Sciopero dipendenti pubblici: a Roma a rischio asili e servizi anagrafici
Possibili disagi il 9 dicembre in nidi, materne e uffici pubblici. La mobilitazione nazionale è indetta da Cgil, Cisl e Uil per chiedere "assunzioni, sicurezza, stabilizzazioni"
Anche nella Capitale si fermano i dipendenti pubblici. Domani, mercoledì 9 dicembre, la mobilitazione nazionale indetta da Cgil, Cisl e Uil per chiedere "assunzioni, sicurezza, stabilizzazioni e rinnovo dei contratti" per funzioni centrali, funzioni locali e sanità. Incrociano quindi le braccia i lavoratori di ministeri, organi dello Stato, agenzie ed Enti pubblici non economici.
A rischio scuole e uffici pubblici
Uno stop che coinvolgerà anche i dipendenti capitolini e il personale educativo in città. Oltre alla sanità pubblica quindi, i riflessi immediati a Roma saranno sugli uffici aperti al pubblico oltre che sugli asili nidi e le scuole materne. In ogni settore saranno comunque garantiti i servizi minimi.
A tal proposito il Comune sul proprio sito istituzionale si è già scusato per eventuali disagi. Idem nelle scuole il personale ha provveduto ad avvisare le famiglie. "Non si garantisce il regolare servizio" si legge sulle bacheche di nidi e materne di Roma. I genitori, già alle prese con il difficile momento dovuto alla pandemia, dovranno essere quindi pronti a organizzarsi.
Le richieste dei sindacati
"I dipendenti e professionisti pubblici hanno fatto funzionare le amministrazioni pubbliche anche quando governi e Regioni hanno tagliato risorse e privatizzato i servizi ai cittadini e ora, anche in smart working e con più spirito di abnegazione che strumenti concreti, sono sempre a disposizione dei cittadini e delle imprese, in sanità, nei servizi educativi, nell’assistenza ai cittadini, nella sicurezza urbana" hanno spiegato in una nota Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia, Sandro Bernardini e Maurizio Narcisi, segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e Lazio e Uil Pa Roma e Lazio. "E’ a loro, lavoratori che rischiano in prima persona, che si deve la tenuta del sistema e la presa in carico delle comunità. Ma così non si può andare avanti. Serve una svolta e se governi e Regione non vogliono intendere, lo faremo capire incrociando le braccia".
E ancora: "Anni di sforbiciate alla spesa e di disinvestimento, hanno prosciugato e indebolito il welfare nazionale e locale, a partire dagli organici: troppo pochi operatori e con un’età media troppo alta. Servono assunzioni, innesti di nuove professionalità e valorizzazione di quelle in servizio anche attraverso la formazione. In Italia verranno a mancare mezzo milione di lavoratori pubblici".