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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Le carte dell'inchiesta

Omicidio Diabolik, le intercettazioni: "Lo ha ammazzato lui, lo sa tutta Roma"

Intrecci, ruoli e responsabilità emergono dall'ordinanza di convalida del fermo di Raul Esteban Calderon, il 52enne di origini argentine accusato di avere ucciso Fabrizio Piscitelli il 7 agosto del 2019

A pochi giorni dall'arresto di Raul Esteban Calderon, il 52enne di origini argentine accusato di avere ucciso Fabrizio Piscitelli il 7 agosto del 2019, iniziano a delinearsi i contorni di quello che non è soltanto un omicidio, ma anche il culmine di una serie di avvenimenti legati al controllo della piazza di spaccio romana. 

Ruoli e responsabilità si intersecano all'interno dell'ordinanza di convalida del fermo emessa dal gip del tribunale di Roma per Calderon, dove spiccano quattro figure in particolare: i fratelli Enrico e Leandro Bennato, Calderon stesso e l'ex compagna di Calderon, con le intercettazioni a fornire elementi fondamentali per chiarire le circostanze in cui è avvenuto l'omicidio di Diabolik. Enrico Bennato e l'ex compagna di Calderon, in particolare, sono i due che puntano i riflettori sull'argentino indicandone la responsabilità nel delitto.

"…perché è morto pure quello, a sede’ sulla panchina stava, a fuma’ la sigaretta, ha preso na revolverata qua dietro! E altri due de quelli la’ che hanno sparato, vabbè so morti quelli che hanno sparato a Leandro", dice Bennato tra le mura di casa parlando con un amico in una conversazione intercettata il 20 aprile 2021, parole che descrivono senza tanti giri di parole come è morto il capo degli Irriducibili nel parco degli Acquedotti a Roma. 

Le intercettazioni che incastrerebbero il killer

“Dalle parole di Bennato si evince chiaramente il contesto di lotte tra gruppi e l’attribuzione dell’omicidio Piscitelli al proprio gruppo”, scrive il gip, riportando alcuni stralci di conversazione in cui Bennato fa riferimento a uno scontro con un albanese: “Se vengono qui a fa casotti ce rimettono la vita, tutte e tre ce l’hanno rimessa, Diabolik e quell’altri due”. Poi il riferimento a “Francisco”, il soprannome con cui è riconosciuto Calderon: “Dove sta?”, gli chiede l’amico, e Bennato risponde “È scappato, l’ho mandato via, in Spagna… lo sanno che l’ha ammazzato lui quello sulla spiaggia, ha ammazzato Diabolik, lo sa tutta Roma, le guardie però non c’hanno le prove. Io so indagato oh, so indagate de Diabolik, mo a San Basilio e quello sulla spiaggia”.

“Quello sulla spiaggia” è, con tutta probabilità, Selavid Shehaj, il cittadino albanese ucciso a colpi di pistola sulla spiaggia di Torvaianica nel settembre del 2020. Nelle intercettazioni poi Bennato fa riferimento al fratello Leandro, ai tempi e ancora oggi in carcere e a capo di un gruppo criminale che controlla la piazza di spaccio di Primavalle. Lo stesso Leandro che nel novembre del 2019, tre mesi dopo l’omicidio di Diabolik, è stato gambizzato in via di Boccea, e lo stesso Leandro amico di Alessandro Fasciani, nipote del boss Carmine Fasciani, l’uomo a capo del clan di Ostia. Il giorno prima dell’agguato a Bennato, Alessandro Fasciani era stato arrestato. 

Dalle parole di Enrico Bennato, intercettate dagli inquirenti, si delinea dunque un quadro preciso: nella lotta per il predominio sulla piazza di spaccio romana Leandro Bennato avrebbe ordinato l'uccisione di Diabolik assegnandola a Calderon. Non una scelta a caso, visto che come spiega anche l'ordinanza “dalle conversazioni si evince l’abitudinarietà del ruolo di killer di Calderon”. Ne sarebbe partita una spirale di violenza che ha portato poi all'agguato in strada a Bennato e all'uccisione di Shehaj.

Per gli inquirenti le parole di Bennato sono “particolarmente credibili non soltanto per il contesto riservato in cui sono pronunciate all'interno della propria abitazione e rivolte a persone di cui sembra avere piena fiducia, ma anche perché egli confessa il proprio coinvolgimento in uno degli omicidi di cui stanno parlando, quello dell'albanese Sheajh, e ‘accusa' altresì il proprio fratello Leandro, quale mandante dell'omicidio Piscitelli".

L'ex compagna di Calderon: "M'hai rubato la pistola per fare un omicidio"

C'è poi un'altra persona che conferma i sospetti su Calderon, ed è l'ex compagna dell'argentino. I due condividono un passato fatto di rapine e una figlia, ed è tra le numerose chiamate che i due si scambiano per parlare della figlia che gli inquirenti intercettano un litigio che rivela elementi fondamentali.

“M’hai rubato la pistola per fa' 'n omicidio de m... - dice l'ex compagna di Calderon al 52enne - Lo sai hai ammazzato Diabolik con la pistola mia, la 9X21, se me fai passa' li guai so' cazzi tua Raul, quando te fai trent'anni lo vedi come stai male…co' questo addio bello…e fa che nessuno mai me viene a bussa' perché dico tutto quello che so''. ''Tu stai male - replica Calderon - te rendi conto de quello che dici..'', risponde Calderon, e la donna rincara la dose: ''A Raul….forse non hai capito che lo sanno tutti…te devi anda' a fa' trent'anni perché non me li voglio fa' io per te…hai usato la pistola della rapina".

L'accusa insomma è quella di avere sfruttato la pistola dell'ex compagna per commettere l'omicidio di Diabolik, gesto che la donna interpreta come un tentativo per metterla nei guai e cui ribatte minacciando: "Se mi vengono a cercare, io racconto tutto".

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