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Cronaca

Pensionata uccisa ad Ardea: le prove degli investigatori contro il figlio

La prova principale sono le tracce del Dna di Fabrizio Rocchi sotto le unghie dell'anziana madre Graziella Bartolotta, trovate in sede di autopsia eseguita lo scorso venerdì

Gli inquirenti non mollano la presa su Fabrizio Rocchi arrestato dai carabinieri di Anzio per l'omicidio di Graziella Bartolotta, la 68enne pensionata trovata morta martedì 28 settembre nel suo appartamento di Ardea. Già indagato, il 49enne è stato incastrato da quelli che i militari definiscono "gravi, precisi, plurimi e concordanti indizi di colpevolezza".

Rocchi, portato presso la Casa Circondariale di Velletri, è stato sottoposto ad interrogatorio di garanzia per difendersi dalle accuse di omicidio aggravato commesso in danno di ascendente, formulate da parte del G.I.P. che ha emesso la misura cautelare. Davanti al Giudice delle indagini preliminari, il 48enne ha scelto di restare in silenzio. Una scelta chiara che, secondo gli inquirenti, è segnale però di mancata collaborazione alle indagini che hanno ancora due punti da chiarire: l'arma del delitto non trovata (una tazza o un posacenere) e il movente. 

Contro Rocchi, i carabinieri hanno raccolto una serie di indizi "gravi" appunto. Prima di tutto ci sono le tracce biologiche trovate sotto le unghie della donna in sede di autopsia, eseguita venerdì scorso. Sotto le sue unghie di Graziella Bartolotta, infatti, è stato trovato il dna del figlio e questo fa pensare a un tentativo di difesa da parte della donna, che è stata uccisa da più colpi sulla testa. 

L'aggressione sarebbe avvenuta di mattina, tra le 8.30 e le 9.30, con le telecamere del vicino di casa della vittima che immortalano solo Fabrizio Rocchi entrare e uscire della casa con una bustina. Alle telecamere di 'Chi l'ha visto?' aveva raccontato, dopo il ritrovamento del corpo della madre che i due si erano visti, giustificandosi così: "L'ho salutata e ci siamo fumati due sigarette, poi sono tornato in casa perché avevo dimenticato il planning degli appuntamenti".

Gli inquirenti, che dopo l'omicidio hanno eseguito specifici esami con il luminol, sospettano che Rocchi abbia nascosto l'arma. I militari, coordinati dal capitano Giulio Pisani, sono convinti che l'arma sia stata portata via la mattina stessa del delitto, nascosta in un sacchetto nero.

Sempre secondo gli investigatori l'oggetto sarebbe stato prima gettato in un fosso nella zona dell'Infernetto, dove Fabrizio Rocchi era andato a lavorare come giardiniere lo stesso giorno dell'omicidio della madre, poi recuperato e fatto sparire prima che l'uomo fosse formalmente indagato. Ancora tutto da chiarire anche il movente: non sono da escludere problemi di natura economica. Per il momento, la Procura di Velletri chiesto l'applicazione della misura restrittiva in carcere di Fabrizio Rocchi, dove si trova dal 2 ottobre, dal giorno in cui è stato arrestato

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