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Cronaca

"Sant'Egidio interrompa il sistema assistenziale delle roulotte"

Un'altra lettera al presidente Andrea Riccardi firmata Giuliana Bramonti, la madre del ragazzo ucciso lo scorso febbraio da un clochard residente in una roulotte

Giuliana Bramonti non molla. La madre di Carlo Macro, il giovane romano ucciso lo scorso febbraio per mano di un clochard residente in una roulotte a Trastevere, prosegue senza sosta la sua battaglia. Contro i camper disseminati in città sui quali sta indagando la Procura, la donna scrive ancora una volta ad Andrea Riccardi, presidente della Comunità di Sant'Egidio che gestisce gran parte delle roulotte mettendole a disposizione dei senzatetto. La richiesta è sempre la stessa: interrompere un sistema assistenziale "in flagrante contrasto con la legalità". 

Infatti, nonostante i ripetuti interventi delle forze dell'ordine che hanno più volte rimosso le strutture perché posizionate in evidente difformità con quanto previsto dal codice della strada, il sistema sembra rimanere perfettamente in piedi. Di roulotte ne vediamo continuamente. E continuamente ci vengono segnalate dai cittadini.

Tra i più strenui oppositori del 'modello roulotte', il consigliere di opposizione del Municipio Monteverde, Marco Giudici, e il consigliere regionale Fabrizio Santori. "Questa storia delle roulotte adibite a dimora deve finire subito - hanno dichiarato a Romatoday - lo diciamo da anni, da molto tempo prima del tragico omicidio di Carlo. Il fenomeno aggiunge degrado al degrado e il sindaco Marino, che pensa a tutto fuorché alla nostra città, deve fare il proprio dovere e fronteggiarlo senza temporeggiare. 

Per ora anche la Procura ci ha dato ragione, avendo aperto un’inchiesta sul fenomeno degli accampamenti abusivi nelle roulotte a seguito della presentazione di un nostro esposto. Nell’ambito dell’inchiesta siamo stati designati come parti lese, quindi avremo l’opportunità di rappresentare i cittadini anche nei palazzi di giustizia".

Di seguito per intero la lettera-appello della madre di Macro. 

Egregio dott. Riccardi 

Mi chiamo Giuliana Bramonti, sono la madre di Carlo Macro, il ragazzo romano ucciso lo scorso febbraio per futili motivi da un clochard assistito dalla Comunità da Lei fondata. Sono anche la presidente dell’Associazione che porta il nome di mio figlio, fondata all’indomani della tragedia subita, dedicata alla diffusione della cultura della Legalità, elemento che riteniamo la precondizione di qualsiasi attività di buona politica.

Le scrivo per sollecitare un Suo intervento affinchè sia interrotto il sistema "assistenziale" praticato e tuttora rivendicato dalla Comunità di S. Egidio in flagrante contrasto con la Legalità. Si tratta del sistema di assistere le persone bisognose alloggiandole in roulotte abusive disseminate in diversi punti della città, in spregio a tutte le norme in materia urbanistica, stradale, penale e del buon senso.

Una pratica che nella realtà dei fatti osservabili e documentabili si è dimostrata, oltre che illecita e illegale, inadeguata e pericolosa. Inadeguata perché, anziché rimuovere le cause dell’indigenza e dell’emarginazione, costringe gli “assistiti “ a vivere in modo indecoroso, al freddo in inverno, al caldo in estate, senza acqua, senza luce, senza bagni, senza il minimo igiene, dunque senza i minimi confort di cui abbiamo tutti bisogno. Pericolosa perché, in barba ad ogni forma di legalità, costringe le persone “assistite” ( talvolta anche malati e pregiudicati) ai margini della società, in balia di qualsiasi male intenzionato, obiettivo e manovalanza di ogni tipo di attività malavitosa.

Tali modalità assistenziali, solo ipocritamente possono essere ricondotte alla carità cristiana e ad altri nobili intenti che, personalmente ritengo giusto salvaguardare, ma ad una condizione : che rispettino le regole che organizzano la nostra società alle quali siamo tutti soggetti, che non procurino danni al vivere civile e soprattutto che non siano causa di violenza e di morte, come è stato per mio figlio Carlo, ucciso, Le ricordo, da un clochard con gravissimi precedenti penali che, guarda caso, viveva in una di queste roulotte messagli a disposizione proprio dalla Comunità da Lei fondata.

Sembra, però, che ai dirigenti della Comunità siano sfuggite le nefaste conseguenze di quelle modalità assistenziali, tanto da continuare a sponsorizzare apertamente l’alloggiamento in roulotte, elencandolo sul proprio sito web istituzionale come uno dei sistemi ordinari di intervento. Tale modalità ha già fatto molti danni sia agli “assistiti “ che a vari cittadini. 

Ha dimenticato, la Comunità, la morte a febbraio scorso di una giovane vita e la distruzione dell’esistenza serena di una famiglia ??. Leggo sul Messaggero del 28.09 u.s., , che essi chiedono ancora con forza di mantenere quelle roulotte quale alloggio per le persone bisognose, e qualche giorno prima, addirittura, protestavano avverso la doverosa e purtroppo tardiva azione dell’Amministrazione capitolina tesa a rimuovere quelle roulotte e il degrado che ne deriva.

Di fronte a tali sconcertanti circostanze non posso fare a meno di domandarLe: con quale coscienza civile, e con quale carità cristiana la Comunità di Sant’ Egidio continua ostinatamente a utilizzare quel sistema??? Nessuno vuole mettere in maggiori difficoltà persone già in grave stato di bisogno, ma offrire loro quel tipo di soluzione è stato un gravissimo errore del quale la Comunità non può sentirsi esclusa dal dovere di ripararvi. 

Invece di far finta di niente come ha fatto fino ad ora, ed irresponsabilmente nel caso dell’uccisione di mio figlio, Le chiedo : perché la Comunità non si prende la responsabilità delle proprie azioni??? Ad esempio, perché non ospita le persone che da tanti anni mette in quelle roulotte nelle sue innumerevoli strutture ricevute in donazione proprio per queste finalità??? Non devo ripetere a Lei che sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.

Aspetto le Sue risposte, salutandola distintamente.

Giuliana Bramonti

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