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Crepe sulla facciata, evacuata palazzina di fronte la stazione Termini

Delle 30 unità evacuate in via precauzionale, cinque sono alloggi popolari assegnati dal Comune di Roma: “Ora dove ci mandano?”

Una crepa sulla facciata talmente visibile da chiedersi, in tutta onestà, come faccia a restare ancora tutta insieme. Che parte dal tetto ed arriva fino ad almeno al terzo piano. Così, nel primo pomeriggio di oggi, martedì 30 novembre, al civico 137 di via Giovanni Giolitti è stata evacuata un’intera palazzina "in via precauzionale".

Sul posto oltre ai vigili del fuoco, Polizia locale di Roma Capitale e Carabinieri. Con le valigie in mano, cinque nuclei familiari a cui è stata offerta assistenza alloggiativa per per 30 giorni. Oltre a loro, evacuate in via precauzionale anche due attività commerciali e bed & breakfast. Una vera e propria ferita in quello che è in parte di proprietà del Comune di Roma: “Ma le cause possono essere diverse e ci saranno le analisi del caso per stabilirle - spiega  Luigi Liolli, coordinatore soccorso vigili del fuoco di Roma -. Noi abbiamo ricevuto una segnalazione da un cittadino preoccupato per alcuni scricchiolii e per l’aggravarsi del quadro fessurativo che è molto esteso. Quindi per la sicurezza delle persone abbiamo dovuto evacuare”.

Le cinque famiglie evacuate sono assegnatarie delle case che, ancora oggi, sono alloggi a patrimonio disponibile del Campidoglio. “Le poche rimaste e su cui la Giunta Raggi aveva intenzione di effettuate un canone d'affitto all’asta, una cosa mai sentita prima - spiega Angelo Fascetti di Asia Usb -. Non possiamo opporci a questo intervento perché si tratta di sicurezza. Ma questa è l'unica a non aver goduto dei lavori di consolidamento effettuati sul resto del complesso in passato, ed ecco come l’abbandono del patrimonio comunale ha prodotto questa situazione di grave disagio per i cittadini”.

Tra gli inquilini il timore di non entrreare più dentro le loro case: “Devono dirmi dove vado perché io dopo 30 giorni mi trovo in mezzo ad uno strada”, spiega Gianni, qui dai primi anni 90 insieme a moglie e due figli. “Il Comune trovi una reale alternativa a queste famiglie e una volta sistemato il palazzo lo riconsegni - conclude Fascetti -, perché non vorremmo mai pensare che l’evacuazione sia servita prima di tutto a svuotarlo dei suoi residenti storici”.

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