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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Willy Monteiro, Belleggia e quel silenzio "consigliato" dai fratelli Bianchi: "Nell'Audi eravamo 6"

I carabinieri, coordinati dalla procura di Velletri, secondo quanto si apprende in queste ore stanno ascoltando altre persone presenti a Colleferro

"I fratelli Bianchi mi hanno consigliato di mantenere il silenzio. Nell'Audi eravamo in 6". Francesco Belleggia, uno dei quattro arrestati riconducibili al gruppo di Artena e l'unico dei quattro a cui finora sono stati concessi i domiciliari, sembra essere diventato teste chiave per ricostruire le esatte responsabilità sui presunti assassini di Willy Monteiro Duarte, il 21enne di Paliano ucciso nella notte tra il 5 e il 6 settembre a Colleferro.

A lui, come si legge dalle carte dell'ordinanza Gabriele e Marco Bianchi avevano "consigliato di non rivelare nulla delle loro condotte", nella speranza (forse) di farla franca. Nessun patto più una sorta di intimidazione indotta, secondo gli inquirenti, data dal carisma dei due.

Belleggia: "In sei sul suv verso Artena"

Belleggia, tuttavia, a precise domande del Pm ha confermato tutto al gip di Velletri Giuseppe Boccarrato, ha raccontato la sua verità aggiungendo anche che bordo di quel suv Audi Q7 di proprietà della compagna di Alessandro Bianchi, il fratello maggiore di due dei quattro imputati non coinvolto nella vicenda, c'erano sei ragazzi di Artena.

Dopo la rissa, secondo la testimonianza del ragazzo con l'avambraccio ingessato, oltre a Belleggia e ai Bianchi c'erano anche M.C. (che avrebbe telefonato a Mario Bianchi per chiedere supporto dopo il primo litigio con il gruppo di Federico, l'ex compagno di scuola di Willy) e altri due giovani, V.T. e O. che sarebbe però rimasto in macchina, anche se questo punto è ancora da determinare.

Mario Pincarelli, l'altro ragazzo imputato, avrebbe invece raggiunto Artena su un'altra auto. Belleggia, che ha dichiarato di essere salito sul suv perché non sapeva come tornare ad Artena, avrebbe parlato con gli inquirenti perché, probabilmente, non si sente legato agli altri.

E così, forse, si spiegherebbe anche la motivazione che avrebbe spinto Belleggia ad avvalersi di un legale differente dall'avvocato difensore scelto dai Bianchi e Pincarelli. 

Le indagini sull'omicidio di Willy continuano

Da capire, ora, qual è stato il ruolo degli altri ragazzi presenti a bordo del suv che, fino al momento in cui scriviamo, non sono accusati di alcun reato. I carabinieri, coordinati dalla procura di Velletri, secondo quanto si apprende nelle ultime 48 ore hanno ascoltato altre persone presenti in quella tragica notte. Al momento il procedimento resta per il reato di concorso in omicidio preterintenzionale ma alla luce delle testimonianze raccolte, e citate anche dal gip nell'ordinanza con cui ha convalidato l'arresto dei quattro indagati, il capo di imputazione potrebbe aggravarsi in omicidio volontario. Così come gli imputati potrebbero aumentare.

La testimonianza choc: "Dopo il pestaggio saltavano sul corpo inerme di Willy"

Le versioni discortanti dei Bianchi, Pincarelli e Belleggia

Di certo le versioni dei ragazzi di Artena, almeno le prime rilasciate agli investigatori, non combaciano. Marco Bianchi, si legge nelle carte del gip "riferiva che, allontanandosi dal pub in compagnia del fratello, di un amico e di tre ragazze delle quali non sapeva riferire il nome, mentre stavano consumando un rapporto sessuale vicino al cimitero, ricevevano una telefonata da parte del loro amico M.C. (anche lui a bordo del suv di ritorno ad Artena secondo Belleggia), il quale, a suo dire impegnato in una violenta discussione a Colleferro, chiedeva loro di intervenire in suo soccorso".

Tuttavia, Bianchi ha raccontato non che si era limitato a "spingere Willy Monteiro Duarte perché stava discutendo in gruppo, poi mi sono allontanato, non ho dato nessun colpo. Mario Pincarelli e Belleggia non hanno dato colpi. Willy è caduto con la mia spinta ma lui si è alzato e, poi, sono andato via".

Stessa dinamica raccontata da Gabriele Bianchi: "Io ho solo spinto l'amico di Willy e poi arrivano Pincarelli e Belleggia, loro c'erano quando Willy è caduto in ginocchio. C'erano tante persone e non ho visto chi ha colpito Willy".

La linea comune dei Bianchi, però, secondo il gip di Velletri non sarebbe solida. "In patente contrasto con le dichiarazioni rese dai coindagati (i Bianchi ndr) – scrive il gip – Pincarelli riferiva che i fratelli Bianchi si erano portati sui luoghi solo per dare un passaggio al Belleggia, in quel momento in effetti impegnato in una discussione, e che i due, pure scesi dal veicolo non (avevano) toccato nessuno".

Rileva il giudice: "Non è dubbio che all'aggressione fisica a causa della quale Willy Duarte Monteiro perdeva la vita, partecipava anche Pincarelli, che infatti viene indicato quale concorrente del fatto delittuoso non solo dal Belleggia, ma anche da Emanuele C., (a dire del quale lui e Willy venivano aggrediti) da Matteo L. (il quale indicava nei fratelli Bianchi e nel Pincarelli ‘i picchiatori’ e autore dello scatto che ha immortalato la targa del suv) e da Faiza R.".

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