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Cronaca Via Leonardo Greppi

"Così ho fermato l'assassino, ma non sono riuscito a salvare la vittima". Il femminicidio in strada raccontato dal carabiniere

Il racconto del militare in licenza a Roma con la moglie che ha fermato l'uomo dopo aver ucciso la compagna a coltellate in strada

"Il mio più grande rammarico è quello di non essere riuscito a salvargli la vita". Queste le parole del carabiniere libero dal servizio che nel pomeriggio di sabato ha fermato l'assassino di Badda Liyanage, la 40enne dello Sri Lanka uccisa a sangue freddo in strada dall'uomo che diceva di amarla e che poi si è trasformato nel suo carnefice. Gianluca Coppa, questo il nome dell'Appuntato Scelto Qualifica Speciale dell'Arma in servizio in Toscana che si trovava al Portuense dove si è consumato il femminicidio e che  mai avrebbe pensato che una piccola vacanza con la moglie nella sua città si sarebbe trasformata in un omicidio brutale. 

Contattato da RomaToday, il 49enne in servizio alla stazione dei carabinieri di Ponsacco, in provincia di Pisa, racconta la tragedia che si è trovato davanti mentre passeggiava per le strade del Portuense con la moglie. "Si sono sentite delle urla, delle grida di aiuto - le parole del militare dell'Arma -. Essendo un quartiere molto abitato non riuscivo a comprendere da dove arrivassero". Poi ha girato l'angolo "ed ho visto una donna in terra in una pozza di sangue urlare per il dolore e chiedere aiuto".

Compresa la gravità della situazione "sono andato subito dalla donna per capire cosa fosse successo e per accertarmi delle sue condizioni". Ma la donna è grave, non riesce a spiegare al carabiniere cosa sia accaduto. Alla domanda su come stesse, Badda Liyanage Shantini Priyadarshanie Perera riesce solamente ad alzare il busto ed a mostrare all'appuntato in servizio alla Compagnia di Pontedera le ferite sul petto. "Perdeva tantissimo sangue ma era ancora viva - racconta ancora l'appuntato Coppa -. Poi mi sono girato ed ho visto un uomo dall'altra parte della strada con un'arma in mano". 

Compreso che si trattasse di una aggressione violenta "mentre mia moglie si è avvicinata alla donna per farla rimanere sveglia in attesa dell'arrivo dell'ambulanza mi sono avvicinato a quest'uomo ed ho visto che aveva un coltello da cucina ancora insanguinato in pugno". A quel punto "gli ho detto di gettare l'arma e di fermarsi".

Fra gli occhi atterriti dei tanti cittadini che avevano assistito alla scena, dopo aver notato il monopattino in terra con il quale il 49enne dello Sri Lanka aveva seguito la donna "l'ho fatto sedere ed ho chiamato il Numero Unico per le Emergenze stando attendo a non farlo andare via". 

Cosciente della gravità di quanto accaduto Fernando Koralagamage Chandana "è rimasto fermo dove gli avevo detto di restare in quanto non avevo né le manette né altro per poterlo bloccare". Poi l'arrivo della polizia che ha arrestato il 49enne con l'accusa di omicidio volontario sequestrando il coltello da cucina con il quale aveva appena ucciso la compagna. "Ho fatto quello che qualsiasi carabiniere o appartenente alle forze dell'ordine avrebbe fatto - conclude Gianluca Coppa -. Il rammarico più grande e di non aver potuto salvare la vita a quella povera donna"

Badda Liyanage Shantini Priyadarshanie Perera, da tutti conosciuta come Teresa, nonostante il trasporto d'urgenza all'ospedale San Camillo è infatti morta a causa delle numerose e gravissime ferite da taglio riportate. Undici coltellate, fra cui due fatali al petto. L'ennesima vittima di femminicidio è stata uccisa dall'uomo che diceva di amarla perchè lo aveva lasciato per rifarsi una nuova vita. Vita spezzata da quell'amore malato a soli 40 anni dopo nemmeno una settimana che si era allontanato da lui. 

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