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Cronaca Centocelle / Via delle Ninfee

Omicidio Centocelle: il giallo dei 2500 euro movente del delitto. Così è stato ucciso Costantino Bianchi

Arrestato l'autore dell'assassinio proseguono le indagini della polizia per far luce sull'accaduto

Una morte violenta. Prima una bottigliata in testa, poi il tentativo di ferirlo con i cocci di vetro. Infine una corda al collo per stozzarlo sino a colpirlo ripetutamente e con inaudita violenza con un mattarello lasciandolo privo di vita nel bagno del bar. Così è stato ucciso Costantino Bianchi, commercialista di 55 anni trovato morto al Winning Bar di Centocelle. Ad ammazzarlo un suo amico, il gestore del locale, Vincenzo Di Benedetto incensurato, che ha confessato le proprie responsabilità per poi essere arrestato per omicidio.

Il giallo dei 2500 euro

Un omicidio sul quale restano ancora molti nodi da sciogliere e sul quale stanno continuando le investigazioni gli uomini della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato Prenestino di polizia che si occupano del caso. Resta infatti ancora da accertare con esattezza il movente che ha portato il 36enne originario di Caltanissetta a scagliarsi con "un'azione violenta spropositata" contro il commercialista di 55 anni che aveva il suo studio in piazza dei Gerani, poco distante dal luogo in cui ha trovato la morte.

Movente che secondo quanto ricostruito sino a questo momento sarebbe legato ad un prestito di 2500 euro. Resta però da comprendere se il denaro fosse stato già consegnato e dovesse essere restituito e soprattutto da chi sia stato prestato, aspetto sul quale Vincenzo Di Benedetto ascoltato diverse ore dal PM Simona Marrazza, non ha saputo fornire spiegazioni certe. 

Un omicidio che presenta anche altre zone d'ombra, soprattutto per quanto concerne l'arco temporale. Secondo quanto ricostruito Costantino Bianchi si era presentato al bar di via delle Ninfee per parlare con il suo amico, nonostante il locale dovesse essere aperto solo per le consegne da asporto.

Omicidio bar Centocelle (foto Agenzia Dire)

La morte violenta 

I due bevono un drink nel bar, come accertato dai poliziotti intervenuti in via delle Ninfee, ma poi cominciano a discutere animatamente "per questioni economiche" da quanto si apprende. Dalle parole il barista 36enne passa però ai fatti, forse pressato dalla vittima. Poi la violenza cieca, con Costantino Bianchi lasciato privo di vita nel bagno del bar in una pozza di sangue per diverse ore, sino a quando la polizia non viene allertata dal fratello del barista, con gli investigatori che poi troveranno il corpo privo di vita del commercialista dopo diverse ore (alle 20:30 circa). 

L'interrogatorio 

Poi la scoperta del cadavere, l'identificazione e l'interrogatorio andato avanti tutta la notte con il Pubblico Ministero e gli investigatori che hanno ascoltato le versioni anche del fratello di Vincenzo Di Benedetto e dalla compagna del 36enne, titolare della licenza del bar. Arrestato il barista resta da ricostruire il ruolo che potrebbero aver avuto il fratello e la compagna del 36enne.  

Al momento non risultano provvedimenti a carico dei due, arrivati nel bar, secondo quanto emerso dalle prime indagini, solo successivamente alla lite. Disposta l'autopsia per chiarire le cause e l'orario della morte di Costantino Bianchi, la famiglia della vittima ha quindi fatto richiesta di nominare un perito per l'esame autoptico. 

Chi era la vittima

Costantino Bianchi, nato nel 1965, lavorava in uno studio di consulenza fiscale e del lavoro con il fratello, in piazza dei Gerani. Bianchi aveva anche un importante incarico nazionale, come vicepresidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi, presieduto da Riccardo Alemanno che lo ha poi ricordato: "Pensavo che questo periodo  infausto  avesse già evidenziato tutta la negatività possibile, invece ho appreso quello che mai avrei immaginato accadesse e che mai avrei voluto accadesse. Non ci sono parole per descrivere lo sgomento e lo sconforto testimoniato anche da tanti colleghi dell’Istituto Nazionale Tributaristi , di cui Costantino era uno dei Vice Presidenti.  A nome personale e di tutti i tributaristi porgiamo  le condoglianze ai famigliari ai quali ci stringiamo in un affettuoso abbraccio condividendo questo immenso dolore. Ciao Costa, non ti dimenticherò, non dimenticheremo mai". 

Gli abitanti di Centocelle 

"Nessuno di noi ha sentito un colpo, un urlo. Fino a quel momento tutto è stato silenzioso. Ho realizzato cosa fosse successo quando mio figlio, che fa il poliziotto, mi ha chiamato perché non capivano quale fosse il civico del bar dove sarebbero dovuti intervenire ma io non avevo nemmeno capito cosa intendesse", il racconto di una residente di via delle Ninfee. "Appena sopra al bar abita una signora - interviene la moglie - I poliziotti sono andati anche da lei, a chiedere se avesse sentito qualcosa, ma niente".

"Vincenzo è una persona per bene, di certo non uno coatto che attira clienti poco raccomandabili. Sempre sorridente, un gran lavoratore aperto anche in zona rossa. Non posso ancora credere a quello che è successo". Giulia stringe la mano della sua bambina mentre ancora sconvolta commenta la notizia dell'omicidio. 

I commercianti di via delle Ninfee 

"Ha aperto poco prima della pandemia, un anno e mezzo fa - le fa eco il titolare della frutteria accanto - ma mai avrei immaginato una cosa simile. Chissà cosa è davvero accaduto. Vincenzo ha anche un figlio, si è rovinato la vita". "Abbiamo incontrato Vincenzo e la moglie Veronica domenica in chiesa, per le Palme - dicono altri due residenti - Persone a modo, sempre sorridenti. Hanno preso in gestione questo bar e con grande impegno lo hanno portato a brillare. Poi i sacrifici, le chiusure e le riaperture a singhiozzo. Chissà, l'esasperazione". "La vittima non era il loro commercialista però - dice il negoziante accanto - Abbiamo lo stesso ma non è quello. Poi non so se magari gli avessero chiesto una consulenza o altro. Mi sembra incredibile".

I sacrifici per aprire il bar 

"Ricordo i sacrifici di Vincenzo e della compagna per rendere bello e accogliente quel bar dove prima c'erano solo topi e sporcizia. Lui ogni giorno era al banco alle 6:30, lei lo raggiungeva una volta sistemata casa. Grandi lavoratori, tanta la passione messa per far funzionare quel posto. A ottobre scorso hanno festeggiato un anno di attività, poi i lockdown, le regole diverse ogni volta. Insomma, l'esasperazione. Credo sia stata quella ad uccidere". Le parole di un'altra commerciante di via delle Ninfee. 

"Un assassino non si sveglia ogni mattina alle 6,30 per lavorare - interviene un ragazzo -. Chi gioca ad aprire e chiudere le attività mentre in strada e nelle case gli assembramenti sono all'ordine del giorno, sta giocando con la vita della gente. E questo è il risultato". 

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