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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Sul rapimento di Ponte Milvio indaga l'antimafia. I punti oscuri del blitz

Danilo Valeri dopo il rapimento è tornato a casa, a San Basilio. Poi la madre lo ha poi portato in questura dove è stato sentito a lungo dagli investigatori e dagli inquirenti che indagano per chiarire quanto accaduto

La direzione distrettuale antimafia di Roma indaga sul sequestro di Danilo Valeri, il ragazzo di vent'anni rapito la notte scorsa da un locale di viale di Tor di Quinto, a Ponte Milvio, da alcune persone.  In procura è stato aperto un fascicolo per sequestro di persona a scopo di estorsione, coordinato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino.

Le indagini sono in corso e continueranno nei prossimi giorni. La pista più battuta è quella di un rapimento per regolare dei conti legati al narcotraffico nella Capitale. Danilo è infatti il figlio di Maurizio Valeri, detto 'Il sorcio', che gestirebbe una piazza di spaccio a San Basilio e, a maggio, è stato gambizzato in zona Tiburtino per debiti legati agli stupefacenti. Ma anche altre ipotesi non sono escluse.

Nel tardo pomeriggio di venerdì, dopo 12 ore di apprensione, Danilo Valeri è tornato a casa. Sarebbe stata poi la madre ad accompagnare in Questura il figlio. Il ventenne, secondo quanto ricostruito finora, sarebbe tornato a casa e la madre lo avrebbe poi portato dalla polizia di Stato dove è stato sentito a lungo dagli investigatori della squadra mobile e dagli inquirenti che indagano per chiarire quanto accaduto.  

I lati oscuri del blitz alla messicana

Resta comunque avvolto dal mistero il rapimento di Danilo Valeri. Un rapimento, quello del 20enne, in stile messicano. In Messico, i sequestri e le estorsioni da parte dei gruppi criminali legati al traffico di droga sono molto frequenti e sia la polizia, sia i testimoni, spesso non si espongono per timore di ritorsioni.

Sono tanti i dubbi e le domande senza risposte, ma c'è anche una certezza: il padre del giovane - Maurizio Valeri - è un pezzo grosso. Un nome noto a San Basilio. E non solo nell'ambito del narcotraffico, ma anche per il racket delle occupazioni delle case popolari, spiegano fonti investigative. Il rapimento di Valeri potrebbe essere stata quindi una ritorsione nei confronti del padre? Oppure i due fatti non sono legati? A questo dovranno rispondere le indagini dei poliziotti della squadra mobile e della Dda di Roma. 

Ma i lati oscuri sono diversi. Come le modalità del rapimento. Valeri è stato preso da un gruppo di 5 o 6 persone davanti al locale e nessuno di questi era armato. Tutti erano a volto scoperto. Ma allora perché il ragazzo non è fuggito via? Conosceva forse i suoi rapitori? Come mai nessuno tra i presenti ha tentato di opporsi? Chi indaga lo fa a bocche cucite, non si sbilancia e non scansa altre piste.  

La zona di San Basilio

Una delle ipotesi non scartata è che, almeno inizialmente, l'obiettivo fosse forse chiarire una discussione passata. Poi, qualcosa potrebbe essere cambiato. Un fatto personale quindi e non una questione che riguarda il padre, Maurizio Valeri? Ecco perché al vaglio ci sono le frequentazioni del ragazzo che non avrebbe precedenti penali. Per ricostruire quanto avvenuto determinate sarà il racconto che il ventenne ha già dato e che fornirà (sarà riascoltato) agli inquirenti, oltre a eventuali elementi utili ad individuare gli autori del sequestro, che potrebbe essere stato affidato ad un gruppo estraneo dalla criminalità organizzata romana.

Non è escluso, come avvenuto già in passato, che si sia trattato di una azione dimostrativa voluta da un clan per lanciare un messaggio. Danilo Valeri vive a San Basilio, considerata uno dei fortini della droga di Roma. Teatro spesso teatro di violenze e blitz della polizia. L'ultima operazione risale allo scorso 12 dicembre quando gli agenti del commissariato, coordinati proprio dalla Dda, hanno arrestato 15 persone accusate di effettuare consegne di droga in tutta la Capitale in cambio di denaro. Uno dei quartieri simbolo nella narco mappa di Roma che un prete, Don Coluccia, spesso frequenta per far desistere pusher e vedette a fare il loro "lavoro".

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