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Cronaca

Le mille Oksana della Capitale: dai 700 ai 1100 euro per 'servire' la Roma Bene

Oksana Martseniuk, 38 anni, decapitata dalla mannaia di Federico Leonelli, era una delle tante colf e badanti ucraine di Roma. Giulio De Nicolais, dell'associazione Ukraina in Europa, racconta la comunità

Mentre i carri sfilavano il suo corpo si spegneva nel sangue.  Oksana Martseniuk, 38 anni, decapitata domenica mattina dalla mannaia di un folle, apparteneva all'esercito di colf e badanti ucraine della Capitale. Una comunità tra le più numerose in città, per lo più al femminile, dedita ai servizi familiari.

"Domenica era il 23esimo anniversario della liberazione dell'Urss, forse anche lei stava vedendo la celebrazione se aveva un computer. Siamo rimasti davvero scioccati da quanto è accaduto". A parlare a Romatoday è Giulio De Nicolais, dell'associazione Ukraina in Europa. "Ora ci auguriamo almeno che la famiglia dell'assassino si faccia carico dei familiari che la donna con tanta fatica manteneva in patria". Già, anche Oksana, come tante sue compaesane, lavorava per i due figli rimasti in Ucraina, a loro mandava gran parte dei soldi guadagnati.

Il sistema è ben oliato: si lascia il paese d'origine, dove paghe da fame non vanno d'accordo con costi di vita elevati, e si trova un lavoro che consenta di contribuire a mantenere la famiglia, rimasta a casa. Funziona così per diverse comunità dell'est Europa, romena, polacca, e anche per quella ucraina, che a Roma conta quasi 15mila residenti. In gran parte sono donne che lavorano in silenzio, dimenticate, a spaccarsi la schiena nelle stanze della Roma 'bene'.

"Guadagnano tra i 750 e i 1100 euro a seconda dei ruoli - ci spiega De Nicolais - Quindi a parte i soldi che servono per gli effetti personali non hanno grosse spese (nel caso di vitto e alloggio) e possono permettersi di mandare buona parte del denaro in Ucraina". Una paga buona, "considerando che lì un funzionario dello stato prende 400 euro al mese, e che il costo della vita è poco inferiore al nostro".

Nelle ultime settimane però la comunità non pensava solo alle famiglie. In molte hanno scelto di donare parte dei guadagni per i battaglioni impegnati al fronte nella crisi ucraina. Vestiti invernali e giubbotti antiproiettili finanziati con i soldi delle badanti, tramite le associazioni. Perché, seppur ben integrati nel tessuto sociale romano, restava il forte attaccamento al paese e quel fervido nazionalismo a fare da collante. Anche se lei, Oksana, sembrava un tipo solitario. Nessuno dell'associazione Ukraina Europa l'aveva mai vista, nessuno sapeva niente di lei.

"Dal cognome (Martseniuk, ndr) sembrerebbe proveniente dall'ovest dell'Ucraina, quindi non dalle regioni russofone, ma noi non la conoscevamo". Sì, le conferme sono arrivate, la donna era dell'ovest, del villaggio Zhovtneve, nella regione Volynska. I membri dell'associazione non sapevano chi fosse, non le avevano mai stretto la mano, ma nella comuntà resta lo choc, l'amarezza di una morte atroce a coronare una vita di stenti. 

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