Omicidio Marco Vannini, testimonia la fidanzata di Ciontoli. I legali di Marco e il giudice: "E' poco credibile"
Il procedimento nei confronti di Antonio Ciontoli, ex militare distaccato ai servizi, della moglie Maria Pizzillo, e dei figli Federico e Martina, potrebbe andare a sentenza già a fine settembre
Ha ripreso oggi il processo di appello bis per la morte di Marco Vannini, il 20enne di Cerveteri ucciso da un proiettile il 18 maggio del 2015 nella villetta della famiglia Ciontoli a Ladispoli. La seduta ha visto la testimonianza di Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli e testimone oculare dell'omicidio.
"Antonio Ciontoli ci disse di stare tranquilli che era solo un grande spavento, si trattava di un colpo d'aria partito dalla pistola. Marco stava avendo solo una crisi d'ansia", ha detto la ragazza.
"Ricordo che eravamo in stanza di Federico e ho sentito un tonfo, un rumore come se fosse caduto qualcosa di pesante. Ci siamo avvicinati al bagno ma la porta era chiusa: dentro c'era il padre di Federico e Martina la fidanzata di Vannini. Antonio Ciontoli ci disse di non preoccuparci e ci siamo fidati di lui, abbiamo creduto ciecamente alla sua versione. Federico entrò in bagno e uscì portando via la pistola, per metterla in sicurezza. Io rimasi sbalordita", ha raccontato la ragazza.
E ha aggiunto di "essersi resa conto della ferita solo dopo, quando Marco fu portato al piano di sotto, notai delle gocce di sangue. A quel punto abbiamo cercato di convincere Antonio a chiamare il 118, la situazione infatti non migliorava. Ricordo che dello sparo appurai solo quando Marco fu portato al posto di primo intervento di Ladispoli. Ricordo che già lì Ciontoli parlava del rischio di perdere il lavoro se questa storia fosse uscita fuori", ha detto Viola Giorgini presente nella casa di Ladispoli la sera della morte del 20enne di Cerveteri, il 18 maggio del 2015.
Cassazione: "Senza ritardo nei soccorsi non sarebbe morto"
Una testimonianza, però, che ha lasciato più di un dubbio alla difesa. Celestino Gnazzi, legale della famiglia di Marco Vannini ha sottolineato che la testimonianza di Viola Giorgini gli ha lasciato "una impressione di totale non credibilità".
Durante la testimonianza, la giovane era stata redarguita. Davanti ai giudici le sue parole Viola Giorgini si è interrotta più volte piangendo. "Questa versione non è molto credibile", ha detto il presidente della Corte Gianfranco Garofalo eprimendo dubbi su alcune dichiarazioni intercettate dalla teste nell'immediatezza dell'omicidio.
La mamma di Marco: "Si poteva salvare"
E così è intervenuto l'avvocato Andrea Miroli, difensore di Antonio Ciontoli: "La signora Giorgini, non è imputata ma testimone. Non è vero che non è credibile. Il presidente della Corte ha solo fatto notare delle discrepanze, ha fatto riferimento ad un passaggio di una intercettazione ambientale, che lui ritiene non credibile. Lei ha detto e confermato le cose gia' emerse nel corso del processo a suo carico. Ha detto cose che erano già note, le ha soltanto dette in un contesto diverso", ha spiegato l'avvocato di Ciontoli.
A commentare la seduta, anche Domenico Ciruzzi, difensore di Federico Ciontoli. "Federico ha sollecitato, ha imposto al padre e ha chiamato i soccorsi subito. Il fatto certo e acclarato è che dopo circa 10 minuti dall'evento drammatico Federico ha chiamato il 118", ha riferito l'avvocato lasciando l'aula della Corte d'Appello.
Ciontoli intervistato da Franca Leosini
"Al telefono gli hanno detto che era una voce giovane, non gli credevano e volevano parlare con un adulto. Poi gli ha passato la madre e l'ha sollecitata dicendole: 'Mamma diglielo che devono venire'. Questo dato rappresenta l'interruzione di possibili concorsi, ma anche di qualsiasi ipotesi di omissione di soccorso".