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Cronaca

Il muratore ucciso a Casal de Pazzi, la mamma: "Si sentiva minacciato. La droga non c'entra"

I genitori e gli amici a Roma di Mihai sono stati interrogati dai carabinieri. "La criminalità organizzata me lo ha ucciso", racconta la mamma a RomaToday

Mamma Lenuta - Elena come si fa chiamare da quando è a Roma da ormai sedici anni - è distrutta. Suo figlio Mihai Roman è stato ucciso nella serata di mercoledì 8 marzo, intorno alle 20. Michele, così lo chiamavano amici e colleghi, è stato freddato mentre stava camminando in via Francesco Selmi, all'altezza del civico 9, in zona Casal de Pazzi. Stava tornando a casa. Sul caso, che presenta ancora tanti interrogativi, indagano i carabinieri della compagnia di Montesacro e del nucleo investigativo di via In Selci che indagano.

Cosa è successo quella sera? Perché Michele è stato ucciso? Chi ha sparato? Domande che la famiglia si pone. Le stesse alle quali investigatori e inquirenti stanno cercando di dare risposte. I parenti e gli amici del muratore romeno di 33 anni nelle scorse ore sono stati sentiti dai carabinieri. Elena, nel frattempo, una sua idea se l'è già fatta: "Me l'hanno ucciso. È stata la criminalità organizzata", dice sicura. La famiglia punta il dito contro un gruppo di albanesi. 

"Si sentiva minacciato"

"Mihai si sentiva minacciato - aggiunge - Una storia che andava avanti da settimane, se non mesi. Ad alcuni suoi amici che abitano in zona Finocchio aveva confessato che nel caso gli fosse successo qualcosa, se lo avessero ucciso, di badare loro ai suoi due figli". Il muratore romeno, lui a Roma da quindici anni, aveva due gemelli di nove anni. Li adorava. 

"Mio figlio amava pescare, li portava spesso con lui. Pensi, prima di essere ucciso si era fermato a un negozio e aveva anche comprato dei dolci ai ragazzi, aveva preso del succo e stava tornando a casa. Poi sono venute due persone con un motorino grosso, vestite di nero, con il casco in testa e con i guanti e gli hanno sparato dei colpi di pistola. Ce lo hanno ucciso così", racconta ancora Elena che poi aggiunge, quasi con un filo di incredulità: "Hanno sbagliato persona. Mihai non c'entrava nulla con la criminalità".

Le indagini

La dinamica dell'omicidio, tuttavia, racconta quella di una esecuzione e non di uno scambio di persona. Una di quegli omicidi solitamente consumanti tra i signori della droga. Un agguato per uccidere. Difficile pensare che chi ha agito lo ha fatto sbagliando bersaglio. Secondo alcuni testimoni, infatti, Mihai sarebbe stato anche chiamato per nome prima che il suo killer premesse il grilletto. 

"La droga non c'entra"

Mamma Elena, tiene però a ribadire la sua posizione e quella della famiglia: "La droga non c'entra. I debiti nemmeno". Il compagno di Elena, che per Michele era ormai come un padre, aveva iniziato anche a lavorare con lui: "Era lucido. Non usava quella roba lì. Al massimo una birra con gli amici dopo il lavoro. Nulla di male. L'altro giorno mi aveva anche prestato cento euro. Non ci faceva pesare del fatto che si sentisse minacciato, non voleva farci preoccupare".

Le indagini proseguono. I carabinieri, che hanno ascoltato anche la moglie del romeno, non escludono nessuna pista. Hanno acquisto le immagini delle telecamere di zona. La famiglia chiede verità e giustizia: "I due gemelli, hanno saputo della morte del loro papà su internet. Vogliamo sapere chi lo ha ucciso".

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