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Cronaca

Omicidio a Le Rughe: uccide il padre e getta il cadavere

Ha colpito il padre, Giovanni Sganca, più volte al viso e alla testa fino ad ucciderlo, poi ha gettato il corpo nello scantinato

Ha ucciso il padre massacrandolo di colpi, l'ha gettato nello scantinato e ha provato a pulire le macchie di sangue in casa.
Questo l'agghiacciante delitto commesso il 2 novembre in una villa del complesso Le Rughe da Francesco Sganca, 30 anni, nei confronti del padre Giovanni di 75 anni.

Quando i carabinieri sono arrivati hanno trovato il corpo di Giovanni Sganga riverso in terra nello scantinato con il volto tumefatto e diversi segni di colpi ricevuti sul capo e da subito hanno capito che poteva trattarsi di un omicidio.

I primi ad arrivare sul posto, però, non sono stati i militari ma gli operatori del 118 chiamati dal figlio intorno alle 18. I soccorritori, giunti davanti alla vittima, hanno capito che poteva essere formulata un'ipotesi di omicidio e hanno chiamato il 112.

Quando i primi estranei entrano nella villa de Le Rughe sono le 18 ma tutto è iniziato molto prima. Verso le 14 del pomeriggio di venerdì 2 novembre padre e figlio iniziano a discutere, sempre più animantamente. Alla base del litigio di quel tragico giorno non ci sarebbe stato un motivo particolare, ma anni di rapporti difficilissimi e contrastanti tra padre e figlio, non ultimo il dissidio nato dal fatto che l'uomo viveva da solo nella grande villa, mentre il figlio e la ex moglie della vittima in un piccolo appartamento.

La lite, però, questa volta degenera e Francesco Scanga comincia a colpire il padre fino a ucciderlo, quindi getta l'uomo nello scantinato e lo copre con un asciugamano. Poi torna nella stanza della lite e comincia a pulire le macchie di sangue sparse intorno a lui, quindi si cambia gli abiti e tenta di nascondere le tracce di quanto è avvenuto. Chiamerà il 118 sono intorno alle 18, quattro ore dopo l'omicidio raccontando agli operatori prima e carabinieri dopo che, durante una lite col padre, l'ha spinto facendolo cadere per le scale.

Visto il cadavere, gli uomini del 118 hanno subito allertato i carabinieri che, al loro arrivo, hanno trovato il corpo con il viso tumefatto e il capo di Giovanni Sganga che portava i segni di diversi colpi.

A questo punto, i militari incalzano il figlio mettendolo davanti alle incongruenze del suo racconto: il corpo del padre ridotto in quelle condizioni, le macchie di sangue rinvenute nella stanza e le ore di tempo trascorse dai fatti alla chiamata dei sanitari. Quindi, il figlio della vittima crolla e ammette le sue responsabilità: racconta di aver colpito, a mani nude, più volte il padre e di averlo gettato nello scantinato.
Secondo quanto ricostruito dai militari e in base alle condizioni del cadavere: Giovanni Sganga non sarebbe stato colpito a mani nude. Francesco Sganga ora è nel carcere di Rebibbia.

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