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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Ardeatino / Via Ardeatina

Picchiate e maltrattate per 'battere' su Laurentina e Ardeatina: nove arresti

Le vittime, tra le quali una minorenne, costrette a versare una somma settimanale di circa 300 euro. Le donne, in alcuni casi legate da vincoli affettivi agli sfruttatori, sottoposte a continue vessazioni e minacce

Sfruttate, picchiate e costrette a versare un 'canone' da 300 euro settimanale al rispettivo 'magnaccia'. Finisce l'incubo per alcune ragazze romene, tra le quali una minorenne, costrette dai propri connazionali a prostituirsi durante il giorno lungo le strade consolari Ardeatina e Laurentina. Ad eseguire nove provvedimenti restrittivi a carico della banda di sfruttatori responsabile, a vario titolo vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al reclutamento, induzione e sfruttamento della prostituzione, anche minorile, la Squadra Mobile della Questura di Roma.

INDIZIATI DI DELITTO - Tre le ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP di Roma sono state eseguite nella mattinata del 23 settembre tra Pomezia e Roma. Sono 6, invece, i provvedimenti di fermo di indiziato di delitto, eseguiti già lo scorso 12 settembre  nei comuni di Albano, Ardea e Pomezia.

SEI MESI DI INDAGINI - I provvedimenti sono giunti al termine di un’intensa attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile di Roma a partire dal mese di Marzo 2013, sotto la direzione del Sostituto Procuratore dottoressa Claudia Terracina della Procura della Repubblica di Roma, che ha permesso di accertare l’esistenza di un sodalizio criminale, operante da diversi anni e composto da cittadini romeni gravitanti nel hinterland romano.

CONTINUE VESSAZIONI - Le vittime erano sottoposte dai propri sfruttatori, ai quali in alcuni casi erano legate da vincoli affettivi, a continue vessazioni e minacce, come fossero “cose” soggette al diritto di proprietà, ridotte e mantenute in un continuo stato di soggezione.

Sfruttamento della prostituzione: sgominata banda di 9 aguzzini

STRUTTURA ORGANIZZATA - Gli inquirenti della Polizia di Stato hanno preso le mosse da alcune prime timide dichiarazioni rese da una di loro nel corso di un controllo di polizia ed hanno, successivamente, permesso di accertare l’esistenza di un’organizzazione ben strutturata gerarchicamente, evidenziando per ogni associato un ruolo specifico.

BANDA ORGANIZZATA - Al vertice della struttura un capo,  il quale stabiliva le tariffe, concedeva i permessi e assegnava i posti. Questo inoltre si occupava, anche tramite sua moglie, di reclutare le donne in Romania. Mentre i singoli protettori avevano il duplice ruolo di organizzatori del sodalizio criminale e di sfruttatori di ciascuna vittima.

300 EURO A SETTIMANA - Dalle indagini è emerso che una cifra variabile tra le 200 e le 300 euro dovesse essere versata settimanalmente per ogni donna “autorizzata” dall’organizzazione ad esercitare l’attività di meretricio nelle zone di loro competenza. Nel corso dell’indagine sono state oltre dieci  le vittime identificate.

CONTROLLO DEGLI AGUZZINI - Oltre ai soldi, destinati ad assicurarsi il posto di lavoro, le donne dovevano dividere il restante guadagno col proprio diretto protettore che, insieme agli altri malviventi, esercitava per conto dell’organizzazione una stretta vigilanza dei luoghi di lavoro, assicurando il rispetto delle zone e degli orari.

CANONE - Le somme del “canone” imposto venivano poi versate dai protettori al vertice dell’organizzazione, direttamente o facendole recapitare tramite corrieri oppure transazioni bancarie in Romania, dove venivano reinvestite per l’acquisto di immobili. Le persone colpite dai provvedimenti restrittivi sono e destinatarie di ordinanze di custodia cautelare in carcere ed altre sei destinatarie di di ordinanza di sottoposizione agli arresti domiciliari e di fermo di indiziato di delitto.

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