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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Nomentano / Via Antonio Musa

Case occupate: i ragazzi di via Musa che si "ripijano quello che gli appartiene"

I giovani del "progetto Degage" spiegano le loro ragioni: "Il palazzo è abbandonato e la Regione vorrebbe venderlo a un prezzo irrisorio. Lo lascino gestire a noi"

A vederli sembrano una grande cooperativa di pulizia. C'è chi taglia i rami secchi delle piante, abbandonate da anni. Chi armato di scopa e paletta pulisce l'ingresso del palazzo. E chi, ginocchia a terra, fa lo stesso all'interno dell'abitazione. Loro, però, non sono un'impresa di pulizia. Ma i tanto discussi 'ragazzi delle occupazioni'. Per la precisione, quelli del palazzo in via Antonio Musa, civico dieci, occupato sabato dai giovani del "progetto Degage. Partecipa - Organizzati - Occupa".

UNA 'NUOVA' CASA - Dormono a terra, fanno i turni per non lasciare mai la zona 'incustodita' e stanno provando a fare di quel palazzo casa loro. "Molti hanno già lasciato la stanza che avevano in affitto" racconta Marco, uno degli occupanti. Anche per questo, stanno facendo il massimo per rendere il posto vivibile. Così, qualcuno si allontana annunciando agli amici che tornerà presto con una cucina. Altri stasera porteranno le brande. 

LA VICINA - D'altronde, sembrano abitare là da anni. Una signora, che vive a due passi dal palazzo occupato, passa e saluta i ragazzi. Poi torna indietro e consiglia: "Mi raccomando quella pianta ha bisogno di acqua". I giovani sorridono, scambiano due battute con la signora e poi ricordano, fra loro, la fatica fatta poche ore prima per aiutare l'anziana a spostare dei vasi. In pratica, sembrano dei normali 'vicini' di casa. 

Occupazioni Case: il palazzo di via Musa

EGIONE E TELEFONO AZZURRO - I ragazzi, poi, ci tengono a chiarire che "il posto non è stato scelto a caso, ma a seguito di 'un'inchiesta' e di una scrupolosa ricerca di informazioni". E Marco chiarisce: "E' un palazzo di proprietà della Provincia di Roma da anni abbandonato e disabitato. Per l'esattezza - racconta - lo stabile, in origine, era di una duchessa che, al tempo del fascismo, aveva deciso di lasciarlo allo Stato". Poi il passaggio di mano, con la Provincia che "diventa proprietaria e che lo affida a Telefono Azzurro per ospitare i bambini maltrattati". Sei anni fa l'associazione lascia il palazzo che da quel momento "è finito nel dimenticatoio".
 
LA VENDITA - Negli ultimi periodi, però, grazie al prossimo decentramento che porterà l'amministrazione regionale all'Eur, "i vertici regionali si sono ricordati dell'esistenza di questo stabile". Per un motivo semplice, che i ragazzi hanno ben chiaro in mente: "Servono soldi da dare al palazzinaro di turno che costruirà il nuovo centro direzionale regionale e, quindi, questo palazzo va venduto per ricavare fondi. E - attacca Marco - vorrebbero venderlo ad una cifra irrisoria rispetto al reale valore".

STUDENTI FUORI SEDE - A questo punto, per loro, il passo è stato quasi automatico: "Occupare è una dimostrazione di volontà e di coscienza. Siamo tutti studenti universitari, molti dei quali fuori sede, e pagare gli affitti qui a Roma, spesso in nero, è davvero impossibile. Ci siamo semplicemente ripresi quello che è 'nostro': un palazzo che è sempre stato ignorato e per cui non è mai stato proposto un progetto serio".

LO STUDENTATO - Loro, invece, per quel palazzo e per altri spazi inutilizzati di progetti ne avrebbero. "C'è un altro immobile vuoto, a due passi da qui, che potrebbe essere usato in qualsiasi modo: una palestra, una mensa o uno spazio da dare agli universitari che, come noi, fanno 'dopo scuola' per guadagnare qualche soldo per mantenersi". I giovani, poi, rispondono a quelli che li accusano di cercare solo un modo per non pagare l'affitto. "La Regione dia questo spazio a noi in gestione e crei uno studentato dove farci vivere con affitti 'decenti' anche perchè lo spazio non manca, dato che il palazzo ha un'infinità di stanze".

LO TSUNAMI - Insomma, lo sguardo resta fermo verso il futuro. Futuro in cui il tentativo di sgombro da parte delle forze dell'ordine è sempre più probabile e, forse, vicino. Loro, però, non si spaventano. "Sono cinque giorni che siamo qua ed è una grande prova di forza e di unità d'intenti. Se ci 'cacceranno', occuperemo un altro palazzo vuoto". Lo tsunami è appena cominciato. 

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