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Cronaca

Omicidio Diabolik, rilievi in 3D al parco degli Acquedotti: continua la caccia al killer

Nel pomeriggio di giovedì. ilievi della Omicidi e della Scientifica per risalire alle fattezze del killer che freddò Diabolik nell'agosto del 2019

Il rebus che aleggia intorno all'omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, ucciso con un colpo di pistola calibro 7,65 ha squarciato il tardo pomeriggio del 7 agosto di due anni fa, potrebbe essere presto risolto. Gli investigatori della Squadra Mobile di Roma non si sbilanciano, ma ieri nel parco degli Acquodotti, proprio dove è avvenuto il delitto, ci sono stati nuovi rilievi. 

Esami fatti anche questa mattina utilizzando apparecchiature per la videoripresa tridimensionale e alcuni strumenti di segnaletica, in grado di ricostruire punti ed eventuali fattezze di chi era lì. Piscitelli, secondo quanto appreso nella prima fase d'indagine, una volta seduto su una panchina del parco fu freddato con un colpo di pistola. 

Un delitto avvenuto in pieno giorno. Il Coronavirus ancora era ignoto e molti, in quel pomeriggio, affollavano il parco. Erano le 18:50 circa di un mercoledì. Il "killer vestito da runner", lo colpì mortalmente con un proietti che gli ha trapassato la testa all'altezza dell'orecchio sinistro. A dare l'allarme un passante che ha chiamato i soccorsi, ormai inutili, e le forze dell'ordine. E' qui che sono iniziate le indagini della Squadra Mobile della polizia di stato e della Direzione Distrettuale Antimafia per capire chi ha ucciso Fabrizio Piscitelli.

Chi era Fabrizio Piscitelli 

Il nome di Diabolik era comparso più volte nelle indagini delle forze dell'ordine e anche nelle carte di Mondo di Mezzo dove si leggeva come gli inquirenti lo consideravano a capo della 'batteria di Ponte Milvio' "particolarmente agguerrita e pericolosa". "Ha fatto una scalata pazzesca, controlla Ponte Milvio con due albanesi e i napoletani, gente cattiva", dice lo spacciatore 'Freddi' parlando del capo degli ultras della Lazio.

Secondo quanto accertato dagli uomini del Gico, Diabolik "aveva apporti, risalenti agli anni tra il 1991 ed il 1992, con il noto Michele Senese il quale, proprio attraverso Fabrizio Piscitelli e il fratello Gennaro Senese, stringeva accordi con il clan Abate, all'epoca egemone nell'area di San Giorgio a Cremano (in provincia di Napoli), ma con interessi nella Capitale, finalizzati all’approvvigionamento di eroina dalla Turchia, via Germania, e di hashish dalla Spagna, al più recente processo connesso alla scalata alla Lazio ovvero, ancora, agli innumerevoli episodi di violenza negli stadi", si legge nelle carte dell'operazione Ginko. Dopo la sua morte le operazioni Grande Raccordo Criminale e Tom Hagen, con il patto di Grottaferrata stretto con Casamonia per evitare una guerra, ne disegnano ancora meglio la sua dimensione.

Le condanne per l'operazione Grande Raccordo Criminale

E proprio ieri sono arrivate le condanne dai 18 ai 5 anni di reclusione a Roma per una quarantina di imputati nell'ambito del processo 'Grande Raccordo criminale', svolto con rito abbreviato. I giudici hanno riconosciuto anche l'aggravante del metodo mafioso lì dove era contestata.

A chiedere le condanne era stata la pm Nadia Plastina, per accuse che vanno, a seconda delle posizioni, dalle lesioni al riciclaggio, alle estorsioni, al traffico internazionale di droga, per alcuni aggravate dal metodo mafioso. Della banda, oltre Piscitelli, faceva parte anche l'ex braccio destro di Diabolik, Fabrizio Fabietti, ritenuto dagli inquirenti il capo dell'organizzazione, che sarà invece processato con rito ordinario.

Secondo quanto emerso dalla maxi inchiesta della Dda, coordinata dal procuratore Michele Prestipino, la banda di narcotrafficanti operava principalmente nella zona di Roma Nord per rifornire le piazze di spaccio e nel recupero credito. Nell'organizzazione erano presenti per quest'ultimo aspetto picchiatori, anche ex pugili, tra cui cittadini albanesi.

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