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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Si vendica del licenziamento e uccide a coltellate il datore di lavoro: la ricostruzione dell'omicidio San Giovanni

La Questura e la Procura di Roma hanno spiegato l'indagine che ha portato all'arresto di Grigoryan Suren, il 27enne armeno che ha ucciso Khaled Bilal Ahmed

Ucciso perché ha avuto la "colpa" di licenziarlo così lui, quello che da dipendente si è poi trasformato nel suo assassino, gli ha dato un appuntamento trappola nel quale, con una serie di fendenti, lo ha lasciato sull'asfalto di piazzale Appio sanguinante, fino alla sua morte. La Questura e la Procura di Roma, grazie alla indagini della Squadra Mobile, hanno ricostruito le ore antecedenti l'omicidio di Khaled Bilal Ahmed, iracheno 41 anni, ucciso nella notte del 22 giugno davanti le stazione metro San Giovanni.

Stando a quanto emerso l'assassino, Grigoryan Suren un 27enne armeno incensurato, con foglio di soggiorno provvisorio perché richiedente asilo politico, ha mal digerito la decisione presa da Khaled Bilal Ahmed e dal suo socio - titolari di un autolavaggio di Roma - che volevano allontanare il ragazzo dal lavoro perché nei giorni precedenti avevano notato una serie di ammanchi di soldi dalle loro casse. Da qui l'appuntamento per un incontro chiarificatore e la brutale aggressione con l'efferato assassinio di Khaled Bilal Ahmed e la fuga verso Napoli, interrotta alle 23 di ieri con l'arresto. Dunque, l'omicidio non è stata una rapina finita male come si immaginava in un primo momento, bensì una feroce vendetta. 

L'omicidio di piazzale Appio

I fatti. L'omicidio è avvenuto alle 22 di martedì 22 giugno, in piazzale Appio proprio davanti la metro San Giovanni, con diversi testimoni presenti, tra cui due ragazze che di sfuggita si erano accorte di quanto accaduto raccontando tutto alla polizia, di come un uomo (il 27enne armeno appunto) avesse ucciso Khaled Bilal Ahmed, profugo richiedente asilo, ospite presso il centro di accoglienza in via Aristide Staderini 9 e anche lui incensurato come il suo killer.

Un racconto che ha trovato fin da subito conferma anche dopo una prima visione di alcune telecamere della sala operativa della Questura che inquadravano, sebbene da lontano, il luogo in cui si era verificato l'omicidio: nei video si vedono due persone che stavano parlando sul marciapiede che fa angolo con via Taranto, quando uno dei due improvvisamente con un coltello preso di nascosto dalla tasca dei pantaloncini che indossava, decide di colpire il rivale con una serie di fendenti, per poi fuggire.

L'identificazione della vittima

La vittima aveva con sé uno zainetto con i documenti e qualche effetto personale, utile per determinare la sua attività lavorativa. Grazie a dei bigliettini indicanti un autolavaggio in via di Castel di Leva 322 e una fotocopia di un documento appartenente ad un cittadino giordano, gli agenti della Squadra Mobile hanno ispezionato contemporaneamente l'esercizio e dove l'iracheno viveva scoprendo dai registri dell'esercizio commerciale, aperto con le chiavi rinvenute nello zaino, che Khaled Bilal Ahmed e il cittadino giordano erano i due soci proprietari dell'autolavaggio di via di Castel di Leva in cui lavoravano due impiegati, uno siriano ed uno armeno, il killer di 27 anni appunto. 

La testimonianza del socio di Khaled Bilal Ahmed

Nella serata di ieri le indagini hanno avuto una svolta decisiva. Gli inquirenti hanno rintracciato e ascoltato il socio di Khaled Bilal Ahmed che ha raccontato di una serie di problemi con l'impiegato armeno legati ad alcuni ammanchi di soldi rispetto alle auto che venivano lavate, fatto per il quale i due soci avevano deciso di licenziarlo visto che, nonostante l'evidenza, il ragazzo continuava a negare di aver rubato denaro. Per questo motivo i due soci avevano deciso di pagargli l'ultima giornata di lavoro e poi allontanarlo, il tutto senza denunciato. Da qui l'incontro chiarificatore tra Khaled Bilal Ahmed e il 27enne sfociato in tragedia.

La conferma da altre immagini video

E così mentre un lato d'indagine ha raccontato cosa accaduto nelle ore antecedenti l'omicidio, poco dopo l'apertura del R-Store di piazzale Appio gli investigatori della Squadra Mobile hanno estrapolato dalle telecamere presenti il video che hanno immortalato perfettamente l'omicidio fornendo ulteriori e macabri particolari. Nelle immagini, infatti, si vedono i due uomini discutere sul marciapiede in modo apparentemente pacifico quando, all'improvviso, il dialogo è culminato nella violenta reazione dell'armeno che con un coltello ha colpito al colo e alla gola Khaled Bilal Ahmed.

Dopo aver sferrato diversi fendenti l'assassino sembrava quindi allontanarsi, per poi tornare indietro continuando ad infierire sulla sua vittima, lasciando addirittura il coltello conficcato nella nuca del suo ex datore di lavoro per poi dileguarsi. L'analisi video della fuga ha poi consentito di verificare un particolare che rivelato importante: una ferita evidente al dito dell'aggressore (come si vede nel fermo immagine della foto copertina). La conferma sull'identità del killer è stata poi fatta dal socio di Khaled Bilal Ahmed togliendo così ogni dubbio su chi fosse l'assassino, che andava solo trovato.

La caccia all'uomo e la cattura

La caccia a Grigoryan Suren è durata tutta la giornata di ieri. Il segnale gps del sul suo cellulare ha portato gli agenti da Rocca di Papa a Ciampino sino alla stazione Termini, dove il fuggitivo ha preso un treno in direzione sud senza che i poliziotti riuscissero ad arrivare in tempo. L'obiettivo del 27enne armeno era quello di raggiungere Napoli in treno. Un piano però capito dalla polizia di Roma che ha allertato la Squadra Mobile di Napoli. A mezzanotte, dal treno regionale arrivato alla stazione ferroviaria di Napoli centrale, è sceso il 27enne che ha trovato ad attenderlo i poliziotti. Da lì in poi è stata solo prassi con l'assassino finito nel carcere di Poggioreale a disposizione della Magistratura.

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