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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Sacchi, Anastasiya piange in aula: "Io accusata di essere assassina di Luca e amante di Princi"

"La morte di Luca - ha raccontato la giovane - è stata un colpo talmente forte che io non volevo neanche più vivere"

"Oltre al lutto che non mi hanno fatto vivere ho dovuto combattere con persone che mi accusavano di essere l'assassina di Luca e l'amante di Princi". Sono le parole di Anastasiya Kylemnyk nel corso dell'esame in aula nel processo davanti alla prima Corte d'Assise di Roma per l'omicidio del fidanzato di Luca Sacchi, ucciso nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 2019 con un colpo di pistola alla testa davanti a un pub nella zona di Colli Albani. 

La giovane, in lacrime, ha raccontato le sue verità: "Quello che ricordo è che sentii una compressione alla nuca, ricordo che qualcuno mi disse 'dammi il tuo zaino' e io ho aperto le braccia per farglielo prendere. Ero a terra, poi mi misi sulle ginocchia, girai la testa a sinistra e vidi le gambe di Luca a terra, a due metri da me, era sotto al marciapiede".

A processo con rito ordinario ci sono Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, i due ventenni di San Basilio autori materiali dell'aggressione, Marcello De Propris, che consegnò l'arma del delitto, il padre di quest'ultimo, Armando, accusato della detenzione della pistola, e Anastasiya, coinvolta nella seconda tranche dell'inchiesta, per la violazione della legge sugli stupefacenti in relazione al tentativo di acquisto di 15 chili di droga. 

"Quella sera - ha ricordato la ragazza davanti ai giudici della prima corte d'Assise -, Giovanni Princi (al momento l'unico condannato dopo il rito abbreviato) ci disse che doveva fare un 'impiccetto' per una moto, forse rubata. Mise nel mio zaino una busta marrone, come quelle del pane, con il bordo superiore arrotolata".

"Ho dovuto combattere con persone che mi accusavano di essere l'assassina di Luca e di essere l'amante di Princi. La morte di Luca - ha raccontato - è stata un colpo talmente forte che io non volevo neanche più vivere. Io mi vedevo accanto a lui, volevo vivere con lui e creare una famiglia", ha aggiunto Anastasiya.

"Il giorno dopo la morte di Luca sono andata sotto casa di Princi accompagnata da mia madre: volevo parlare con lui, volevo guardarlo negli occhi, volevo che mi dicesse cosa era successo, perché Luca non c'era più e se conosceva chi ci aveva aggrediti. Avrei voluto avere io tra le mani i responsabili ancora prima dei carabinieri perché mi avevano strappato la persona che amavo di più a questo mondo", ha detto.

"Di Princi sapevo che comprava stupefacente per uso personale e qualche volta, così mi diceva Luca, la rivendeva agli amici per arrotondare", ha aggiunto la giovane sottolineando ancora: "Per me quella fu una rapina, io non sapevo cosa raccontare ai genitori, mi chiesero se io c'entrassi con la droga e dissi di no - ha spiegato la ragazza - a loro non dissi della busta nel mio zaino".

La pm Giulia Guccione ha chiesto ad Anastasiya a cosa si riferissero i messaggi che Luca gli inviò poco prima di essere ucciso in cui le diceva 'non fare cazzate, attieniti ai piani'. "Si riferiva agli appartamenti che andavo a visitare perché stavamo cercando casa e già avevo rischiato di perdere una caparra perché poi avevo cambiato idea sull'appartamento" ha risposto Anastasiya.

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