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Cronaca

Il rave party illegale che nessuno riesce a fermare. Indaga la procura, D'Amato: "Situazione grave"

Da cinque giorni ormai in alta Tuscia, nella zona del lago di Mezzano, imperversa il Teknival Space Travel, evento non autorizzato che ha richiamato in zona migliaia di persone. Un ragazzo è già morto, su un'altra morte aleggia il mistero

Un caos, un enorme guazzabuglio di persone, auto e camper provenienti da ogni ancora d’Italia, addirittura d’Europa, che si allarga nelle campagne interno al lago di Mezzano, nel viterbese, al confine tra Lazio e Toscana e che va avanti nonostante la morte di un ragazzo di 25 anni, trovato senza vita proprio nel lago, e la bufera di polemiche che l’ha investito.

Il maxi rave party Space Travel, in gergo “Teknival”, un festival tecno non autorizzato e senza regole, è iniziato domenica in occasione di Ferragosto, e le intenzioni iniziali sembravano quelle di portarlo avanti per una decina di giorni. La morte di Gianluca Santiago, il 25enne cittadino inglese residente a Reggio Emilia, potrebbe però avere spinto gli organizzatori ad accorciare la durata. Nulla di certo ancora, e mercoledì pomeriggio nelle campagne dell’alta Tuscia risuonavano ancora la musica sparata dalle casse allestite nei pressi dei palchi e l’abbaiare delle decine di cani portati dai partecipanti, mentre le auto, i camper e gli altri mezzi restavano parcheggiati nella zona tra Valentano e Latera.

Il giallo della seconda morte, aperta un’inchiesta sulla prima

Martedì pomeriggio si è inoltre diffusa la notizia della morte di un altro giovane, un’indiscrezione sospinta da social e chat blindate e riportata anche da alcuni quotidiani, che a oggi non trova però conferma nelle forze dell’ordine.

I carabinieri di Viterbo e di Grosseto, contattati da RomaToday, non hanno riscontri, così come la questura, e la seconda morte resta presunta, avvolta nel mistero sia per quanto riguarda il luogo in cui sarebbe avvenuta - se proprio al rave, o dopo un trasporto in ospedale - sia sul fronte generalità della persona deceduta e delle cause. Coma etilico, attacco di cuore e overdose sono quelle che circolano in rete, ma nessuna conferma ufficiale è stata diramata.

La Procura di Viterbo ha intanto aperto un fascicolo sulla morte del 25enne, trovato nelle acque del lago di Mezzano lunedì. Il ragazzo aveva fatto perdere le sue tracce domenica sera, dicendo di volersi tuffare per sfuggire al caldo, e il suo corpo è stato ritrovato il giorno successivo. Il reato ipotizzato dal procuratore Paolo Auriemma è morte come conseguenza di altro reato: è stata disposta l’autopsia, e in attesa dei risultati si cerca di ricostruire le sue ultime ore.

Perché il rave party di Viterbo non può essere sgomberato

Il rave nel frattempo, come detto, va avanti, anche se da parte di istituzioni e forze dell’ordine è in atto una trattativa finalizzata a far sì che già a partire dai prossimi giorni la zona venga sgomberata e il party si interrompa. I raver non sembrano però intenzionati ad allontanarsi, e questo nonostante che diversi ragazzi siano finiti in ospedale in coma etilico e i mezzi di soccorso si siano avvicendati all’interno dell’area circoscritta dalle forze dell’ordine per effettuare numerosi interventi. Il rave sembra essersi trasformato in una gigantesca polveriera, con il rischio che si scateni un incendio o si registrino altri episodi di violenza fomentati da alcol e sostanze stupefacenti. Il timore è anche che il rave si trasformi in un gigantesco focolaio di covid: dalle immagini condivise sui social mascherine e distanza non esistono, e i partecipanti trascorrono le ore radunati davanti ai palchi, giorno e notte, ballando sulle note della musica sparata dalle casse, scambiandosi abbracci e bicchieri.

Il dibattito si infiamma a ogni ora che passa, e su quanto sta accadendo sul lago di Mezzano è intervento anche l’assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, che ha l’ha definito “una situazione fuori controllo, nessuna trattativa è possibile. Va ripristinato il corretto ordine pubblico, identificate le persone e individuate le responsabilità di un simile assembramento. I servizi della Asl segnalano situazione grave”. E si torna nuovamente a temere sia per i contagi sia per le altre problematiche che potrebbero verificarsi in uno spazio di 30 ettari in cui si sono concentrate dalle 8 alle 10.000 persone.

Le richieste di sgombero si sono moltiplicate, arrivando dai sindaci del territorio - Valentano, Laterà e altri Comuni della Toscana - ma anche dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e il leader della Lega, Matteo Salvini, che hanno chiamato in causa la ministra Lamorgese. Il questore di Viterbo, però, era stato chiaro: impossibile sgomberare con la forza un’area così ristretta e così piena di persone e veicoli, in una zona in cui la vegetazione è secchissima per le temperature torride e in cui basterebbe una scintilla a far scoppiare un incendio pericolosissimo.

Dei motivi per cui la zona non può essere ssgombeatta ha parlato anche ilportavoce dell'Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, Girolamo Lacquaniti: “Andando controcorrente e rispondendo ai molti esperti di ordine pubblico dell’ultima ora, crediamo sia necessario fare un po’ di chiarezza sulla vicenda del rave party di Viterbo - si legge in una nota - Lo facciamo sotto un profilo squisitamente tecnico perché l’idea di una resa dello Stato non ci sembra coerente con quella che è una scelta (secondo noi correttissima) di evitare scenari di straordinario rischio. Il terreno privato (non pubblico) oltre ad essere particolarmente vastò è stato occupato da decine di tir e vede la presenza di migliaia di persone, in più è presente vegetazione secca, facilmente infiammabile”.

“In uno scenario di questo tipo l’intervento prevederebbe un uso della forza che dovrebbe tenere conto dei rischi connessi al movimento di mezzi pesanti tra la folla. In più l’uso dei lacrimogeni rischia d’innescare incendi con esiti drammatici - prosegue l’associazione -Chi oggi grida allo scandalo e sollecita interventi coatti, sappia che sta insistendo su una soluzione dove la possibilità di avere feriti gravi o eventi letali è una concreta probabilità . Per questo, il nostro giudizio sull’operato del Questore è assolutamente positivo e gli rivolgiamo la nostra solidarietà e vicinanza”.

“Siamo consapevoli che le immagini di Viterbo appaiono uno schiaffo alla situazione che viviamo tutti - conclude Laquaniti - ma, sotto il profilo tecnico operativo è giusto sottolineare che altre soluzioni contengono concreti rischi di danni molto peggiori. Inoltre, l’azione di persuasione dell’Autorità di Pubblica Sicurezza ha portato, ad oggi, all’allontanamento dall’area di circa 1.500 soggetti”.

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