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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Willy, attesa per la sentenza. Chiesto l'ergastolo per i fratelli Bianchi

La famiglia: "Attendiamo con serenità questa sentenza così come abbiamo affrontato l'intero processo. Gli elementi raccolti su questa tragica vicenda sono a mio avviso univoci"

A poco più di un anno dall’inizio del processo in corte d’Assisi a Frosinone, nel pomeriggio di lunedì 4 luglio è attesa la sentenza in merito all'omicidio di Willy Monteiro Duarte, il giovane di Paliano ucciso nella notte tra il 5 ed il 6 settembre del 2020 in pieno centro urbano a Colleferro, a colpi di calci e pugni. Alla sbarra i fratelli Marco e Gabriele Bianchi e Francesco Belleggia e Mario Pincarelli.

In una delle ultime udienze il pubblico ministero Francesco Brando ha definito quanto successo quella drammatica notte in largo Oberdan a Colleferro "un’aggressione messa in atto da quattro individui in danno di un ragazzino. Noi pensiamo che questo sia un omicidio doloso, volontario e non preterintenzionale”. Poi ha chiesto l’ergastolo per i fratelli Bianchi e 24 anni di carcere per Mario Pincarelli e Francesco Belleggia.

L'omicidio

Era la notte tra il 5 e 6 settembre del 2020 quando Willy Monteiro Duarte è morto per i calci e pugni ricevuti nel pestaggio. Accusati dell'azione sono i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. Il pestaggio al culmine di uno screzio. A scatenare la lite, poi sfociata in un omicidio, ci sarebbe stato l'intervento di Willy a difesa di un amico.

Io sono Willy

Secondo quanto emerso due gruppi avrebbero cominciato a fronteggiarsi, sono usciti fuori dal pub finché Willy Monteiro Duarte non avrebbe detto di smettere di litigare. Il tentativo di placare la lite, però, non è stato accolto bene: il 21enne è stato colpito vicino alla sua macchina parcheggiata a pochi passi dai giardini che affacciano in largo Oberdan. Il disperato tentativo di soccorso dei medici e la corsa in ospedale dove il ragazzo è giunto morto. I quattro poco dopo i fatti sono stati individuati e portati in caserma dai carabinieri. Secondo quanto emerso, erano scappati ad Artena. [Laversione dei Bianchi. Gabriele: "L'infame è Belleggia che gli ha dato il calcio al collo"]

Nella requisitoria del 12 maggio scorso i rappresentanti dell'accusa hanno ricostruito le fasi del pestaggio. Sostanzialmente Willy si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. "L'azione è partita da Marco e Gabriele Bianchi ma poi si salda con quella di Belleggia e Pincarelli e diventando una azione unitaria - hanno spiegato i pm -. Quello che è successo a Willy poteva capitare a chiunque altro si fosse trovato di fronte" al branco. Un ruolo centrale nella requisitoria ha avuto il modus operandi dei quattro e in particolare la conoscenza della Mma, l'arte marziale di cui i Bianchi sono esperti Una tecnica che è stata utilizzata come arma per "annientare il contendente" e di "farlo senza considerare le conseguenze dei colpi". Il pestaggio è durato cinquanta, interminabili, secondi in cui la vittima è stata raggiunta da colpi a ripetizione: "50 secondi di sofferenza incredibile" per il 21 enne di origini capoverdiane.

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I pubblici ministeri

Nelle parole dei pubblici ministeri le motivazioni per la richiesta di ergastolo per i fratelli Bianchi e di 24 anni per gli altri due imputati. Quella notte i fratelli Bianchi hanno dato "sfogo al loro impulso violento, approcciandosi alla folla - scrivono i pm - con il solo intento di ledere e non recedendo dal proprio proposito criminoso nonostante i tentativi" di alcuni presenti "di spiegare come non vi fosse assolutamente la necessità di adoperare violenza". Per l'accusa, di fatto, non esiste un movente per quanto accaduto a Willy. Un quadro di violenza "così banale che si può definire come 'non movente'", afferma l'accusa.

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Mattarella

Un omicidio violento che ha avuto una eco nazionale e che ha scosso le coscienze anche dei vertici istituzionali. Il Presidente Mattarella nei giorni successivi alla morte di Willy si augurò che la giustizià potesse arrivare presto alla verità. Il giorno del funerale del ragazzo di origini capoverdiane al campo sportivo a Paliano vi era anche il presidente del consigli di allora Giuseppe Conte. Una morte violenta che ha dato il nome anche al Daspo Willy, ovvero il divieto di avvicinamento ad un luogo anche al di fuori dei contesti sportivi.

La famiglia

"Attendiamo con serenità questa sentenza così come abbiamo affrontato l'intero processo - afferma l'avvocato Domenico Marzi, legale della madre e della sorella di Willy -. Gli elementi raccolti su questa tragica vicenda sono a mio avviso univoci". Su facebook il sindaco di Paliano, Domenico Alfieri, non nasconde la tensione per l'attesa: "Io sarò presente in aula a rappresentare la nostra Comunità che è stata segnata da quell’orribile episodio. Non vi nascondo la tensione e l’ansia di queste ore che precedono il verdetto ma ho sempre avuto grande fiducia nella Magistratura e sono convinto che anche questa volta farà la cosa giusta. Non vogliamo vendetta ma solo giustizia, giustizia per Willy e la sua stupenda Famiglia".

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