Omicidio Cerciello, la vedova: "Gli ho chiuso gli occhi e gli ho dato l'ultimo bacio"
Respinta istanza difesa, Natale Gabriele Hjorth resta in carcere. Il 20enne americano è accusato insieme al connazionale Finnegan Lee Elder dell'uccisione del vicebrigadiere
"Ricordo mio marito su un lettino d'ospedale con un coperta sul corpo. Gli ho chiuso gli occhi e gli ho dato l'ultimo bacio". Sono le parole, dette in lacrime, di Rosa Maria Esilio, vedova del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellate il 26 luglio dello scorso anno a Roma, e sentita come testimone al processo che vede imputati per l'omicidio i due americani Finnegan Lee Elder e Christian Natale Hjorth.
Attimi toccanti al processo, nei quali Rosa Maria Esilio ha raccontato il suo stato d'animo: "Sono rimasta con la testa poggiata sul suo petto come quando ci addormentavamo. Mi aveva promesso che la domenica successiva mi avrebbe portato al mare, ma lo hanno ucciso".
Nel corso della deposizione la donna ha raccontato la sua storia d'amore con Cerciello. La vedova ha anche ricordato che Cerciello faceva "volontariato ed era sempre pronto ad aiutare gli ultimi, anche i senzatetto".
Un testimone: "Aveva con sé tesserino quella notte"
La donna ha inoltre mostrato ai giudici della prima corte d'Assise il portafoglio con la placca di riconoscimento del marito con ancora le macchie di sangue. "Mario - ha detto Rosa Maria Esilio - metteva sempre il portafoglio nella tasca davanti così come le manette. Anche quella sera fece così e aveva sempre un borsello. Quella sera cenammo e mi salutò affettuosamente per andare a fare il turno di notte. Quello fu il nostro ultimo saluto".
Infine, ha raccontato cosa successe la notte dell'omicidio: "Alle quattro di mattina mi chiamò mio cognato Paolo per dirmi che era successo qualcosa a Mario e che lo stavano operando. Chiamai la caserma di piazza Farnese e dalla voce del piantone ho capito che era successo qualcosa di grave. Sono andata al pronto soccorso, con me avevo solo un rosario. Dopo un po' un infermiere mi si avvicinò per darmi una bustina con dentro la fede di mio marito, una catenina e un bracciale. Andai dai medici che mi dissero che Mario era morto e che avevano fatto di tutto per salvarlo".
Elder: "Chiedo scusa, quella notte la peggiore della mia vita"
Nel corso dell'udienza Elder ha chiesto di potersi allontanare dall'aula visibilmente scosso e in lacrime dalla testimonianza. Oggi si è discussa anche l'istanza dei domiciliari presentata lo scorso 24 settembre dai legali di Gabriel Natale Hjorth, accusato insieme a Finnegan Lee Elder dell'omicidio.
L'americano resterà in carcere. I giudici della Prima Corte d'Assise hanno respinto infatti la richiesta di domiciliari avanzata dalla difesa di Natale Hjorth. Nell'istanza, tramite i suoi difensori, chiedeva di essere trasferito nella casa di Fregene, litorale nord della Capitale, dove vivono i suoi nonni.
Secondo i difensori, le esigenze cautelari potevano ritenersi "notevolmente scemate o comunque tali da poter essere soddisfatte" con i domiciliari. Ragioni che però la Corte dopo una camera di consiglio non ha accolto.