Il terreno è pieno di reperti archeologici: loro li gettano, lo occupano e allargano centro di autodemolizione
I carabinieri hanno sequestrato i reperti e apposto i sigilli all'area interessata, affidandoli in custodia giudiziale al personale della Soprintendenza Speciale Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Roma
Avevano pensato bene di occupare un terreno del comune di Roma pieno di reperti archeologici, buttarli e allargare la loro attività di autodemolizioni.
Madre e figlio, rispettivamente rappresentante legale e socio di un'attività di autodemolizione in zona Pineta Sacchetti, sono stati denunciati a piede libero dai carabinieri della Stazione di Montespaccato – coadiuvati dai militari del Reparto Operativo del Comando Tutela Patrimonio Culturale – con le accuse di "invasione di terreni e impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato".
Si tratta del risultato ottenuto a seguito di un'attività d'indagine partita a novembre dello scorso anno, quando un cittadino allertò i carabinieri circa la presenza, nei pressi dei cassonetti dei rifiuti di 12 cassette contenenti manufatti in terracotta, risultati, poi, essere reperti archeologici risalenti al I Secolo D.C..
Gli immediati accertamenti, scattati in stretta sinergia tra i carabinieri e il personale specializzato dell'Arma che svolge attività di prevenzione e repressione a tutela del Patrimonio Culturale dello Stato, hanno consentito di risalire al luogo di provenienza dei reperti: l'attività di demolizione auto che si era ingrandita, andando ad occupare abusivamente un terreno adiacente, di proprietà del comune di Roma, utilizzato anche come deposito di reperti.
Nel corso di una perquisizione, scattata nei giorni scorsi, in esecuzione di un decreto emesso dalla Procura della Repubblica di Roma, è emerso lo sconfinamento dell’attività nel terreno del comune di Roma, in cui erano presenti circa 300 frammenti di terracotta di varie dimensioni, della stessa tipologia di quelli recuperati a novembre 2020.
I carabinieri hanno così sequestrato i reperti e apposto i sigilli all’area interessata, affidandoli in custodia giudiziale al personale della Soprintendenza Speciale Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Roma.