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Cronaca Bologna / Largo Guido Mazzoni

A Tiburtina sognando il Nord Europa: il passaggio a Roma è sempre più un dramma

Sul posto diversi media e giornalisti, ma, a dare una mano, solo qualche volontario, nessuna asssociazione né autorità. I profughi sperano di trasferirsi in Nord Europa

Sono lì da quasi una settimana, nell'indifferenza generale di passanti e residenti, ma solo ora l'attenzione dei media e di qualche comitato di quartiere si è concentrata su di loro. Così, da ieri, riflettori puntati sui profughi accampati fuori dalla stazione Tiburtina, che da qualche ora vedono sfilare davanti ai loro occhi giornalisti e troupes televisive. Le istituzioni si materializzano quasi per caso, come una sorta di atto dovuto, per poi parlare attraverso i comunicati. E' successo ieri al presidente del II municipio Giuseppe Gerace ed oggi alla responsabile delle politiche sociali Francesca Danese.

Dopo 24 ore, siamo tornati a piazzale Mazzoni. Con il caldo dell'ora di pranzo, li abbiamo visti stanziati all'ombra degli alberi, o sotto il ponte di via Tiburtina. Qualcuno è riuscito in qualche modo a lavare i suoi panni, che poi ha steso al sole, sugli alberi o sulle transenne parapedonali del piazzale. Molti dormono al sole, usando come letti dei teli o dei cartoni, che, all'occorrenza, diventano anche tovaglie per il pranzo. Rispetto a ieri, si notano alcuni bambini e diverse donne incinte. Sul posto una pattuglia di polizia, "ma presente solo per un controllo di routine", ci tengono a precisare quando glielo chiediamo. Alle 17 però le cose cambiano e iniziano le procedure di identificazione. Nella zona è il fuggi fuggi generale. LEGGI QUI

Mangiano come possono, chi ha un po' di cibo, chi si affida alla carità dei passanti, chi, ancora, compra un panino o un pezzo di pizza nei bar circostanti con i pochi soldi rimasti. Mercoledì sera una famiglia etiope ha portato la cena per tutti. Oggi, giovedì, a pranzo, invece, nessuno è venuto, e ogni gruppo si è organizzato a mezzi propri. "Io e mia moglie, incinta, siamo scappati dalla grande guerra che c'è nel nostro Paese", racconta un eritreo. "Siamo scappati perché vogliamo la libertà", ha aggiunto un altro. Tutto intorno, solo passanti indifferenti o giornalisti: nessuna associazione o struttura pronta a dare loro un aiuto.

"Vogliamo andare in Nord Europa", lo dicono tutti, nel loro poco inglese: Germania, Inghilterra, Norvegia. Tutti eritrei e etiopi, forse qualche somalo, in tutto almeno 200: migranti di passaggio, arrivati in nave o in autobus dalla Sicilia, con l'intenzione di usare Roma come 'base' per il loro espatrio. Fino a un mese fa avrebbero potuto essere ospitati nella struttura di Ponte Mammolo. Dopo lo sgombero, però, vengono convogliati verso il centro di accoglienza 'Baobab' di via Cupa, traversa di via Tiburtina. Ma adesso il 'Baobab' è pieno, e non sapendo dove andare, il gruppo si è insediato nelle vicinanze, sotto gli alberi tra piazzale Mazzoni e di piazza delle Crociate. "Diversi, in questi giorni, hanno comprato un biglietto per gli autobus della Cotral: di solito, la loro destinazione è Milano", ha raccontato un addetto della biglietteria di piazzale Mazzoni.

"Se si escludono alcuni episodi in cui lasciano le bottiglie vuote per strada o si tolgono la maglietta in pubblico, non possiamo lamentarci, perchè quando comprano qualcosa pagano regolarmente", raccontano i gestori dei bar della zona. Un po' meno ottimisti in piazza delle Crociate, hanno dato vita a un comitato spontaneo di denuncia della situazione. L'opinione diffusa è che manchi completamente un aiuto dalle autorità: perché, chi frequenta Tiburtina tutti i giorni, dai baristi agli autisti di Atac e Cotral, ha denunciato il totale abbandono in cui questi profughi sono stati lasciati finora, da parte delle autorità locali e nazionali. "A parte qualche volontario, forse della Caritas, che porta del cibo in maniera autonoma, non abbiamo mai visto nessuno, né autorità, né associazioni". La paura di tutti è che, se non si riesce ad arginare il fenomeno, campi improvvisati come quello di Tiburtina si diffondano a macchia d'olio in tutta Roma e tutta Italia (vedi il caso di Milano).

"Stiamo arginando, per quanto possibile, i disagi alla popolazione attraverso i servizi della sala operativa sociale del Comune, insieme al II Municipio, alla rete del volontariato e ai tanti cittadini del quartiere che si sono mobilitati - ha comunicato in una nota l'assessore capitolino alle Politiche Sociali, Francesca Danese - Tutti insieme siamo impegnati per contenere le difficoltà materiali dei transitanti e della popolazione residente, attivando le risorse possibili. Si tratta dunque di persone che non vogliono essere identificate nel nostro Paese, e questo ovviamente rende più difficile intervenire con risposte concrete e veloci".

Profughi a largo Mazzoni e piazza delle Crociate

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