L'omicidio di Torpignattara: sentita Lia Zheng. Ora si indaga sul money transfer di Zhou
La donna dall'ospedale: "Killer italiani o dell'est-Europa". Su Repubblica le altre ammissioni: "Ho mentito. Quei soldi non sono l'incasso del bar". Ipotesi principale resta quella della rapina, ma ora i riflettori delle indagini sono anche sull'attività di money transfer
E' Lia Zheng il motore delle indagini sull'omicidio di suo marito Zhou e di sua figlia Joy. Il ritrovamento della borsetta non vuota, come aveva detto la donna, bensì con 16.000 euro all'interno ( non 10.000 come avevano fatto sapere ieri i carabinieri), ha acceso la luce sulle indagini, ampliando il raggio d'azione degli investigatori. L'ipotesi principale è ancora quella della rapina finita male. Però, dopo il ritrovamento e soprattutto dopo le ammissioni della donna, gli inquirenti stanno cercando di capire qualcosa in più dell'attività di Money transfer gestita dagli Zheng.
LE AMMISSIONI DI LIA ZHENG - E' l'edizione on line di Repubblica, in un pezzo a firma di Federica Angeli e Martina Di Berardino, a riportare le ammissioni della donna, ancora ricoverata all'ospedale San Giovanni. "Ho mentito", si legge su Repubblica. "Quei soldi non sono l'incasso del bar, ma vengono dalla nostra attività di money transfer in cui raccogliamo denaro per trasferirlo all'estero, soprattutto dai nostri connazionali. La comunità cinese di Torpignattara mi considera un riferimento, una persona affidabile, una stima che mi sono conquistata negli anni". Lavoro sporco? "No, solo desiderio di aiutare qualcuno", spiega la Zheng. Su Repubblica vengono poi riportate dichiarazioni che fanno riferimento a minacce subite da "napoletani" per installare dei videopoker nel bar. Al momento però il fatto non ha avuto conferme. La donna, e questo è stato confermato, ha invece confermato che i killer "parlavano in italiano o comunque dall'accento potrebbero essere dell'est-Europa"
L'ATTIVITA' DI MONEY TRANSFER - Già prima delle nuove dichiarazioni di Lia Zheng l'attività del Money Transfer era finita sotto la lente degli investigatori. Tra le questioni principali sul tavolo degli inquirenti, il fatto che i rapinatori potessero essere informati del grosso quantitativo di soldi all'interno della borsa poi ritrovata dai carabinieri di fronte ad un casolare, ad un paio di chilometri dal luogo del duplice omicidio. All'interno della borsa, è stato appurato, c'erano circa 16mila euro, probabilmente, ma ancora il fatto è da verificare del tutto, frutto dell'attività di Money Transfer della vittima. In queste ore si attendono anche eventuali risultati interessanti che potrebbero emergere dai rilievi effettuati dai Ris sulla borsa ritrovata, dalle impronte alle tracce di Dna.
ALEMANNO - Sulle indagini, da registrare il commento di Alemanno: "Credo che gli inquirenti stiano seguendo tutte le tracce possibili. Bisogna fare in modo che le indagini siano ad ampio spettro: ci può essere una pista di racket, di criminalità organizzata, o di balordi che hanno agito sotto l'effetto di droghe". A chi gli chiedeva se dietro il duplice omicidio ci fossero elementi legati alla xenofobia, Alemanno ha risposto: "Non credo che dietro l'aggressione alla famiglia cinese ci sia un elemento di xenofobia. Credo invece si tratti di criminalità comune o di espressione di profondo degrado causato dallo spaccio della droga. Sul versante della xenofobia - ha aggiunto - bisogna sempre tenere la guardia alta perché anche quello è un rischio che minaccia sempre la nostra città".