rotate-mobile
Cronaca

Gabriele Paparelli: "Quegli sfottò contro papà un coltello che gira in una ferita aperta"

Sui muri della Capitale impazza una guerra di scritte tra le tifoserie di Roma e Lazio. In breve tempo però la goliardia ha lasciato il posto a scritte razziste e vergognosi sfottò nei confronti di Vincenzo Paparelli

Il derby a Roma non finisce mai, è una cosa risaputa. Il 26 maggio ha lasciato strascichi pesanti tra le tifoserie di Lazio e Roma, scatenando una vera e propria guerra a suon di sfottò, che con il passare dei giorni è finita per invadere i muri di tutta la Capitale. In breve tempo però la situazione è degenerata, sia perchè il decoro della città viene continuamente oltraggiato, sia perchè il tono delle scritte è diventato sempre più di cattivo gusto, come nel caso delle vergognose scritte inneggianti alla morte di Vincenzo Paparelli. A tal proposito abbiamo contattato Gabriele Paparelli, figlio del tifoso laziale tragicamente scomparso il 28 ottobre del 1979 per raccogliere le sue impressioni:

Paparelli, a distanza di 34 anni si continua a tirare in ballo il nome di suo padre... 
"É uno schifo senza vergogna. Sono esausto, non ho più parole per commentare questo scempio. Sono davvero stanco".

Conoscendo il peso che ha avuto sulla sua famiglia la tragica morte di sua padre, questi episodi vi addolorano o vi lasciano indifferenti? 
"Indifferenti? Assolutamente no, è una cosa che ancora ci colpisce. Vorrei vedere chiunque altro nei nostri panni. Ogni volta che insultano papà è come un coltello che gira in una ferita aperta".

Sulla sua pagina di Facebook, in maniera molto composta, lei invita chi ancora si ostina ad infangare la memoria di suo padre a leggere "Cuore Tifoso". Pensa sia sufficente per far cambiare idea a queste persone?
"É una cosa che senz'altro potrebbe aiutare. In quel libro si racconta chi era papà, si racconta della nostra famiglia che da quel giorno non è stata più la stessa. Ogni volta che qualcuno insulta mio padre c'è qualcuno che soffre".

Testaccio dopo il Compleanno dell'AS Roma | foto romafaschifo.com

Secondo lei le società hanno fatto abbastanza per sensibilizzare i tifosi su questa vicenda?
"Lazio e Roma non hanno fatto nulla in passato e non fanno nulla oggi. Mi sarei aspettato almeno un comunicato da parte delle società e invece niente. Lo stesso dicasi per il Comune di Roma. Per cose del genere bisognerebbe avere il coraggio di prendere una posizione".

Per pochi voti non è stato rieletto consigliere municipale (primo non eletto PDL ndr). Pensa che con la nuova giunta potrete riuscire a portare avanti iniziative come il "Memorial Paparelli-De Falchi-Bini"?
"Sarebbe molto bello se ci riuscissimo. Le passate tre edizioni sono state un successo, è stata un'occasione per commemorare tre vittime dello sport e per diffondere un messaggio di distensione e di serenità. In tal senso c'è uno dei nuovi eletti, Daniele Pinti (PDL ndr) che mi ha promesso di fare il possibile per riproporre il memorial. Non sarà facile ma ci proveremo".

Che messaggio si sente di lasciare a entrambe le tifoserie, soprattutto alle fazioni più estreme?
"L'unica cosa che posso dire è che bisogna decisamente smorzare i toni. Se il clima è questo, non voglio immaginare cosa ci aspetta in vista dei prossimi derby. Un incubo. Bisogna dare un taglio a questi atteggiamenti incivili. La goliardia è una cosa, insultare i morti invece è un comportamento barbaro. Da parte dei laziali c'è sempre stato profondo rispetto per gente come Bartolomei e De Falchi. Purtroppo non posso dire lo stesso di alcuni tifosi romanisti, il cui accanimento nei confronti di mio padre, mi fa venire in mente le parole del grande Alberto Sordi quando diceva: "Il romano ha la battuta nel sangue! Te sfottè e te deride. Ma se, accantona la battuta e inizia a dì cattiverie, è segno che stà a rosicà!".

Testaccio, scritte antisemite contro i tifosi della Lazio

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Gabriele Paparelli: "Quegli sfottò contro papà un coltello che gira in una ferita aperta"

RomaToday è in caricamento