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Cronaca

Processo Cucchi, periti parte civile: "Traumi non compatibili con una caduta"

E' quanto emerso dalla perizia dei consulenti di parte civile per i quali sulla dinamica dei fatti non ci sarebbero dubbi: i traumi riportati da Stefano Cucchi sono evidentemente da colluttazione

Continua il processo Cucchi e stavolta tocca alla perizia dei consultenti di parte civile, per i quali su quanto accaduto a Stefano Cucchi dal giorno del suo fermo per droga, il 15 ottobre 2009, e fino alla morte una settimana dopo all'ospedale 'Sandro Pertini' non ci sarebbe alcuna perplessità: il giovane non può essere caduto accidentalmente, quelle lesioni sarebbero state provocate. Tutto iniziò con un trauma lombo-sacrale, poi le condizioni sono precipitate e, in assenza di un adeguato piano diagnostico-terapeutico, hanno portato a un edema polmonare e al decesso. Questo hanno sostenuto i professori Vittorio Fineschi, Giuseppe Guglielmi, Cristoforo Pomara, Luigi Vendemmiale e Gaetano Serviddio, al processo che per la vicenda di Cucchi vede accusate, a vario titolo e a seconda della posizioni, dodici persone (sei medici, tre infermieri e nonché tre agenti penitenziari).

"La causa della morte - ha detto Fineschi - fu un edema polmonare in un soggetto con plurime fratture, alcune delle quali passate misconosciute dall'autopsia ed emerse dopo la riesumazione da noi richiesta". Proprio sulla frattura lombare e sulla sua collocazione temporale si è incentrata gran parte della relazione dei consulenti. "In corrispondenza della frattura lombare, all'interno - ha detto Pomara - c'era sangue: questo significa che era una frattura 'recente'". Tesi, questa, non compatibile con quella dei consulenti dei pm, per i quali quella frattura non sarebbe recente rispetto al momento della morte di Cucchi. "Sul corpo, poi - ha aggiunto Pomara - c'erano escoriazioni agli arti superiori, indici, secondo la letteratura medico-legale, di colluttazione e ripetitività traumatica; quelle sulle mani, anche indice di difesa". Tutti i traumi, secondo il professor Fineschi "non sono compatibili con una caduta, ma hanno una genesi traumatica di tipo contundente, violenta. Non è possibile che un soggetto così giovane possa aver avuto quello che abbiamo visto dopo una caduta".

Detto questo per i legali della famiglia Cucchi il capo d'imputazione non può restare lo stesso. "All'esito dell'esame dei nostri consulenti tecnici, chiederemo che gli agenti della polizia penitenziaria rispondano non di lesioni dolose lievi ma di omicidio preterintenzionale". Così l'avvocato Fabio Anselmo, legale di parte civile per Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, a conclusione dell'udienza di oggi del processo. "Finalmente stiamo parlando di verità processuale e scientifica - ha aggiunto - Oggi in aula abbiamo sentito parlare di traumi che per me significano botte, pugni, calci; insomma, un pestaggio. Stefano era in perfetta salute prima del suo arresto e parlare di lui come di una persona malata è una realtà che noi abbiamo rifiutato sin dall'inizio. Quando parliamo di verità noi siamo d'accordo, ma quando ci allontaniamo dalla verità noi contestiamo, facciamo e faremo sentire forte la nostra voce".
 

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