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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Trastevere / Via della Lungara

Rissa fra bande in carcere, il sindacato: "Fatti violenti all'ordine del giorno"

Le violenze a Regina Coeli rese note dal Sappe: "Sezioni detentive come le banlieue parigine"

Una rissa fra bande nel carcere romano di Regina Coeli. Da una parte "detenuti italiani" dall'altra "arabi", in una escalation di "fatti violenti all'ordine del giorno". A lanciare l'allarme, paragonando le sezioni detentive della casa circondariale di Trastevere alle banlieue (le periferie) parigine, il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe, per voce del segretario nazionale del Lazio Maurizio Somma. 

"Ennesima giornata di follia e violenza (il 21 giugno ndr) nel carcere romano di Regina Coeli dove solamente il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari ha tamponato le conseguenze di una improvvisa e sciagurata rissa tra detenuti". 

"Quel che è accaduto ha riportato alla ribalta le difficoltà della struttura detentiva di Trastevere e le gravi condizioni operative nelle quali lavora ogni giorno il personale di polizia penitenziaria. Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli agenti di polizia penitenziaria e gli appartenenti alle forze dell’ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni? - si chiede provocatoriamente Somma -. Nella mattinata presso la sesta sezione, si sono fronteggiati detenuti italiani ed arabi: la situazione è stata riportata alla calma in poche ore grazie alla grande professionalità degli agenti, ma il vicecomandante di reparto della polizia penitenziaria è stato successivamente portato al pronto soccorso dove gli sono stati dati 10 giorni di prognosi". 

Somma denuncia: "La cosa più grave che emerge da questa ennesima rissa è che nulla l'amministrazione riesce a porre in essere per eliminare queste lotte tra bande in cui potrebbe anche avere epiloghi peggiori. Ormai questi gravi fatti violenti sono all'ordine del giorno, alla pari di luoghi malfamati come le banlieue francesi dove vige la legge della giungla. Tale situazione di immobilismo da parte dell'amministrazione penitenziaria sta mettendo a dura prova il lavoro della polizia penitenziaria di Regina Coeli, e non è un caso che sono in atto azioni di protesta per manifestare il nostro disagio lavorativo”.

Impietoso il giudizio di Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe: "così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. Ogni giorno nel carcere di Regina Coeli a Roma succede qualcosa di grave: le carceri italiane sono un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria. Solamente l'intervento del personale di polizia penitenziaria è riuscito a riportare la calma a Regina Coeli. Ovviamente tutto ciò si è potuto verificare grazie allo scellerato regime "aperto" e solamente la prontezza e professionalità del personale intervenuto ha evitato un epilogo ben più drammatico". 

Capece sottolinea anche il fallimento delle espulsioni di detenuti stranieri: sono state solamente 456 nel 2021. “Da tempo il Sappe denuncia la correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri, come è alcuni dei protagonisti del grave evento critico accaduto a Regina Coeli. E’ sintomatico che negli ultimi vent’anni ci sia stata un'impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni '90 sono passati oggi ad essere quasi 17.000 rispetto alle circa 55mila presenze. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei paesi d'origine, come da tempo denuncia il Sappe, può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. Nel 2021 i detenuti stranieri espulsi a titolo di sanzione alternativa alla detenzione sono stati solamente 456 (165 albanesi, 48 marocchini, 45 tunisini e 198 di altri paesi). Questo, oltre a decretare il fallimento degli accordi bilaterali tra l’Italia ed i paesi con la più alta presenza di connazionali tra i detenuti ristretti in Italia (Marocco, Romania, Nigeria, Albania, Tunisia), sembra dimostrare che questi paesi non vogliono il rientro in patria di migliaia e migliaia di loro connazionali con gravi precedenti penali e con pene che potrebbero essere scontate in carceri del paese di provenienza". 
 

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