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Mercoledì, 4 Ottobre 2023
Cronaca

Edifici occupati abusivamente, 20 condanne per gli attivisti

La pena massima per la leader del Comitato Popolare di Lotta per la Casa, Pina Varriale: un anno e 6 mesi. Salta l'ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata all'estorsione

L’ex scuola Amerigo Vespucci, a Centocelle, ma anche l’ex clinica San Giorgio in via delle Medaglie d’Oro, la sede dell’Istituto Hertz, sulla Tuscolana, e una scuola a Tor Carbone: sono alcuni degli edifici abbandonati e occupati abusivamente finiti al centro di un’inchiesta arrivata a conclusione con 20 condanne.

Le accuse per gli imputati erano di occupazione abusiva e furto di elettricità, e la pena più severa è scattata per Maria Giuseppa “Pina” Vitale, 62 anni, leader del Comitato Popolare di Lotta per la Casa, per cui i giudici hanno stabilito un anno e sei mesi di reclusione, mentre per gli altri imputati, tutti attivisti e occupanti degli edifici, sono state emesse pene che vanno dai 6 mesi a un anno e 3 mesi. I giudici hanno invece bocciato l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione su cui aveva puntato la procura in sede giudiziaria.

L’accusa ha infatti sempre sostenuto che Vitale e gli altri attivisti avessero occupato gli stabili con una serie di blitz per impedire che ritornassero in possesso di privati o enti pubblici, sostenendo anche che chiedessero (estorcessero, da cui l’accusa) somme di denaro agli occupanti degli edifici giustificandoli con pagamenti di bollette inesistenti, visto che gli allacci erano abusivi. La difesa invece ha sempre ribattuto che si trattava di somme chieste per spese comuni e piccoli interventi di manutenzione.

“Dopo sette anni di processo in cui sembrava che l’obiettivo fosse sgominare una pericolosa banda, siamo arrivati a una pronuncia che di fatto non accoglie l’impostazione che nel 2014 la procura aveva dato, quella di associazione a delinquere finalizzata a estorsione - ha detto l’avvocato Arturo Salerni, che ha difeso gran parte degli imputati insieme con il collega Flavio tozzi Albertini - Un’accusa smentita dalla pronuncia del tribunale di Roma. Ora aspettiamo le motivazioni, poi decideremo se ricorrere per la parte residuale”.

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