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Cronaca Ardeatino

Rom da Tor de' Cenci all’Ex Fiera: quali sono i costi dell'operazione?

Le famiglie rom continuano lo sciopero della fame: "Condizioni disumane. Non potevamo aspettare nei nostri container?"

Lo smantellamento in tempi record del campo rom di Tor De Cenci continua a far discutere. Soprattutto le condizioni “da emergenza sanitaria” (secondo diverse denunce) in cui sono state lasciate le circa 180 persone sgomberate che hanno visto i loro container distrutti in poche ore.

Il dato certo è che il nuovo campo non è pronto (lo sarà a giorni). Così sono stati portati tutti, o quasi, all’ex Fiera di Roma, sulla Colombo. Sono  state allestite delle brandine, affittati una decina bagni chimici e sette docce (per 180 persone), istituito un servizio di guardiania e di controllo. Vengono inoltre distributi dei pasti  precotti tre volte al giorno e  il posto è presidiato da un mezzo della Croce Rossa.

Un  gruppo di operatori sociali di cooperative legate all’Arciconfraternita SS. Sacramento e San Trifone organizza e regola la giornata. Una domanda sorge spontanea: quanto sta  costando ai cittadini romani questa “emergenza Tor De Cenci”? Per ora dal Comune di Roma, nessuna risposta. Così abbiamo provato a fare una stima.

I COSTI – Per farci un’idea abbiamo preso i costi riportati sul report dell’Associazione 21 Luglio “La casa di carta”, relativi al centro di accoglienza di via Salaria 971, gestito  dal Consorzio Casa della Solidarietà, riconducibile alla stessa Arciconfraternita. In base a un’intervista rilasciata all’associazione da un’esponente dell’amministrazione il Comune di Roma versa 12 euro al giorno per ogni ospite della struttura. Anche se la spesa stimata in un anno per le persone in quel momento accolte era di 2milioni e mezzo di euro, quindi 19 euro pro capite.

Nel primo caso, 12 euro, la spesa sarebbe di 2160 euro al giorno, 15.120 in una settimana. Nel secondo, 19 euro, di 3.420 per un giorno e di 23.940 per una settimana. E questo se la promessa del sindaco Alemanno di spostarli lunedì si avvererà. Se invece, come sostiene l’operatore sociale dell’Arci Solidarietà Paolo Perrini, che è andato a visionare il nuovo campo di Castel Romano, “il capocantiere ha detto che ci vorranno ancora due mesi, un mese e mezzo se si lavora anche di notte” i costi potrebbero più che quaduplicare.

NON SI POTEVA ASPETTARE? - Il vicesindaco, nonché assessore alle Politiche Sociali, Sveva Belviso, l’aveva promesso da tempo ai cittadini dei quartieri limitrofi all'ormai ex campo. Così, non appena il Tar, giovedì scorso (27 settembre) ha respinto il ricorso di alcuni residenti del campo contro lo sgombero, ha fatto partire le ruspe. Ventiquattr'ore non sono bastate. La mattina di venerdì 28 il campo rom di Tor De Cenci è stato definitivamente abbattuto sotto gli occhi dei suoi abitanti, compresi i bambini.

I lavori per allargare il  campo di Castel Romano, dove parte dei rom dovrebbero essere portati, però non sono stati ancora ultimati. Considerando i costi e considerando la mancanza di alternativa ci sembra giusto chiederci: era così urgente sgomberare un campo aperto da vent’anni? Non si poteva aspettare l’ultimazione dei lavori dell’insediamento di Castel Romano? Quanto è costato l’allargamento di quest’ultimo? Domande importanti dal momento che una delle proposte delle famiglie che ci hanno vissuto e delle associazioni che hanno lavorato per anni dentro al campo era quella di ristrutturarlo.

CONDIZIONI DISUMANE – Oltre ai costi e alle polemiche, rimane la denuncia delle condizioni in cui le famiglie rom sono costrette a vivere. Per questo in cinquanta hanno iniziato lo sciopero della fame. “Due persone sono state ricoverate al Sant’Eugenio”racconta un uomo seduto sotto a un gazebo ricoperto dalle fotografie dello sgombero. Entriamo nel padiglione dell’Ex Fiera dove non è concesso scattare fotografie. Il pavimento è ricoperto da una moquette vecchia che una donna tenta inutilmente di spazzare.
 
“E’ pieno di pulci” racconta. Ovunque brandine e materassi. Affiancati da cumuli di vestiti e “quei pochi beni personali che siamo riusciti a salvare dalle ruspe”. Nessuna finestra. Solo una porta antipanico spalancata per far prendere un po’ d’aria. Fuori dalla struttura, una decina di bagni chimici e solo sette docce per 180 persone. “Non c’è un frigorifero per il latte per i neonati. Non abbiamo nemmeno un posto per cambiarli. Tre volte al giorno ci vengono dei pasti precotti. Gli stessi per tutti senza considerare che la maggior parte sono bambini piccoli”. Molti bambini hanno saltato la scuola in questi giorni.

QUALCUNO E’ RIMASTO PER STRADA – Nessuna accoglienza invece per le famiglie rom che nei giorni scorsi erano scappate da La Barbuta, dove erano state portate a luglio, per ritornare al proprio campo di Tor De Cenci. Convivenza impossibile con l’altra comunità, il motivo. “Dopo lo sgombero di venerdì il gruppo che era scappato da La Barbuta è stato riportato lì, nella speranza che si riappacificasse la situazione con la comunità rom presente da anni.” spiega Paolo Perrini. “Ma a quanto ne sappiamo, lì dentro non ci sono più entrati e qualcuno è tornato a Tor De Cenci e dorme nei furgoni”.

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