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Cronaca

Decapitata all'Eur, choc nella comunità ucraina: "Uccisa nel nostro giorno di festa"

Nessuno sembra conoscerlo. Il Consolato ha richiesto i suoi dati per mettersi in contatto con la famiglia. L'associazione che tutela colf e badanti straniere si costituirà parte civile

E' sotto choc la comunità ucraina di Roma. Indignazione e sconcerto per quanto accaduto alla loro connazionale Oksana Martseniuk. Nelle associazioni che raccolgono gli oltre 10.000 ucraini che vivono nella Capitale non si parla d'altro. Tutti cercano qualcuno che parli di lei. Difficile trovarlo. La 38enne governante ucraina era infatti una tipa riservata. Il suo nome non compare in nessun associazione. Oles Horodetskyy, presidente dell’ "Associazione Cristiana Ucraini in Italia" a RomaToday: "E' possibile che abbia partecipato alle nostre attività e manifestazioni, ma ufficialmente nessuno la conosce".

La notizia ha raggiunto la comunità ucraina mentre erano in corso le celebrazioni del 23esimo anniversario della liberazione dall'Unione Sovietica. Un anniversario quest'anno più che mai carico di significati.

Neanche al Consolato ucraino Oksana ha mai messo piede e gli uffici si stanno muovendo per reperire tutti i dati che la riguardano. Obiettivo è quello di mettersi in contatto con la famiglia per poter fornir loro tutto l'aiuto di cui hanno bisogno.

Già, la famiglia. Oksana lascia un marito e due figli. Sono in Ucraina e a quanto si apprende li avrebbe riabbriacciati a settembre. Un mese di ferie, per poi tornare a ottobre. A rivelare il particolare è un domestico di una villa vicina con cui Oksana, casualmente aveva scambiato delle chiacchiere. Per caso perché la 38enne non dava confidenza a nessuno. Era molto attaccata al marito e a quanto sembra non aveva molti amici.

Oles Horodetskyy: "Siamo alla ricerca di amici e conoscenti che possano raccontarci di lei e aiutarci a metterci in contatto con i suoi parenti". La redazione di RomaToday ha contattato anche altre associazioni, altri ucraini e nessuno sembra sapere nulla di lei. Dalla Questura non trapelano dati relativi alla sua città d'origine.

L'Associazione Nadiya Ferrara, che assiste e tutela badanti e colf straniere, quasi tutte provenienti dai paesi dell'ex area sovietica, fa intanto sapere che si costituirà parte civile. "La nostra associazione - informa Roberto Marchetti, fondatore e portavoce - si costituira' parte civile, qualora non provvedano altre istituzioni in Roma, in quanto riteniamo giusto che la famiglia dell'assassino debba sostenere tutte le spese, non solo del funerale, ma anche di mantenimento dei famigliari della vittima, povere persone a cui, oltre il dolore per il dramma, si vedra' interrotta la probabile unica fonte di sostentamento". L'associazione in una nota stampa spiega che "rileggendo in tutto il suo orrore, la notizia della uccisione con decapitazione della colf ucraina a Roma, la nostra associazione e' fermamente convinta che l'efferato omicidio sia frutto di un doppio affronto 'machista' dello squilibrato: primo perche' essendo donna, vista come 'donna oggetto' ma, ed e' altrettanto grave, perche' discriminatoria in quanto straniera, e quindi probabilmente con meno valore nella sua 'gerarchia' mentale di machista".

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