Ndrangheta ad Anzio, il 'Pinguino' accusato di gestire la droga in arrivo dalla Colombia e da Panama
I carabinieri gli hanno notificato in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso
Nuovi guai per Alfonso Manera romano di 58 anni, detto 'Pinguino'. Già arrestato lo scorso febbraio in una maxi operazione che svelò gli affari dalla 'Ndrangheta ad Anzio e Nettuno dal traffico di quintali di cocaina dal Sud America, fino allo sversamento illegale dei liquami. Passando per l'infiltrazione nei palazzi comunali e nelle industrie dell'economia legale anche per riciclare il denaro.
Una holding con chiare tinte calabresi disvelata dalle indagini della Dda di Roma che all'alba di giovedì 17 febbraio ha portato all'arresto di 65 persone, di cui 39 in carcere e 26 ai domiciliari, collegate alle 'ndrine operanti tra Anzio e Nettuno. Tra loro c'era anche Manera ristretto in carcere a Viterbo.
Dagli approfondimenti investigativi svolti a seguito dell'operazione eseguita lo scorso mese di febbraio, i carabinieri del nucleo investigativo di Roma hanno notificato una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere nei sui confronti perché gravemente indiziato di associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso.
L'uomo, secondo quanto ricostruito dai militari del nucleo investigativo di via In Selci, avrebbe avuto un ruolo di primo piano in ordine alla pianificazione della catena logistica che doveva gestire le ingenti importazioni di sostanze stupefacenti, con l'aggravante di aver agito al fine di agevolare l'attività del sodalizio ‘ndranghetistico. Droga che arrivata soprattutto dalla Colombia e da Panama.