Bologna..." e poi invita la donna a raggiungerlo. La sua interlocutrice gli chiede se si trova in quel ristorante tutte le sere e lui gli risponde "..eh bé! L'ho comprato apposta per mangiarci io...perché io e lei...". La donna replica: "...ti sei comprato un ristorante per cenare?" e Mokbel continua: "...si!... perché te spiego, io e lei semo da soli... quella ormai fa un lavoro che sta sempre in giro per tutto il mondo... io sto da solo, che caxxo faccio...".

Stando agli ultimi risvolti dell'inchiesta, Mokbel avrebbe agito nei suoi traffici con il beneplacito di rappresentanti delle forze dell'ordine. Il gruppo criminale, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare del gip, ha goduto di "coperture istituzionali attraverso legami con veri e propri pezzi delle istituzioni, in particolare appartenenti alle forze dell'ordine, in grado di garantire notizie sullo svolgimento dell'indagine".

Ad attestazione di ciò, le carte riportano una conversazione telefonica tra l'indagato e uno dei suoi complici, Fabio Arigoni. Mockbel informa Arigoni che "gli asparagi (sarebbero gli inquirenti, ndr) sono andati in Austria e se so presi tutto...le rogatorie sono andate tutte bene...glie l'hanno accettate tutte oh...per cui in Spagna hanno preso tutto...là hanno preso tutto..., all'isola (in Inghilterra, ndr) hanno preso tutto...é sta tranquillo che prima o poi vengono pure là dove stai te".

L'imprenditore romano riferisce in pratica che gli investigatori hanno concluso, con esito positivo, tutte le rogatorie in Spagna e Austria, fornendo precisi dati temporali. "Ciò - rileva il magistrato - é stranamente coincidente con la ricezione in data 5 giugno 2007 della procura di Roma, dell'esito della rogatoria dall'Austria, avanzata nel presente provvedimento penale". Analogamente, prosegue il gip: "lo stesso Mokbel è anche informato circa il buon esito della rogatoria effettuata in Inghilterra ('all'isolà), sempre nell'ambito della presente attività investigativa".

Sul presunto collegamento di Mokbel con la scarcerazione di Valerio Fioravanti (ex terrorista di destra condannato per la strage dalla Stazione di Bologna del 1980), invece, quest'ultimo, sentito dai magistrati, ha negato che l'imprenditore romano abbia pagato per far uscire dal carcere lui e la moglie, Francesca Mambro.

Tuttavia, nell'ordinanza di custodia cautelare di Mokbel è presente un' intercettazione in cui questi parla con Carmine Fasciani, boss di Ostia, vantandosi che "Francesca Mambro e Valerio Fioravanti li ho tirati fuori tutti io ...tutti con i soldi mia, lo sai quanto mi so costati?....un milione e due...un milione e due...".

Fioravanti, nello smentire i fatti, ha dipinto l'imprenditore come "un ragazzino sbandato, avvezzo alla violenza e alle droghe. Un capellone con idee anarchiche fino a 20 anni, poi estremista di destra, che si autodefiniva naziskin, un ragazzetto nato negli anni '60 nella zona di Piazza Bologna da una famiglia piccolo borghese, uno che militò nella gioventù nera romana".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Riciclaggio: sequestrati beni romani di Gennaro Mokbel

RomaToday è in caricamento