Gli stupri di madre e figlio nei video sul cellulare: la ricostruzione dell'orrore e i punti ancora da chiarire
Proseguono le indagini sui terribili fatti della notte tra sabato e domenica. Sequestrati gli smartphone dei due giovani tunisini arrestati
Proseguono le indagini sulla doppia violenza sessuale consumata nella notte tra sabato e domenica tra Centocelle e la periferia nord est ai danni di un ragazzo di 17 anni e della madre. Una notte che sembra uscita dal peggiore gli incubi, in cui gli aguzzini sono due adolescenti, due cittadini tunisini, in Italia senza fissa dimora, che hanno preso di mira, apparentemente in modo casuale, un coetaneo che stava tornando a casa dopo una serata trascorsa fuori.
La ricostruzione della notte dell'orrore
Questi i fatti noti a oggi: nella notte tra sabato e domenica un diciassettenne è stato bloccato da due coetanei mentre stava salendo sulla sua micro-car per tornare a casa, zona Centocelle. I due gli hanno puntato un coltello alla gola, lo hanno costretto a consegnargli i pochi euro che aveva in tasca e poi sono saliti in auto con lui ordinandogli, sempre sotto minaccia, di guidare verso casa per ottenere altri soldi. Nel corso del viaggio lo hanno obbligato a fermarsi per strada e hanno abusato di lui, usando lo smartphone per immortalare le violenze.
Una volta arrivati davanti alla casa del ragazzo hanno fatto irruzione all’interno, si sono fatti consegnare altri soldi dalla madre, una donna di 54 anni, e hanno abusato anche di lei. Poi hanno nuovamente minacciato il figlio, lo hanno costretto a risalire in macchina e a riportarli in centro.
La notte dell’orrore si è conclusa in via Amba Aradam, zona San Giovanni, quando una volante della polizia ha bloccato la micro-car grazie all’intervento del papà del 17enne, fuori casa per lavoro e immediatamente chiamato dalla moglie. È stato lui ad attivare la geolocalizzazione dello smartphone del figlio e a fornire indicazioni ai poliziotti sulla sua posizione, consentendo di bloccarla con i due ancora a bordo.
Sequestrati gli smartphone con le immagini delle violenze
I due giovani tunisini sono stati arrestati e si trovano oggi in una struttura detentiva minorile. Devono rispondere di violenza sessuale, rapina aggravata, sequestro di persona e minacce aggravate in concorso. Quando sono stati bloccati avevano ancora il coltello usato per minacciare mamma e figlio e gli smartphone su cui erano registrate quelle immagini terribili, immediatamente sequestrati.
Tutto il materiale, insieme con le testimonianze delle vittime, è al vaglio degli inquirenti per capire in che contesto sia maturata l’aggressione, se i giovanissimi abbiano condiviso sui social le immagini (elemento che deve ancora essere confermato) e se avessero un destinatario preciso. Gli investigatori stanno anche indagando nel loro passato, cercando di accertare se siano responsabili di altre rapine messe a segno ai danni di coetanei.
Il modo in cui hanno reagito riporta inoltre alla mente un altro episodi avvenuto a fine febbraio nel parcheggio del centro commerciale Maximo. In quell'occasione tre ventenni avevano avvicinato un gruppo di ragazzi che stavano chiacchierando a fine serata vicino a una macchina e avevano costretto uno di loro, sotto minaccia di un coltello, ad andare al bancomat per ritirare contanti e consegnarglieli. Poi erano saliti in auto con altri due ragazzi del gruppo e si erano fatti portare al Quarticciolo, dove erano scesi.