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Cronaca Fiumicino

Omicidio Tanina Momilia, il personal trainer condannato anche in appello. Ma niente ergastolo

La delusione dei familiari alla notizia che ad Andrea De Filippis, pur condannato a 16 anni e 9 mesi, non è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà

Massacrata con inaudita violenza, presa a calci e pugni, colpita con un oggetto contundente (probabilmente un bilanciere da palestra) e poi soffocata con un sacchetto di plastica. È morta così nell’ottobre del 2018 Tanina Momilia, mamma 39enne di Fiumicino, uccisa dal personal trainer Andrea De Filippis, e a distanza di oltre due anni anche la Corte d’Appello lo ha condannato per l’omicidio.

De Filippis, oggi 59 anni, è stato condannato a 17 anni e 9 mesi, una pena che conferma sostanzialmente quella di primo grado e per cui sono state riconosciute diverse aggravanti (tra cui la premeditazione e l’abuso di superiorità fisica), ma non quella della crudeltà: “Questa è la cosa che ci ha lasciato maggiormente amareggiati - conferma Anna Maria Anselmi, avvocato della famiglia - Tanina è stata massacrata, vittima di un pestaggio selvaggio e poi soffocata con un sacchetto di plastica e un laccio perché non moriva. Riteniamo che si sarebbe dovuta riconoscere, almeno formalmente la crudeltà, perché di crudeltà si è trattato, ed estrema”.

L’aggravante della crudeltà avrebbe portato a una condanna all’ergastolo per Filippis, così come chiesto sia dalle parti civili sia dal pm del primo grado e dal procuratore generale. Al personal trainer sono invece state riconosciute le attenuanti generiche, e con il rito abbreviato sono stati comminati 16 anni e 9 mesi, cui si aggiunge un anno per la detenzione di una pistola che, pur legalmente detenuta, è stata trovata in un posto diverso rispetto a quello dichiarato.

“La famiglia di Tanina contava su una condanna all’ergastolo - prosegue Anselmi - hanno sempre ritenuto quella la condanna più giusta”.

Omicidio Tanina Momilia, la ricostruzione

L’8 ottobre del 2018 il cadavere di una donna viene trovato in un canale all’Isola Sacra, a Fiumicino. Le forze dell’ordine, una volta recuperato il corpo, procedono con l’identificazione: si tratta della 39enne Tanina Momilia, sposata e mamma di due figli, la cui scomparsa era stata denunciata dal marito la sera prima.

Le indagini scattano immediatamente. Il corpo di Tanina è coperto di ferite, ha lividi e fratture sul viso e una sulla nuca, e l’ipotesi omicidio prende corpo. Qualche giorno dopo, il 12 ottobre, Andrea De Filippis confessa di averla uccisa picchiandola, colpendola con un bilanciere e poi chiudendole un sacchetto sulla testa, il corpo scaricato nel canale per liberarsene il giorno successivo.

Tanina è dunque morta il giorno stesso della scomparsa, il 7 aprile, un giorno prima del ritrovamento del corpo. Le indagini accertano che la donna, da allieva di De Filippis ne era diventata l’amante. Una relazione che il personal trainer e ispettore di karate - amico anche del marito - non sopportava più, come avrebbe riferito anche agli inquirenti: “Voleva che andassi a vivere con lei, insisteva”.

A marzo 2020, in primo grado, De Filippis era stato condannato a 16 anni e 9 mesi di reclusione dalla Corte d’Assise di Civitavecchia. Anche in questo caso non viene riconosciuta l’aggravante della crudeltà, i difensori dell’uomo spingono sulla prima versione fornita: è stato un raptus, De Filippis non voleva uccidere Tanina. La rabbia dei parenti, che si aspettavano l’ergastolo, esplode.

Un anno dopo la condanna è confermata in Appello, l’ergastolo ancora una volta negato, la famiglia ingoia la rabbia e prova a guardare avanti. Sulla pagina Facebook di Tanina, rimasta pubblica a sua memoria, campeggia ancora la frase che lei stessa aveva scelto come mantra: “Vivi e lascia vivere”.

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