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Cronaca

"Nasoni" in crisi: il Comune paga in ritardo. Le fontane verso l'estinzione?

La famiglia Carnevali è l'ultima rimasta a produrre le tipiche fontane romane ma la crisi colpisce anche loro. Spiegano: "Spesso ci sono ritardi nei pagamenti. Veniamo pagati anche ogni 8-10 mesi"

Sono uno degli elementi più caratteristici di Roma. Se ne trovano quasi a ogni angolo per le strade e, soprattutto in estate, sono utilissimi a risollevarti dalla calura. Sono i nasoni, le tipiche fontanelle in ghisa, così dette a causa del rubinetto ricurvo, che richiama, appunto, la forma di un naso. La crisi si abbatte pure su di loro e a Roma è rimasta solo una fonderia a produrle: quella della famiglia Carnevali. Osvaldo Carnevali ha la ghisa nel sangue. Lo stesso che è passato nelle vene di tre generazioni. Nonno, padre e figli si sono tramandati un'eredità fatta di metalli e sudore che ha portato la fonderia di famiglia ad essere l'ultima ad esistere a Roma e nel Lazio a fabbricare i nasoni. E la crisi economica di certo non aiuta a tenere in vita questi antichi mestieri.

LA CRISI ECONOMICA - "Spesso ci sono ritardi nei pagamenti - si sono lamentati i proprietari della fonderia -. Veniamo pagati anche ogni 8-10 mesi. Per fortuna abbiamo molte richieste di lavoro, non solo in Italia ma anche nel mondo dove riusciamo ad esportare. La maggior parte arredamento urbano: ora stiamo lavorando a dei lampioni da consegnare a Dubai". A portare avanti l'eredità di Osvaldo, donata da nonno Luigi, sono ora i suoi figli e i loro 15 dipendenti. Un mestiere difficile che deve stare al passo con i tempi. E soprattutto cercare di reggere il peso della crisi. Il problema c'è e lo ammette lo stesso assessore capitolino alle Attività produttive, Davide Bordoni: "Le amministrazioni pagano con ritardo. E' un problema annoso. Cerchiamo di risolverlo tutti giorni per far in modo che la nostra ragioneria mantenga gli impegni presi. Il sindaco inoltre sta lavorando proprio su questo tema con l'Anci sul famoso patto di stabilità".

LA FAMIGLIA CARNEVALI - La famiglia Carnevali è quasi un'istituzione a Roma. Ovunque ti giri nelle strade della capitale c'è qualcosa che porta la loro firma: dai lampioni alle targhe, dai cestini per l'immondizia alle panchine fino alle lanterne del colonnato di San Pietro. Ma è forse il nasone il prodotto a cui tengono di più. Cento chili di ghisa lavorati a oltre 1300 gradi per creare le famose fontanelle con quel rubinetto 'curvo'. "Noi ne abbiamo fatti duemila - ha detto Osvaldo -. Per le strade di Roma ce ne saranno circa 4.500. Comprammo il modello per lo stampo, che risale ai primi del Novecento, dalla fonderia Meloni che ora non c'é più. Quando mio padre Luigi negli anni '40 iniziò a lavorare a Roma, a San Lorenzo in via dei Sabelli, c'erano tante altre fonderie: Bastianelli, Marazzi, Meloni. Tutte fallite purtroppo. Perché é un'arte difficile da tramandare di padre in figlio. La fonderia è come una bella donna je devi stà sempre vicino".

COME NASCE UN NASONE - Bastano quattro ore per fare un 'nasone': il mix di ferro, carbonio e cromo viene portato ad altissime temperature (1300-1400 gradi) poi una volta liquido si versa nei modelli fatti di una speciale resina (in passato veniva utilizzata la terracotta). I metalli si solidificano e aperto lo stampo ne uscirà una fontanella 'incandescente'. Toccherà poi aspettare che si raffreddi completamente prima di lavorarla per le rifiniture. "L'arte di questo mestiere è che si fa ancora tutto a mano - ha commentato Osvaldo, 79 anni ma senza l'ombra degli affanni di una vita passata in fonderia -. Ricordo ancora quando da piccolo aiutavo mio padre. Alla fine si faceva tardi e dormivo in una carriola. Ci vuole passione per lavorare in fonderia. Molto spesso ho messo davanti il lavoro alla famiglia. Mia moglie ogni volta che tornavo a casa mi diceva: 'Puzzi de ghisa'. Ma non mi pento di nulla". E davanti all'ennesimo 'nasone' rovente appena sfornato padre e figlio rivelano: "Il nostro sogno - hanno confessato - è creare un museo di questa fonderia". (Fonte Ansa)

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