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Cronaca

LETTORI - Pendolari: "Parole, parole, parole...."

Un lettore scrive per denunciare i continui disagi che affrontano i pendolari del Lazio

"Continuiamo a vedere quasi ogni settimana articoli e discussioni circa l'annosa questione dei pendolari laziali. Ci si chiede a questo punto se non sia il caso di finirla con le disquisizioni di fino, per affrontare il problema avendo il coraggio di presentarlo cosi com'è, senza fronzoli e deviazioni di comodo.

Si può affermare, senza tema di smentita, che negli ultimi mesi si è assistito ad un crollo verticale della qualità del trasporto.
Diciamo le cose come stanno: siamo oramai in una condizione di costante insicurezza e pseudo-illegalità, oltre che, naturalmente, in uno scenario di evidente inciviltà e mancanza delle basi minime di rispetto umano.
Qui non si parla più di livelli di qualità; qui si deve iniziare a parlare chiaramente di sfascio, di vero stato di induzione all'auto- tortura e alla costrizione psico-fisica dei pendolari.

Dite che esagero? Riportiamo semplicemente i fatti. Consideriamo un utente che deve stare a Roma centro per le 9.00 e deve rientrare indicativamente per le 19.00 al proprio domicilio, per lavorare, non per divertirsi, per rispettare un orario di lavoro normativamente regolato da un contratto.
Il suddetto utente acquista un abbonamento al prezzo stabilito e il servizio che si attende è, semplificando, il seguente: salire su un treno, essere trasportato a destinazione in orario, scendere dal treno nelle stesse condizioni in cui è salito.


Quale è la realtà ora?
Eccola, e basterebbe poco a verificare che, seppure non si presenti quotidianamente, è oramai ricorrente e statisticamente prevalente rispetto a ciò che dovrebbe essere:
1) non è detto che si trovi il treno su cui salire all'orario segnato sulle fonti ufficiali;
2) anche se il treno ci fosse, non è detto che si riesca a salirci, tanto questo spesso è strapieno ;
3) se anche si riuscisse a salirci è probabile che si rimanga in piedi per tutto il tragitto o buona parte di questo (e va bene, qui ci possiamo pure stare con un pò di sforzo)
4) se anche si riuscisse a stare in piedi, è molto probabile che ci si troverebbe sovente in condizioni simili se non identiche al bestiame trasportato sui carri, a disposizione 40 cm quadrati di pavimento, con l'unica differenza di non poter lasciarsi andare alle funzioni fisiologiche impellenti;
5) se anche si riuscisse a sopportare tutto questo, ci si troverebbe a farlo in condizioni climatiche sovente proibitive: temperature spesso sopra i 30°, gente addossata una all'altra, aerazione nulla o, al contrario, temperature polari o ventate sparate su corpi sudati all'inverosimile;
6) se anche si riuscisse a viaggiare in queste condizioni disumane, a ciò si deve comunque aggiungere la considerazione che, in caso di un minimo incidente o malfunzionamento, ci si troverebbe con tutta probabilità in una situazione di estremo pericolo ed emergenza, a causa del sovraffollamento e dei vari malfunzionamenti cronici di porte, sistemi di aerazione e di allarme dei convogli;
7) se anche si arrivasse a destinazione, si dovrebbe mettere in conto che lo stesso iter si applicherà sul tragitto di ritorno, che con tutta probabilità, tra ritardi e soppressioni, si avrà molto da giustificarsi con il proprio datore di lavoro, inducendo una condizione di stress psicologico e di ansia con relativi danni sia fisici che, alla peggio, materiali per sè e la propria famiglia.

Detto ciò ritengo di poter tranquillamente affermare che, allo stato attuale, Trenitalia e Regione possano a buon bisogno dirsi complici nella creazione di uno stato di costante pericolo e di induzione al malessere psico-fisico di migliaia di persone, che regolarmente pagano per un servizio.

Parlano i fatti e non le parole.
"

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