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Cronaca Laurentina / Via Castelluccia di San Paolo

Omicidio Femia: freddato per un "No" alle 'ndrine. Arrestato uno dei killer

In manette Gianni Cretarola. Il 67enne ucciso il 25 gennaio scorso dopo un agguato in via Castelluccia di San Paolo. Caccia al complice

Un "no" all'apertura di una 'Locale della 'ndrangheta' (ovvero un consorzio malavitoso tra diverse famiglie ndranghetiste). Questo il movente che secondo la Direzione Distrettuale Antimafia portò all'assassinio di Vincenzo Femia, freddato il 25 gennaio 2013 in zona Castel di Leva - Ardeatino in un omicidio di mafia. A distanza di sei mesi dall'agguato di via Castelluccia di San Paolo gli investigatori raggiungono un primo importante risultato individuando uno degli esecutori materiali che quella notte freddò il boss della 'ndrangheta nella sua Matiz grigia con undici colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata. Esecuzione del provvedimento cautelare da parte della Squadra Mobile di Roma, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, arrivato a conclusione di un lavoro investigativo che ha portato gli uomini e le donne della Polizia di Stato ad arrestare Gianni Cretarola, 31enne residente in viale Palmiro Togliatti 482.

FAMIGLIE 'NDRANGHETISTE - Secondo gli inquirenti la vittima, trasferitasi a Roma da molti anni, era considerato il più importante rappresentante di una delle più potenti famiglie ‘ndranghetiste, in quanto sposato con la sorella di Bruno Nirta, considerato il reggente dell’omonima famiglia di San Luca in Calabria, una volta deceduto il capo carismatico Giuseppe Nirta.

OMICIDIO STUDIATO NEI DETTAGLI - Secondo la ricostruzione degli inquirenti Vincenzo Femia fu attirato in una trappola con la scusa di organizzare un grosso giro di sostanze stupefacenti. Incontro che il boss non fece in tempo a discutere venendo ucciso da due killer, tra i quali il 31enne Gianni Cretarola. Da qui le indagini molto complicate che hanno permesso agli investigatori di comprendere come l'assassino (nato in Liguria ma residente a Roma da diverso tempo) abbia organizzato tutti nei minimi dettagli lasciando il proprio telefono cellulare a casa (in modo da avere un'alibi di ferro) ed utilizzando un'utenza intestata ad un cittadino romeno fittizio. Un omicidio 'pulito', portato a compimento senza lasciare tracce. Accorgimenti che non sono bastati al personal trainer 31enne, il cui ruolo è stato scoperto attraverso un'indagine dei tabulati del cellulare fittizio a ritroso di due anni, con una telefonata chiave al boss ucciso risalente a sette mesi prima dell'agguato mortale.

AFFILIATO IN CARCERE - Il curriculum criminale di Gianni Cretarola si può riassumere in due singole azioni criminose: all’età di 19 anni è stato arrestato per aver assassinato, con un coltello a serramanico, un coetaneo per futili motivi (condanna passata in giudicato); nel 2006, all’interno della casa Circondariale di Alessandria, ha aggredito un detenuto straniero insieme ad altri due detenuti. È proprio questa circostanza che con ogni probabilità fa fare il salto di qualità al giovane Cretarola che proprio all’interno della struttura carceraria, come spesso avviene, conosce le persone “giuste” che lo introducono, o più realisticamente, lo arruolano nella ‘ndrangheta. Si è accertato infatti che il 31enne fissato con la palestra, all’interno del carcere di Alessandria, divide la cella con due personaggi di primissimo piano della ‘ndrangheta: l’uno affiliato alla potente cosca degli Alvaro-Violi-Macrì, di Sinopoli che negli anni ’90 è stato l’ago della bilancia della cosiddetta guerra di mafia combattuta sul territorio reggino e che ha mietuto diverse centinaia di morti ammazzati, decretando, per il tramite di Domenico Alvaro (classe 1924), alias Micu U' Scagghiuni, la pax mafiosa che ha messo fine alla faida; l’altro, ritenuto il vertice del Locale di Ndrangheta di Rivoli (in provincia di Torino), rappresentando quindi uno dei massimi esponenti dell’infiltrazione ndranghetista nel nord Italia e in particolare in Piemonte. Nel 2010 Cretarola vene scarcerato e sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale, trasferendo il proprio domicilio all’interno di un prefabbricato posto in un piazzale gestito da una cooperativa che si occupa di smaltimento di rifiuti.

OMICIDIO FEMIA - Carriera criminale di Cretarola che lo ha portato la sera del 25 gennaio 2013 a dare fine allo sgarbo di Vincenzo Femia, freddato con undici colpi sparati da una calibro 9 e da un revolver (probabilmente con l'aiuto di un complice). Sino all'arresto di questa mattina.In altre parole l’omicidio del 67enne è stato “commissionato” in quanto, quale referente della potente cosca San Luchese Nirta alias Scalzone, sul territorio della provincia di Roma, non avrebbe dato l’assenso all’apertura del Locale di ‘ndrangheta nella Capitale. Questo rifiuto, unito ad altre motivazioni su cui sono ancora in corso indagini, avrebbe sancito la morte del Femia.

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