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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Una pinza nella pancia: donna costretta a seconda operazione al San Camillo

La notizia è riportata oggi da Il Tempo che ha intervistato la donna. Primo intervento il 17 giugno. Poi i dolori, la tac, la scoperta e l'operazione per rimediare. Il primario a Il Tempo: "E' un errore che capita"

Una pinza nello stomaco, dimenticata nell'addome a seguito di una prima operazione per una diverticolite, ha costretto una signora di 65 anni a tornare sotto i ferri. E' accaduto all'ospedale San Camillo di Roma e per fortuna le conseguenze non sono state gravi. La donna infatti sta bene ed è stata lei stessa a raccontare a Il Tempo, che questa mattina ha riportato la notizia, la sua storia.

Il primo intervento risale al 17 giugno. Una diverticolite, di quelle banali, curata con un'operazione riuscita benissimo, apparentemente senza complicazioni. L'apparentemente è spiegato dalla donna a Il Tempo. Tornata a casa infatti la 65enne avverte dolori: “Avevo tanto dolore così ho chiesto ai miei figli di riportarmi all'ospedale. Dagli esami si è capito che mi era rimasto qualcosa dentro, era grande così”. La signora mima la grandezza di una pinza. Organizzato in tutta fretta, il secondo intervento è riuscito senza ulteriori traumi.

Il quotidiano diretto da Mario Sechi ha intervistato anche Donato Antonellis, primario di Chirurgia d'urgenza del San Camillo Forlanini. Questa la sua versione: “Sono cose che capitano anche se non dovrebbero accadere mai ecco perché la ferrista deve contare e ricontare tutti i ferri a fine operazione. C'è stato un errore, peraltro rimediato in maniera brillantissima, ma questo è un caso che non esiste, la signora sta bene, se chiederanno un risarcimento sarà diritto farlo, ma montare un caso così, questo non è onesto e mi dispiace: sono aperto con i giornalisti ma stavolta sono entrati di soppiatto in ospedale per intervistare la paziente, e a me la signora ha detto che non voleva essere intervistata assolutamente”.

La donna e i suoi familiari ancora non hanno presentato denuncia. La 65enne non vorrebbe perché sostiene i medici “sono umani e possono sbagliare anche loro”. I suoi figli però, secondo quanto da lei riferito, non sono d'accordo: “Dicono che faranno causa a tutti, che su queste cose non si scherza, loro sono più battaglieri di me”.


 

 

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