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Cronaca

Il 2017 della Capitale: 10 notizie da consegnare alla storia di Roma

Dalle elezioni di Ostia all'addio del Capitano della Roma, i fatti salienti dell'anno che se ne va

Gli incendi estivi e l'acqua che scarseggia, il disagio abitativo, la sicurezza nelle periferie, la crisi nera dei trasporti, il sistema rifiuti che non regge. Un anno, il 2017 in chiusura, che sembra tristemente confermare le ormai croniche "emergenze" della Capitale. E se il Movimento Cinque Stelle festeggia la presa di Ostia, si barcamena al contempo nel tentativo di rispondere a una città in affanno. Dodici mesi che passano alla storia per i drammi della cronaca nera, per le bagarre politiche, per l'addio del Capitano della Roma. Proviamo a raccontarveli tutti d'un fiato, con dieci notizie, a nostro avviso, da non dimenticare. 

Le elezioni di Ostia 

E' l'evento politico dell'anno. Il 20 novembre il Movimento Cinque Stelle conquista Ostia. Il X municipio della Capitale chiude con il 2017 i due anni di commissariamento per mafia. Giuliana de Pillo, già consigliera grillina e delegata della sindaca Raggi, batte al ballottaggio Monica Picca del centrodestra. Ma a vincere su tutti è l'astensione. Con l'affluenza al 33,60 per cento, vota un cittadino su tre. Una sentenza. E a segnare la corsa elettorale c'è il risultato di Casapound. I "neri" di Ostia entrano in Consiglio municipale, un dato storico per i fascisti del terzo millennio che, con il 9,1 per cento dei voti, eleggono un consigliere. Anche se, a macchiare i militanti di estrema destra per l'intera campagna elettorale c'è l'endorsement su Facebook di Roberto Spada, esponente della nota famiglia balzata ogli onori delle cronache lidensi. Le ipotesi di una combine tra il clan e i neofascisti di Luca Marsella rimbalzano sui media. Solo chiacchere da bar per Casapound, argomenti scottanti per i candidati che alimentano infinite schermaglie politiche. E casus belli di una violenta aggressione ai danni di un giornalista.  

Il caso Spada, la testata e la faida tra clan

"Casapound può cambiare le cose a Nuova Ostia? Tu hai scritto di sì". Alla domanda ripetuta più volte, Roberto Spada risponde con una testata in pieno volto. E' l'8 novembre, mancano dodici giorni al voto sul litorale, e il giornalista Rai Daniele Piervincenzi, insieme all'operatore Edoardo Anselmi vengono aggrediti fuori dalla palestra del clan a Ostia Nuova. Il video finisce sulle prime pagine di tutti i giornali e infiamma il dibattito per giorni: 
fin dove arriva e come agisce il potere della malavita lidense, chi vi si è appoggiato in tempi di elezioni, chi tutela il lavoro dei giornalisti che tentano di raccontarla. Si scende in piazza per la libertà di informazione, e la politica (anche stavolta divisa) manifesta in strada per la legalità. Roberto Spada viene arrestato per aggressione con l'aggravante del metodo mafioso. Ma il tutto non smuove le coscienze a sufficienza. Le urne restano quasi deserte. 

Seguono, ad appena una settimana dal voto, la gambizzazione del nipote di Terenzio Fasciani, fratello di Don Carmine, nel locale Disco Giro Pizza, e due agguati in serie a Ostia Nuova: cinque colpi di pistola alla porta di casa di Silvano Spada e i calci e pugni alla porta di casa del fratello Giuliano. Un preoccupante effetto domino criminale, nel mirino degli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia, che ha spinto la sindaca Raggi a bussare alla porta del ministro dell'Interno: "A Ostia serve l'esercito".  

La pineta di Castel Fusano devastata dagli incendi

Uno scenario desolante con alberi bruciati e il polmone verde di Ostia distrutto. Nello scorrere l'anno di Roma restiamo dunque, ancora, sul litorale. Una vera emergenza incendi ha tenuto in scacco la pineta di Castel Fusano tra luglio e agosto, nel mirino di un gruppo di piromani poi finiti in manette dopo un'indagine dei magistrati. Secondo Legambiente è andata a fuoco un'area vasta 65 campi da calcio. Le immagini di elicotteri e canadair impegnati quotidianamente per settimane nello spegnimento delle fiamme, sono impresse nella memoria della città. La pineta è stata riaperta al pubblico solo tre mesi dopo, a fine novembre, ma la bonifica deve ancora partire. Il Comune ha stanziato un milione e 500 mila euro per gli interventi per l'installazione di un sistema di videosorveglianza. 

E non solo l'area di Castel Fusano è stata vittima dei roghi estivi. Il clima rovente ha contribuito ad alimentare centinaia di incendi quotidiani nelle aree boschive, alle porte della città, ma anche nelle zone verdi di periferia, vedi il parco di Centocelle e Torre Spaccata, o intorno alle arterie ad alto scorrimento, su tutte la via Pontina, creando disagi continui al traffico. Ricordiamo poi lo scoppio che ha coinvolto lo sfasciacarrozze di via Mattia Battistini, i primi di giugno, riaprendo la ferita di una delocalizzazione degli sfasci promessa da anni ma mai realizzata. Senza dimenticare i continui roghi tossici nei campi rom o nei pressi di insediamenti abusivi. Una costante anche in inverno, tutto l'anno, tanto da finire nell'agenda della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle periferie. Come risolvere il problema? Nel ventaglio di possibilità anche l'arrivo dell'Esercito. Sarà il 2018 a dare, si spera, qualche risposta in più. 

L'emergenza idrica e il lago di Bracciano

Dal fuoco all'acqua, ecco l'altra emergenza che ha tenuto Roma col fiato sospeso. Tra giugno e settembre la città ha rischiato un piano di razionamento delle risorse idriche. Un'emergenza siccità finita sulle pagine del New York Times. E, in parallelo, la città a secco è costata carissima al lago di Bracciano, che in poche settimane ha raggiunto un livello idrico ai minimi storici a seguito delle captazioni straordinarie di Acea. Da qui il braccio di ferro durato un'estate tra Comune e Regione. Con la sindaca Raggi nella scomoda posizione da un lato di difesa della multiutiliy capitolina, di cui è il socio di maggioranza, dall'altro di presidente del consorzio Lago di Bracciano, in quanto sindaco della Città metropolitana. E con il presidente Nicola Zingaretti in "guerra" contro Acea a colpi di ordinanze, emesse per fermare i prelievi dannosi per l'ecosistema lacustre a nord di Roma. Insomma, uno scontro estivo che ha tenuto campo su tutti i giornali per settimane. Alla fine il razionamento non è servito e Acea ha avviato un piano di intervento sulle perdite alla rete idrica che dovrebbe scongiurare il ripetersi dell'emergenza la prossima estate. O almeno questa è la promessa. 

Via Curtatone, lo sgombero, l'emergenza abitativa

E' il 19 agosto 2017. Roma sonnecchia ancora nella canicola estiva. All'alba, nel silenzio di una città dormiente, decine di mezzi pesanti, blindati, volanti, circondano piazza Indipendenza a pochi metri dalla stazione Termini. La storica occupazione di via Curtatone 3, in piedi dal 2013, viene sgomberata. Centinaia di migranti del Corno d'Africa finiscono per strada. E dopo giorni di trattative per sistemare le famiglie, il 24 agosto la polizia in tenuta antisommossa disperde i rifugiati che dormivano sulle aiuole con cariche e idranti. Immagini forti che fanno il giro dei media, portando alla ribalta nazionale il disagio abitativo che permane da anni nella Capitale. E scoperchiando l'assenza di programmi e azioni sul tema messi in campo dalla giunta Raggi. 

Il mondo delle occupazioni con i suoi 9mila occupanti diventa l'urgenza da affrontare, ma stavolta gli sgomberi non potranno avvenire senza una valida alternativa alloggiativa, come imporrà una circolare del Viminale subito dopo i fatti di via Curtatone. E poi, in agenda, ci sono le case popolari e le lista d'attesa infinite (10.500 assegnatari), che l'amministrazione ha deciso di affrontare lanciando a fine anno l'operazione "scroccopoli", finalizzata a 'liberare' gli alloggi occupati senza titolo e a far scorrere le graduatorie, insieme ai residence che dovrebbero chiudere entro il 2018, ma con diverse incognite.  

Gli stupri da via Collatina a Villa Borghese

"Il governo intervenga subito, anche con leggi speciali". L'allerta arriva dalla sindaca Virginia Raggi. Prima a Termini, poi a villa Borghese, poi ancora, un mese dopo sulla via Collatina. Violenze e aggressioni su donne indifese hanno segnato l'autunno delle cronache romane, tanto da lanciare l'emergenza sicurezza - l'ennesima - con richiesta a palazzo Chigi di dare una mano. 

L'8 settembre una 20enne finlandese, da pochi giorni in Italia per lavoro, è stata picchiata, stuprata in strada e rapinata tra via Giolitti e piazza dei Cinquecento. A finire in manette un 22enne del Bangladesh. Il 13 settembre un ragazzo di 28 anni viene fermato dietro il Campidoglio, accusato di tentata violenza sessuale su una 23enne belga. Ancora il 18 dello stesso mese, una tedesca di 57 anni viene trovata nuda, legata a un palo con un fazzoletto in bocca, in viale Giorgio Washington. Racconterà poi agli inquirenti l'incubo vissuto tra percosse e violenze. E arriviamo al 3 novembre. Due ragazzine di 14 anni vengono stuprate da un 20enne abitante in un campo rom. Si fa chiamare Alessio Il sinto, e per adescarle ha usato il web. Frase romantiche, citazioni d'amore, poi l'appuntamento che si è trasformato in un inferno per le due quasi bambine. Un atto "compiuto con estrema freddezza e determinazione unite ad un'assoluta mancanza di scrupoli e a una non comune ferocia verso le vittime" sono le parole del gip nell'informativa sui fatti. Sconvolta anche la sindaca Raggi: "Da donna e mamma scossa nell’animo".


L'omicidio Galvagno e la movida violenta di Roma 

Prima l'urto a una donna sulla pista da ballo, poi la lite e il pestaggio mortale fuori dal locale. E' la notte del 3 settembre. Giuseppe Galvagno, 50enne catanese, viene trovato agonizzante e sanguinante nel parcheggio della discoteca San Salvador all'Eur. Inutile la corsa in ospedale. L'uomo perde la vita poco dopo, simbolo delle notti violente della Capitale. Accusati di omicidio volontario i cinque buttafuori, tutti italiani di età compresa fra i 44 ed i 32 anni, ritenuti responsabili della morte dell'imprenditore che abitava a Romanina, massacrato di calci e pugni in testa fino a provocargli un'emorragia cerebrale letale. 

Sorelline rom bruciate dentro un camper

Il conforto alla famiglia arriva dal quartiere, stretto attorno a madre, padre, fratelli con fiori sul luogo della morte e fiaccolate per chiedere giustizia, dal presidente della Repubblica Mattarella che esprime il suo cordoglio, da Papa Francesco. La primavera è appena cominciata, quando Roma è scossa da un dramma che non può non segnare le cronache dell'anno. Il 10 maggio, nella notte, l'esplosione di una molotov su un camper parcheggiato nella zona di villa De Sanctis uccide tre sorelle rom. Mentre gli altri componenti della famiglia riescono a fuggire, Francesca, Angelica, Elisabeth, di 4, 8 e 20 anni, muoiono tra le fiamme indomabili, arse vive in quel calore che si sprigiona nel piccolo abitacolo senza lasciare loro via di scampo. Parte la caccia ai responsabili. Accantonato dopo poco dagli inquirenti il movente razziale, è emersa una faida tra clan all'interno dei campi di via Salviati e Barbuta, dove la famiglia Halilovic aveva vissuto prima di allontanarsi con il camper. A dover rispondere di omicidio plurimo ci sono due fratelli, Serif e Andrea Seferovic e altre due persone, arrestate in Bosnia nel mese di ottobre. Il movente? Una barbara guerra tra famiglie rivali costato la vita a tre innocenti. 

Mafia Capitale: la sentenza

"Nessuna mafiosità, solo corruzione". E' nero su bianco nel documento di oltre 3200 pagine depositato la mattina del 17 ottobre dai giudici della X Sezione penale del Tribunale di Roma, in un passo delle motivazioni della sentenza di "Mafia Capitale". Dopo 21 mesi e 230 udienze, a due anni e mezzo dai 37 arresti del Ros, la sentenza del giudice Rosanna Ianniello fa cadere per tutti gli imputati sia il 416 bis – l’associazione a delinquere di stampo mafioso – che l’aggravante mafiosa prevista dall’articolo 7. Restano però condanne pesanti per il gruppo criminale che ha tenuto in scacco la città: 20 anni di carcere per Massimo Carminati, 19 per il "ras delle cooperative" Salvatore Buzzi, 11 per lo storico braccio destro del cecato Riccardo Brugia, e - per la compagine politica - 6 anni a Mirko Coratti, ex presidente del Consiglio comunale sotto il governo Marino, 11 a Luca Gramazio, ex consigliere Pdl. E ancora 5per l'ex presidente del X municipio Andrea Tassone, 3 per l'ex consigliere comunale Pdl Giordano Tredicine.

L'addio al capitano della Roma

Impossibile non inserirlo tra le dieci notizie dell'anno. Tutta la città, tifosa giallorossa e no, ricorderà l'addio alla Roma di Francesco Totti. E' il 28 maggio 2017, la squadra di Spalletti si aggiudica la qualificazione in Champions League, ma il godimento per la vittoria, in curva sud, dura pochissimo. Lo spazio è tutto per emozioni, forti, e lacrime: la "magica" perde, sul campo, quello che per 25 anni è stato il suo faro indiscusso. Così, in una scenografia da film, dà il suo saluto tra applausi e lacrime al "re del calcio". Lui, Francesco Totti, ricambia con una vera lettera d'addio che legge commosso al microfono, rivolto alla sua curva. "Ora è finita veramente - recita con gli occhi rossi - mi levo la maglia per l’ultima volta. La piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai. Scusatemi se in questo periodo non ho rilasciato interviste e chiarito i miei pensieri, ma spegnere la luce non è facile". Un'emozione che ha coinvolto gli oltre 65mila tifosi presenti. Una giornata storica, che l'Olimpico difficilmente potrà scordare.  


 

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