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Cronaca Garbatella / Via Giovanni Ansaldo

Accusata di furto di energia elettrica, dopo 6 anni viene scagionata

La sentenza dopo sei anni di processo. Alla 'sbarra' una lookmaker di Garbatella. Soddisfatto l'avvocato difensore della donna

"Assolta perchè il fatto non sussiste o non costituisce reato". Questa la sentenza emessa dal giudice del Tribunale Ordinario di Roma a favore di Daniela Mariotti, lookmaker 66enne titolare di 'Non solo Capelli', di largo Giovanni Ansaldo a Garbatella. Sei anni di processo durante i quali l'avvocato Francesco Cilenti è riuscito a dimostrare l'estraneità della sua assistita dall'accusa di furto di energia elettrica da un contatore dell'Acea. La sentenza di I grado, definitiva con giudizio ordinario, è stata emessa dal Giudice Corrado Cappiello. La doona era accusata di "furto aggravato di energia elettrica".

I FATTI - I fatti risalgono al 19 giugno del 2008 quando la titolare del negozio segnalò un danneggiamento al proprio contatore posizionato esternamente al negozio. Arrivato il tecnico dell'Acea questi riscontrò che "il prelievo di energia elettrica non veniva correttamente registrato poiché entrambi i contatori erano privi del coprimorsetto, ed uno di questi a tre fasi aveva il circuito interrotto nella fase T, essendo stata rimossa la parte in guaina del conduttore".

CONTATORI ESTERNI - Ripristinato il collegamento attraverso apposita strumentazione il verificatore Acea accertò quindi una "errata misurazione del consumo" per poi riscontrare che "i contatori erano posizionati in una nicchia esterna al negozio su lato marciapiede, accessibile a tutti essendo la serratura dello sportello danneggiata".

PRECEDENTI DENUNCIA - Una situazione che Daniela Mariotti aveva già segnalato in precedenza alla stessa Acea "richiedendo l'intervento di tale ente per il ripristino della serratura". "Inoltre - spiega l'avvocato Francesco Cilenti - a dimostrazione della propria buona fede la mia assistita ha provveduto a corrispondere all'Acea la somma richiesta per l'errata registrazione dei consumi. Nonostante tutto è stata rinviata a giudizio e dopo sei anni di processo assolta perchè il fatto non costituisce reato".

ASSOLTA CON FORMULA PIENA - Di fatto, si legge nella sentenza del Tribunale Ordinario di Roma, "l'indizio di colpevolezza desumibile dal vantaggio conseguito dall'imputata, titolare dell'utenza su cui i consumi di energia elettrica venivano registrati in misura ridotta, è adeguatamente contrastato dal comportamento assunto antecedentemente e successivamente all'accertamento della manomissione del contatore (vale a dire, l'esposto presentato ai carabinieri con conseguente richiesta di ripristino da parte dell'Acea, nonché il pagamento dei consumi cosi come successivamente rettificati), oltre che dalla collocazione esterna del vano dei contatori recante lo sportello aperto e quindi accessibile a chiunque". Poi la sentenza con l'assoluzione della 66enne, "perchè il fatto non costituisce reato".

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