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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Mondo di Mezzo, appello bis: la Procura Generale chiede 11 anni per Carminati e 12 anni per Buzzi

Lo scorso 10 novembre, la Guardia di Finanza di Roma aveva confiscato il tesoro proprio di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi

Condannare Massimo Carminati a 11 anni e un mese e Salvatore Buzzi a 12 anni, 8 mesi e 20 giorni di reclusione. E' questa la richiesta del procuratore generale Pietro Catalani nel processo d'Appello Bis per rideterminare le pene per 20 imputati nel processo 'Mondo di Mezzo', dopo che la sentenza della Cassazione del 22 ottobre dello scorso anno ha fatto cadere per tutti gli imputati il 416 bis, l'accusa di associazione mafiosa.

L'11 settembre del 2018 in secondo grado, quando è stata ribaltata la sentenza di primo grado con il riconoscimento dell'associazione mafiosa, Carminati venne condannato dai giudici della Terza Corte d'Appello di Roma a 14 anni e mezzo, e Buzzi a 18 anni e 4 mesi.

Tredici imputati hanno ottenuto di concordare la pena. Tra loro l'ex consigliere comunale Luca Gramazio, per una pena definitiva a 5 anni e 7 mesi. Per Riccardo Brugia 7 anni, mentre per Fabrizio Franco Testa 6 anni.

Il secondo processo di appello si celebra quindi per una ventina di imputati dopo che la Cassazione aveva fatto cadere l'accusa di associazione mafiosa e chiesto il ricalcolo della pena.

Altri cinque imputati, oltre a Carminati e Buzzi, seguono l'iter ordinario. Il procuratore generale ha sollecitato, al termine della requisitoria, l'assoluzione per Antonio Esposito, una condanna a due anni e un mese per Pierpaolo Pedetti, due anni e tre mesi per Angelo Scozzafava, tre anni e un mese per Agostino Gaglianone, tre anni, due mesi e 20 giorni per Claudio Bolla.

Lo scorso 10 novembre, la Guardia di Finanza di Roma aveva confiscato il tesoro proprio di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e altri imputati.

Al 'Cecato' fu confiscata anche la villa di Sacrofano. L'immobile è quello in cui Carminati, sottoposto all'obbligo di dimora proprio nel comune della provincia di Roma, era stato mandato per scontare i domiciliari per decorrenza dei termini della carcerazione preventiva proprio nell'ambito del processo Mondo di Mezzo. 

La misura era stata disposta dalla Procura generale della Corte d'Appello dopo la sentenza della Cassazione in cui emerse come l'inchiesta non aveva nulla a che fare con il concetto di mafia.  

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