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Il processo per la morte del personal trainer

Omicidio Luca Sacchi, l'avvocato di Anastasiya: "Assoluzione, su di lei ciarpame razzista"

Nel corso dell'ultima udienza del processo sull'omicidio del personal trainer l'avvocato di Anastasiya Kylemnyk ha chiesto l'assoluzione e un risarcimento per l'aggressione subita dalla ragazza

Assoluzione dall’accusa di spaccio e risarcimento di 50mila euro per l’aggressione con rapina subita. Sono le richieste avanzate dall’avvocato di Anastasiya Kylemnyk nel corso del processo per l’omicidio di Luca Sacchi, il giovane personal trainer ucciso davanti a un pub in zona Appio il 23 ottobre del 2019.

Kylemnyk, oggi 26 anni e all'epoca fidanzata di Luca, è sia parte lesa per l’aggressione subita (e nella quale è stato ucciso Sacchi), sia imputata per quella che secondo l’accusa è stata una compravendita di 15 chili di marijuana in cambio di 70 mila euro, un'operazione che ha portato alla morte del giovane.

L'avvocato di Anastasiya: "Abbiamo subito per anni un processo mediatico"

“Noi abbiamo subito per due anni un processo mediatico, nel silenzio. I processi si fanno nelle aule di giustizia, non nei salotti televisivi. Abbiamo assistito a un vero e proprio ciarpame condito anche di razzismo nei confronti della mia assistita - ha detto l'avvocato Giuseppe Cincioni, che difende la 26enne di origini ucraine - In questa storia la vita privata di una ragazza di appena vent’anni è stata messa in piazza: se ne è parlato ovunque. Si è andati a spigolare nella sua vita ascoltando testimoni che hanno riferito dettagli della sua storia con Luca. Sullo sfondo è, invece, rimasto il tema della facilità con cui una persona si può procurare una pistola a Roma”.

Per Anastasia la pm Giulia Guccione ha chiesto una condanna a 4 anni e mezzo. Nel processo sono imputati Valerio del Grosso, il giovane che ha sparato i colpi che hanno ucciso Luca e per cui è stato chiesto l’ergastolo, gli amici Paolo Pirino e Marcello De Propris (che ha fornito la pistola), per cui la procura ha chiesto 30 anni, e il padre di Marcello, Armando De Propis, accusato della detenzione dell’arma, per cui è stata invece chiesta l'assoluzione.

Cincioni ha chiesto per Anastasiya l’assoluzione “per non avere commesso il fatto”. L’avvocato ha ribadito quanto da sempre sostenuto dalla ragazza: non avrebbe partecipato alla trattativa per l’acquisto di droga, sapeva che nello zaino c’era del denaro, ma non sapeva quanto. “Ricordo a tutti - ha chiarito Cincioni - che quella notte è stata presa a bastonate e per un puro accidente del fato non ha preso un colpo in testa anche lei».

Menzogne e ostacolo alle indagini, per la procura Anastasiya va condannata

Per la procura invece Anastasiya ha sempre mentito, ostacolando le indagini: “Ha mentito e cambiato versione più volte - aveva sottolineato la pm Guccione nella sua requisitoria - Per fortuna i depistaggi non hanno colto nel segno e oggi si è potuto chiarire il contesto in cui è maturato l'omicidio”. 

Guccione ha citato anche Giovanni Princi, amico di Luca, condannato in rito abbreviato a 4 anni e 4 mesi con l’accusa di avere organizzato lo scambio di droga e avere raccolto i soldi per acquistare la marijuana: “In questo processo c'è chi ha da subito mistificato i fatti, creando veri e propri depistaggi, cercando di far passare tutto come una rapina andata male. Giovanni Princi, che ha tradito l'amico Luca, ha tenuto un comportamento ostativo all'accertamento della verità dei fatti”.

Luca Sacchi, 25 anni, è stato ucciso secondo quanto ricostruito dagli inquirenti durante uno scambio di droga che sarebbe stato organizzato, appunto, tra Princi, Del Grosso e Pirino. La sera del 23 ottobre aveva accompagnato Anastasiya, che aveva con sé uno zainetto in cui erano contenuti 70mila euro, davanti a quel pub in via Bartoloni, ma qualcosa è andato storto. Anastasiya viene colpita alla testa con un bastone mentre lo zainetto finisce nelle mani di Pirino. Lui e Del Grosso, però, non scappano: Sacchi interviene per difendere la fidanzata, Del Grosso estrae una pistola e fa fuoco, colpendo Luca alla nuca.

"Non si è trattato di un’esecuzione programmata, non di una vendetta personale, lo zaino era già nelle mani di Pirino - ha detto in proposito la pm Guccione - il grilletto è stato premuto da Valerio del Grosso con gratuita violenza per affermare la propria figura agli occhi degli amici”.

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