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Cronaca

Omicidio Cerciello, la procura sui due americani a processo: "Ergastolo pena giusta, non trofeo da esibire"

La pm Maria Sabina Calabratta, nel corso dell'udienza dedicata alle repliche nel processo sulla morte del vicebrigadiere, è lapidaria: se Elder ha sferrato le coltellate fatali, Natale ha contribuito nei panni di 'regista'

Ergastolo: è la pena che la pm Maria Sabina Calabretta ha nuovamente chiesto per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellate il 26 luglio del 2019 nel quartiere Prati. Alla sbarra ci sono Finnegan Lee Elder, 20 anni, e Gabriel Natale Hjorth, i due giovani americani accusati di concorso in omicidio.

“L’ergastolo non è un trofeo da esibire ma una giusta pena, davanti a fatti così tragici nessuno vince e nessuno perde”, ha detto Calabretta lunedì mattina nel corso dell’udienza dedicata alle repliche della procura di Roma, ricalcando la linea già tenuta nel corso della requisitoria.

Per Calabretta “la morte di Cerciello è una conseguenza diretta di quanto hanno compiuto entrambi i due americani. Non c’è stata premeditazione, ma hanno portato un coltello da guerra all’appuntamento, hanno effettuato dei sopralluoghi per controllare la situazione, nei momenti cruciali hanno indossato i cappucci, hanno agito in simultanea, attaccando entrambi i due carabinieri, Cerciello e Andrea Varriale, nascondendo poi l’arma”.

Elder l'esecutore, Natale 'regista'

E se è stato Elder a uccidere materialmente il vicebrigadiere Cerciello, “con una reazione sproporzionata, ingiustificata e illegittima” (per cui non è stata contestata la crudeltà), Natale è stato per la procura il ‘regista’, e ha ricoperto “un ruolo egemonico”. È lui, ha sottolineato Calabretta, a ‘dirigere’ l’amico e connazionale, “lui a organizzare tutto, prima, durante e  dopo l’omicidio”. È stato lui, per l’accusa, a organizzare l’appuntamento per lo scambio/estorsione, è stato sempre lui ad ‘attivare’ Elder, “ha visto Cerciello a terra, ha sentito i suoi gemiti. Sono fuggiti insieme e sono tornati con calma in albergo come se niente fosse e lì Natale ha aiutato Elder a nascondere il coltello”.

La responsabilità dei due giovani americani, insomma, per la procura è la stessa, e la stessa pena deve essere chiesa: ergastolo. Nessun dolo eventuale per Natale, e la premeditazione “non è stata contestata solo perché non c’era distanza abissale tra i tempi dei due eventi criminosi”.

La pm: "30 secondi per togliere brutalmente una vita"

Calabretta ha quindi voluto smentire l’ipotesi avanzata dai difensori dei giovani californiani, che hanno ventilato omissioni o bugie da parte di Varriale nella ricostruzione dei fatti che hanno condotto all’omicidio.

“L’unica menzogna detta (da Varriale, ndr) è sul possesso della pistola, ma davanti al pm ha ammesso che non era armato quella sera - ha sottolineato Calabretta - Avrebbe potuto non dirlo, ma l’ha detto per portare un contributo alla ricostruzione dei fatti, e non gli è costato poco. Il processo ci ha fornito la prova che i due carabinieri si sono qualificati e hanno mostrato il tesserino”. Quest’ultimo passaggio è arrivato in risposta in particolare a quanto dichiarato da Elder con le dichiarazioni spontanee rese durante le udienze: il ventenne aveva detto che Cerciello e Varriale si erano “avventati su di lui all’improvviso, senza qualificarsi”, sostenendo di avere sferrato le coltellate “per liberarmi da quel peso”, riferendosi a Cerciello che lo avrebbe gettato a terra.

Calabretta, lunedì mattina, è stata lapidaria, esprimendo tutta l’amarezza maturata nel corso di quasi due anni di un’inchiesta ammantata di dolore: “L’omicidio Cerciello si è consumato in meno di 30 secondi in cui è stata tolta brutalmente la vita a un uomo. Cerciello non è morto per un destino avverso o per una fatalità, la morte è la conseguenza diretta di quello che i due imputati hanno fatto. Quanto accaduto è quello che hanno voluto i due”.

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