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Cronaca Pinciano / Corso D'Italia

Corso D'Italia: clochard morti carbonizzati nel sottopasso

Stando alle prime ricostruzioni le due vittime, con ogni probabilità senza fissa dimora, avrebbero acceso un fuoco per scaldarsi

Sono morti carbonizzati nel sottopassaggio di Corso D'Italia. A quanto emerso si tratterebbe di due clochard che si stavano riparando dal freddo. Alcuni testimoni avrebbero visto i due accendere il fuoco che poi li ha uccisi con un cumulo di cartoni per riscaldarsi.

Si erano sistemati sui gradini di una via di fuga che porta fuori dal sottopasso ed è coperta da una pensilina. Secondo una prima ricostruzione sarebbero prima morti per asfissia e poi carbonizzati dalle fiamme. Vicino ai corpi sono state trovate coperte e bottiglie di liquore e, secondo quanto riferito, i due non dormivano nell'area attraversata dalle auto ma si erano sistemati nel sottoscala dell'uscita di emergenza. Non ancora identificati, potrebbero essere due cittadini somali che popolano la zona.

L'APPELLO - Il vicesindaco Sveva Belviso si è rivolta ai cittadini: "Aiutate l'Amministrazione ad intercettare casi di disagio nascosti. Una tragedia della solitudine rispetto alla quale bisogna tenere costantemente alta l'attenzione. Siamo in attesa di conoscere l'identità di queste due persone e sapere se fossero state raggiunte dai nostri servizi sociali che, soprattutto d'inverno, effettuano dei sopralluoghi nei luoghi maggiormente frequentati dai senza fissa dimora per offrire loro accoglienza ".

L'Amministrazione capitolina è impegnata tutti i giorni dell'anno, in particolar modo nei mesi più freddi, per offrire aiuto a chi è in difficoltà, ma ci sono casi nascosti di persone che preferiscono nascondere il proprio disagio a costo di rischiare la vita e un aiuto importante può venire dai cittadini. Per questo mi appello alla loro sensibilità. Ricordo che c'è il numero verde dedicato alle emergenze sociali, l'800440022, attivo tutti i giorni h24: segnalare una situazione di difficoltà può significare salvare una vita".

Di clochard che vivono sotto i tunnel a Roma ce ne sono molti. A corso D'Italia nel sottopassi i due somali non erano i soli. Lì negli slarghi ricavati tra il gard rail e le uscite di sicurezza o le cabine telefoniche in molti hanno allestito rifugi di fortuna. Rifugi anche molto pericolosi, perché le auto passano a pochi centimetri e a velocità sostenuta. Basta un nulla e questi disperati potrebbero essere travolti. Un altro morto in questi sottopassaggi che portano a via Veneto c'era stato il 23 gennaio scorso: nel tratto vicino Porta Pia è stato trovato il corpo senza vita di un uomo di 50 circa, magrissimo, probabilmente u senza tetto morto di stenti tra topi, escrementi, sporcizia e abbandono.

Ma il ghetto di Corso D'Italia, a due passi da Via Veneto, non é il primo ospitato nei sottopassi di Roma, veri tunnel della disperazione. Nel 2003 in diverse operazioni fu sgomberato il tratto tra la Galleria Principe Amedeo e 'sottopassino', questa volta a pochi metri da San Pietro. Strutture inaugurate per il Giubileo e poi occupate da disperatI, in gran parte dell'Est, che avevano allestito case di fortuna tra le uscite di sicurezza e le rampe del sottopasso pedonale di Porta Cavalleggeri, la galleria, il parcheggio-terminal del Gianicolo e il sottopassino sul lungotevere.

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