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Cronaca

Cinema: morto a Roma Luigi Di Gianni, documentarista che ha raccontato il sud Italia

L'annuncio da parte della Lucana Film Commission di cui era presidente. Aveva 93 anni

Il regista Luigi Di Gianni, documentarista di ispirazione antropologica, autore di importanti docufilm dedicati ai rapporti tra magia e religione nel sud Italia, è morto a Roma all'età di 93 anni. L'annuncio della scomparsa è stato dato dalla Lucana Film Commission, di cui era presidente, esprimendo "dolore e commozione" per la scomparsa di "un maestro riconosciuto del documentarismo internazionale che ha profondamente legato la sua estetica ad un cinema antropologico che non ha mai smesso di scavare sul senso più profondo dell'anima e della psiche umana. Un'altra sua costante ricerca è stata quella del Sud esplorato in molteplici versanti con macchine fotografiche e cineprese".

Di Gianni ha documentato la realtà dell'Italia del sud negli anni '50 e '60 e lavorando anche per la Rai ed ha svolto un'intensa attività di docente. Nato a Napoli nel 1926, da madre casertana e padre lucano, Luigi Di Gianni si era diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma nel 1954, dove fu allievo del regista Alessandro Blasetti, ed ha realizzato numerosi film documentari su temi d'interesse antropologico ed etnografico. Fra i più noti: "Magia Lucana", che vanta la consulenza scientifica dell'antropologo Ernesto de Martino e il primo premio al Festival di Venezia del 1958; "Grazia e numeri" (1962); "La Madonna di Pierno" (1965); "Il Male di San Donato" (1965); "Le raccoglitrici di olive" (1966); "I fujenti" (1966); "Il culto delle pietre" (1967), premiato al Festival dei Popoli; "Nascita di un culto" (1968), "L'attaccatura" (1971), "La possessione" (1971); "Il tempo dell'inizio" (1974); "La Madonna in cielo e la Matre in terra" (2006).

Autore di diversi programmi Rai, tra i tanti indimenticabile il suo sceneggiato del 1978 tratto dal "Processo" di Franz Kafka dove dirige Paolo Graziosi, Roberto Herlitzka, Mario Scaccia, Piera Degli Esposti, Milena Vukotic e Leopoldo Trieste, conquistando i favori della critica. Tra i suoi lavori anche "Il tempo dell'inizio", Nastro d'Argento nel 1975, unico suo film di finzione girato nella Basilicata di Craco, Pisticci e Matera, "tra fobie kafkiane e distopie Orwelliane, tra teatro classico e off, tra Lacan e Artaud, tra tragedia e grottesco".

Luigi Di Gianni è tornato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dal 1977 al 1997 come docente di 'regia-cinema documentario'. Ha insegnato tecniche e metodologie degli audiovisivi applicati alle scienze antropologiche alla Facoltà di Magistero dell'Università di Palermo; dal 1994 al 2004 è stato docente di 'istituzioni di regia' alla Facoltà di Lettere e Filosofia (Dams) dell'Università della Calabria e docente di antropologia visuale all'Università di Lecce. Nel 2009 Di Gianni ha realizzato il docufilm "Carlo Gesualdo da Venosa (1566-1613)", appunti per un film con la partecipazione, tra gli altri, di Milena Vukotic, Roberto Herlitzka e Peppe Barra.

Nel 2013 la Cineteca di Bologna ha curato il restauro dei suoi documentari brevi, pubblicandoli nel cofanetto "Uomini e spiriti. I documentari di Luigi Di Gianni". Nello stesso anno, in collaborazione con il Centro Studi sull'Etnodramma di Monselice, ha realizzato il film Appunti per un film su Kafka. "Nella colonia penale".

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