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Cronaca Montesacro / Via Monte Bianco

Valerio Verbano, la storia dell'omicidio di via Monte Bianco: le indagini

Il 19enne venne ucciso davanti i genitori il 22 febbraio del 1980 in via Monte Bianco

Una morte che resta ancora senza colpevoli con le indagini ancora aperte. Era il 22 febbraio 1980 quando in via Monte Bianco, zona Tufello-Montesacro, tre uomini coperti da un passamontagna e armati di pistola entrarono nella casa del 19enne immobilizzando i genitori in attesa del ritorno del ragazzo. 

Quando Valerio entrò, gli spararono alla schiena uccidendolo e fuggirono. Dopo una prima inchiesta, chiusa nel 1989 nell'impossibilità di arrivare ai responsabili, la procura di Roma ha riaperto le indagini nel 2011 e ora, dopo il 'no' del gip alla richiesta di archiviazione, è in attesa di conoscere i risultati di alcuni accertamenti: si tratta di due perizie, una grafologica su una lettera e una balistica sul proiettile trovato nel corpo di Verbano per una comparazione con quelli usati in una rapina di cui restano solo le fotografie.

Un delitto, rivendicato dai Nar (Nuclei armati rivoluzionari), ancora senza colpevoli: senza quelle verità e giustizia che la madre Carla ha inseguito fino al giorno della sua scomparsa, nel giugno 2012. 

Omicidio Valerio Verbano ancora senza colpevoli

A distanza di tanti anni è ormai improbabile che la verità possa arrivare da testimonianze dirette. Una speranza che si è allontanata ancora di più dopo l'uscita di scena di una donna, accusata di avere negato agli inquirenti di aver avuto un colloquio telefonico con un conoscente di uno dei possibili autori dell'omicidio. La sua posizione era stata stralciata dall'inchiesta e la donna ha sempre negato il colloquio. 

Le armi utilizzate per l'assassinio di Valerio Verbano

Quando è stata mandata a processo con l'accusa di favoreggiamento, qualche settimana fa, era ormai già intervenuta la prescrizione. Il caso resta comunque aperto con l'inchiesta affidata al pm Erminio Amelio, titolare del fascicolo. E sebbene non si sia mai arrivati ai responsabili del delitto, gli inquirenti non sembrano avere dubbi sul contesto in cui avvenne l'omicidio. In procura si attende l'esito della comparazione balistica fra il proiettile estratto dal corpo senza vita di Verbano e i proiettili usati da un ex Nar in una rapina alcuni mesi prima dell'omicidio. Fra le armi utilizzate per il 'colpo' c'era un revolver calibro 38, lo stesso tipo di proiettile utilizzato per uccidere il giovane militante di Autonomia operaia. L'obiettivo è capire se per entrambi i fatti sia stata usata la stessa pistola.

Risultati della perizia grafologica 

I magistrati capitolini aspettano poi i risultati di una perizia grafologica su una lettera spedita alla digos, forse in un tentativo di depistaggio, in cui si sosteneva che gli assassini di Verbano fossero da cercare tra gli estremisti di sinistra e che il delitto rientrasse in uno scontro interno fra comunisti. Gli inquirenti in particolare vogliono confrontare la calligrafia della lettera, datata pochi giorni dopo l'omicidio di Verbano, con le firme fatte nel 1981 dalla madre di un giovane di destra su alcuni decreti della polizia subito dopo la perquisizione della propria abitazione. 

Dare un nome agli autori dell'efferato delitto 

La speranza di arrivare alla verità su un omicidio avvenuto ormai 41 anni fa e rimasto ancora senza colpevoli è affidata al momento a queste due piste in mano agli inquirenti, con l'obiettivo, nonostante siano passati tanti anni da quell'omicidio, di arrivare a dare un nome agli autori di quell'efferato delitto.

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