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Cronaca

Neonato morto al Pertini, oltre 100mila firme per chiedere accompagnatori h24 alla nascita

Una petizione lanciata su change.org chiede alle strutture ospedaliere di rivedere protocolli che in molti casi risalgono ancora alla pandemia e non consentono alle mamme di avere qualcuno vicino in stanza

Oltre 100.000 firme in poco più di 24 ore per dire basta alla violenza ostetrica, a protocolli che costringono le neomamme a gestire da sole, dopo l'esperienza del travaglio e del parco, i loro piccoli, e per impedire che si verifichino altre tragedie come quella dell'ospedale Pertini. Dove lo scorso 8 gennaio un neonato è morto soffocato sotto il corpo della mamma, che si è addormentata stremata dalla fatica e dalla mancanza di sonno mentre lo stava allattando.

La petizione è stata lanciata sul sito Change.org dall’Associazione “Mama Chat”, ed è intitolata “Basta morti inutili e mamme sole! Chiediamo di garantire accompagnatori H24 alla nascita”. La richiesta rivolta alle strutture è di aggiornare i protocolli ospedalieri per consentire l’ingresso h24 a un accompagnatore, garantendo l'accesso in tutti gli ospedali italiani del partner o di un familiare al momento del parto e durante tutta la degenza.

Perché è vero che la pratica del rooming-in - ovvero quella di lasciare il neonato nella stanza della madre da subito, 24 ore su 24 - è consigliata da associazioni come Oms e Unicef per la promozione dell’allattamento al seno, del contatto tra madre e neonato e per il rinforzo del legame, ma le linee guida prevedono che il partner o il familiare prescelto sia parte integrante del processo, potendo rimanere nella stanza della mamma per darle il cambio nella cure del piccolo e per sostenerla nei momenti di comprensibile e inevitabile stanchezza. 

Perché le neomamme si ritrovano spesso sole con il piccolo

Cosa che non accade in tutti gli ospedali, per ragioni differenti: la mancanza di stanze singole (la mamma del Pertini condivideva, infatti, la stanza con un’altra mamma, che ha assistito alla tragedia) e i protocolli di prevenzione del contagio da covid-19. Alcune strutture, insomma, non consentono a partner o accompagnatori di restare all’interno della stanza per un tempo prolungato, ma concedono solo alcune ore di visita. E non è un caso che anche alcuni molti padri abbiano deciso di sottoscrivere la petizione: “Firmo perché sono un neo papà che ha potuto essere presente solo due ore della notte in cui è nata mia figlia”, è una delle testimonianza che si legge sul change.org.

"Dalla pandemia negli ospedali di tutta Italia sono entrate in vigore regolamenti che oggi persistono senza una reale necessità sanitaria o organizzativa per le strutture ospedaliere - proseguono i promotori della petizione - In questi anni di covid sono migliaia i neo-genitori che hanno vissuto, ancor più di prima, esperienze di degenze ancor più isolanti e maltrattanti, senza che vi siano motivazioni giustificate, in un momento della vita già delicato che dovrebbe portare con sé momenti positivi".

La petizione chiede inoltre che "vi siano più controlli e supporto alle famiglie soprattutto nei momenti parto e post-parto, i quali sono estenuanti, fragili e difficili da affrontare, siano guidati dagli esperti anziché ostacolati, con cura e con consapevolezza, mettendo i bisogni delle mamme e l'assistenza a loro al centro”.

Proseguono, intanto, le indagini sulla morte del piccolo al Pertini. I poliziotti che indagano sull’accaduto hanno acquisito la documentazione relativa alla degenza della donna in ospedale, cartelle cliniche e fogli turno, e stanno raccogliendo le testimonianze del personale medico sanitario, dei familiari e delle altre pazienti presenti nel reparto di ostetricia e ginecologia.

La famiglia è pronta a presentare formale denuncia tramite il proprio avvocato, mentre in parallelo la direzione dell’ospedale ha avviato un audit clinico per verificare la correttezza e l’aderenza alle pratiche del rooming-in e l’appropriatezza delle procedure.

La richiesta di aiuto negata: sui social si moltiplicano le testimonianze

La madre del piccolo ha infatti raccontato di avere chiesto diverse volte di portare il bambino nella nursery per potersi riposare, ma che le sarebbe sempre stato negato. Va quindi chiarito se questa richiesta sia stata effettivamente avanzata e rifiutata più volte, e se sì i motivi: il fatto di aderire alla modello del rooming-in non comporta, chiaramente, che in caso di conclamata difficoltà da parte della neomamma non si intervenga per modificare la procedura, magari appunto trasferendo il piccolo per qualche tempo nella nursery, come accade invece in altre strutture romane.

Il rooming-in, come sottolineato in più occasioni nei giorni scorsi da numerosi esperti, richiede supporto ed elasticità nell'assistere le neomamme, che dopo i dolori e la fatica del travaglio e del parto potrebbero comprensibilimente non riuscire a prendersi cura adeguatamente di un neonato e potrebbero crollare addormentate dalla stanchezza, come accaduto alla mamma del piccolo.

Sui social, intanto, molte donne stanno condividendo le loro esperienze confermando le grandi difficoltà affrontate subito dopo il parto e la mancanza di adeguata assistenza: "In questo ospedale è nato mio figlio e conosco benissimo il trattamento che riservano alle neomamme. Sono stata lì 3 giorni e pur di non litigare mi attenevo a qualsiasi loro regola", è il racconto condiviso da una mamma riferendosi al Pertini, ma testimonianze di abbandono post parto arrivano anche da altri ospedali romani. 

"Quando ho partorito, il bambino mi sarebbe stato lasciato anche di notte, il giorno dopo il cesareo, e nonostante avessi lamentato dolori lancinanti alla ferita e alle ossa che solo in seguito ho potuto correlare con la mia positività al Covid-19 - racconta un'altra mamma, facendo riferimento a un'altra struttura romana - Quando ho fatto presente il dolore alla testa e alle gambe e la mia incapacità di tenere il bambino anche la notte, mi è stato risposto che la prassi era quella a prescindere dalle mie condizioni e che si sarebbe dovuto chiedere un 'favore' alle operatrici del nido. Per fortuna, in questo caso c'è stata comprensione. Però mi chiedo: cosa sarebbe accaduto se il bambino mi fosse stato lasciato in camera di notte con la poca lucidità che avevo per la febbre e i dolori?"

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