Anzio: temono il licenziamento e danno fuoco al capannone, arrestati
Il 16 aprile l'incendio al tubettificio Baratta di Anzio. Sin da subito si era pensato ad un episodio doloso. A seguito di indagini si è scoperto che ad appiccare le fiamme sono stati due operai della fabbrica
Attorno a loro però il cerchio si è stretto mese dopo mese, dopo che l'incendio che il 16 aprile scorso ha mandato in fumo il tubettificio Baratta ad Anzio. Così questa mattina gli agenti della polizia di stato hanno notificato a due operai del tubettificio di Anzio, uno di 30 e l'altro di 39 anni, un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per incendio doloso.
Le indagini, iniziate subito dopo l’incendio che il 16 aprile scorso ha completamente distrutto un intero capannone in via della Spadellata ad Anzio, ha evidenziato già dopo i primi rilievi la possibilità che si trattasse di un incendio doloso.
L’esame approfondito del filmato e l’ingrandimento dei singoli fotogrammi della telecamera posizionata all’interno di un locale, ha infatti permesso ai poliziotti di stabilire che gli autori dell’incendio conoscevano perfettamente i luoghi nei quali si stavano muovendo, sia per le condizioni di scarsa illuminazione, e sia perché erano entrati all’interno del capannone dalla porta laterale secondaria, eludendo le riprese delle telecamere posizionate all’esterno.
Il locale dato alle fiamme era parte integrante di un’ unica struttura dove erano collocati gli uffici, l’area produttiva e il deposito-stoccaggio materiali della società, e la presenza di numerosi prodotti altamente infiammabili, richiesero l’intervento in successione di tre distinte squadre dei Vigili del Fuoco di Anzio, causando danni alla società per circa 500.000,00 Euro.