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Cronaca Fiumicino

Comitato Fuoripista: "Raddoppiare l’aeroporto di Fiumicino non equivale a svilupparlo"

Dall'impatto ambientale alla speculazione edilizia: ecco tutte le ragioni di chi si oppone alla Grande opera. I cittadini: "Chiediamo un incontro con il ministero dei Trasporti"

“Più efficiente, non più grande” è una frase ormai diventata parte della loro firma. Il Comitato Fuoripista, che da qualche anno si batte contro il progetto di raddoppio dell’aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino, ha ribadito le proprie ragioni anche in occasione della presentazione del progetto finale di sviluppo dell’infrastruttura da parte della società che la gestisce, Aeroporti di Roma, lo scorso giovedì 26 luglio presso la sede di Confindustria. Roma Today ha intervistato un loro componente, Alessandro Carosi.

Come è nato il comitato e quali sono i motivi che vi hanno portato a opporvi al raddoppio dell’aeroporto Leonardo Da Vinci?
Il Comitato Fuoripista è composto da persone che vivono a Fiumicino, in particolare Maccarese e Fregene, i due abitati più vicini all’aeroporto. I motivi per cui abbiamo deciso di opporci sono molti. Il primo è semplice: quel progetto non serve ad altro che a far arricchire le tasche dei soliti imprenditori e inoltre andrebbe a devastare 1200 ettari di Riserva statale del litorale romano che verrebbero ricoperti da una vera a propria colata di cemento. Un pezzo prezioso di agro romano a due passi dalla Capitale, con colture agricole e ortofrutticole di grande qualità. Oltre al cemento, bisogna considerare la salute dei cittadini, l’impatto ambientale, il lavoro, la distruzione dell’economia locale.

Quale sarà l’impatto ambientale e sulla salute dei cittadini di questo progetto? Qual è la situazione attuale?
Oggi l’impatto acustico sugli abitati circostanti presenta alcune criticità. Nell’ultimo anno l’Arpa Lazio (Agenzia regionale per la protezione ambientale, ndr) ha posizionato delle centraline e ha rilevato che i decibel superano i limiti di legge. Questo ha degli effetti sulla salute delle persone, in particolare dei bambini, come l’aumento delle malattie cardiovascolari.

Cosa c’è oggi sui 1200 ettari di terreno che dovranno essere cementificati?
Campi coltivati, aziende agricole e case in cui vivono circa duecento famiglie. Essendo una Riserva è tutto vincolato, non è possibile costruire nulla così non c’è stata speculazione edilizia. Le case rosse in mezzo ai campi sono lì fin dalla prima bonifica dell’area e nel tempo sono state date ai contadini che lavorano la terra. Anche oggi alcune famiglie vivono e lavorano su quei terreni.

Quindi qualcuno si potrebbe ritrovare a perdere casa e lavoro?
Qualcuno si. Anche se in molti pensano di poter compensare con i soldi dell’esproprio. Io temo che si tratterà di un pugno di mosche con cui sarà difficile “ripagare” quello che c’è adesso.

Adr parla di molti posti di lavoro “generati” dal raddoppio. Non credete possa essere un’occasione in un momento di crisi?
Prima di tutto bisogna ricordare una cosa: oggi dentro all’aeroporto Leonardo Da Vinci c’è molta precarietà, cassa integrazione e licenziamenti. La situazione è critica e per prima cosa bisognerebbe muoversi per tutelare il lavoro che già c’è. Adr parla di 230mila posti di lavoro nel 2044. Secondo il comitato Fuoripista questi dati sono stati elaborati sul nulla. Facciamo due calcoli: se con 100 milioni di passeggeri nel 2044 i posti saranno 230 mila, oggi con 35 milioni dovrebbero essere 80 mila. Ma non è così. E inoltre quando si parla di lavoro bisogna chiedersi: che tipo di lavoro? Saranno tutti contratti a progetto? A cottimo? A tempo determinato?

Nell’ultimo comunicato stampa parlate di speculazione fondiaria ed edilizia. Cosa intendete?
Speculazione fondiaria perché il gruppo Benetton, che fa parte dell’azionariato di Aeroporti di Roma e anche di Alitalia Cai, è proprietario della Maccarese spa che comprò dall’Iri, quindi dallo Stato, nel 1998 per circa 93 miliardi di lire. Circa mille dei 1200 ettari da espropriare sono della Maccarese spa che verrà risarcita dallo Stato stesso a un prezzo triplicato, regola che vale per le imprese agricole. Così facendo Benetton ci guadagna due volte: dall’esproprio e dalla costruzione del nuovo aeroporto. Speculazione edilizia invece perché l’8,2 per cento della nuova superficie sarà destinata a hotel, uffici, centri congressi, negozi, alberghi. In tutto, si tratta di oltre un milione di metri quadrati di nuovo cemento.

No al piano di raddoppio, quindi. Cosa proponete in alternativa?
Noi non siamo contro lo sviluppo dell’aeroporto, crediamo però che raddoppiare la sua superficie non voglia dire permetterne lo sviluppo. Andrebbe razionalizzato l’esistente migliorandone l’efficienza, ma sempre restando all’interno del nuovo sedime aeroportuale. Bisogna opporsi all’idea vecchia che il cemento porta sviluppo. L’aeroporto londinese di Heathrow gestisce 67,3 milioni di passeggeri con due piste. Chiediamo un incontro al ministero dei Trasporti perché vorremmo seguire da vicino l’iter di questa grande opera.

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