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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Rifiuti, la scelta dei siti per il post Malagrotta nel mirino della Procura: indagato Cerroni

Secondo il pm la selezione potrebbe aver favorito l'avvocato. Insieme a lui, con l'accusa d'abuso d'ufficio, anche i due consulenti del commissario straordinario

La Regione Lazio nel 2009 l'aveva dichiarato inidoneo a ospitare una discarica eppure, due anni più tardi, il sito di Quadro Alto a Riano è stato inserito tra i sette papabili per la 'successione' di Malagrotta. Il caos rifiuti nel Lazio finisce di nuovo nel mirino della Procura. Questa volta, è la scelta dei sette siti individuati nel 2011 dalla Regione Lazio ad essere messa sotto la lente degli investigatori. Il magistrato Maria Cordova ha iscritto nel registro degli indagati Pietro Moretti e Luigi Sorrentino, i consulenti scelti dall'allora commissario all'emergenza rifiuti, il Prefetto Giuseppe Pecoraro.

Insieme a loro anche il 're dei rifiuti' romani, Manlio Cerroni, proprietario della discarica di Malagrotta e di altri impianti per lo smaltimento dei rifiuti nel Lazio. Il reato per tutti e tre è abuso d'ufficio. Secondo il pm, la scelta di inserire tre siti di proprietà di Cerroni nell'“Analisi preliminare di individuazione di aree idonee alla localizzazione di discariche per rifiuti” del 2011 potrebbe essere stata fatta con l'intenzione di favorire l'avvocato.

Cerroni è infatti proprietario di Quadro Alto, Pian dell'Olmo e Monti dell'Ortaccio, tutte e tre inseriti nell'elenco redatto nel 2011 dalla Regione Lazio successivamente preso in esame dai consulenti del prefetto, incaricati di scegliere il sito più adatto. L'inchiesta è partita da un esposto presentato alla Procura di Tivoli, che poi ha trasferito il fascicolo a quella di Roma, da un gruppo di cittadini di Riano difesi dall'avvocato Francesca Romana Fragale e dalla sua associazione “Futuro sostenibile”.

Il progetto di discarica per rifiuti urbani nelle cave di Quadro Alto era già stato presentato nel 2009 alla Regione Lazio dal Colari di Manlio Cerroni. Ma dalla Regione Lazio era arrivata una piena bocciatura. Diversi gli elementi contestati tra cui troppa vicinanza dalle case, anche meno di 500 metri. Inoltre lo stoccaggio di rifiuti urbani in quell'area grande circa 4 ettari e mezzo non avrebbe rispettato i codici paesaggistici vigenti sulla zona. Alla procura non è sfuggito un piccolo particolare, già reso noto dai comitati cittadini e dalla stampa che si occupata della questione: il testo sembra aver copiato alcune delle frasi del progetto presentato nel 2009 dallo stesso Cerroni.

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